MotoGP 2018. GP Austria, Yamaha chiede scusa ai piloti
ZELTWEG – Valentino Rossi e Maverick Vinales lo ripetono da tempo: la mancanza di risultati è colpa di una moto poco competitiva, o comunque non all’altezza di Honda e Ducati. Oggi lo ha detto anche Kouji Tsuya, il capo progettista, in una ammissione di colpa pubblica mai vista prima in MotoGP. «Sapevamo che questa sarebbe stata una pista difficile per noi, perché soffriamo tanto in accelerazione. Il risultato è una delle peggiori qualifiche per la Yamaha da molto tempo a questa parte. Come se non bastasse, Vinales ha avuto anche dei problemi a dei sensori nelle FP1 e nelle FP4: stiamo cercando di capire cosa è successo. Voglio chiedere scusa ai nostri piloti e assicuro che stiamo lavorando duro per trovare una soluzione. Adesso, siamo concentrati per cercare di risolvere i problemi per la gara» ha detto Tsuya, prima che Rossi e Vinales commentassero una giornata disastrosa, conclusa con l’11esimo posto di Maverick e il 14esimo di Valentino. «Lo ringrazio per le scuse, ma l’importante è riuscire a mettere a posto la moto: più delle scuse ci vogliono i risultati. Ripeto, grazie per le scuse, ma siamo molto in ritardo» ha risposto Rossi, un po’ rassegnato a ripetere sempre le stesse cose. «Sei giorni fa ero in prima fila, adesso è in quinta: la M1 non è così male, ma soffre quando stressa troppo la gomma posteriore. Ma la situazione non è peggio di quando arrivai nel 2004: allora, però, Furusawa reagì velocemente, cambiò l’organizzazione e le persone, investì soldi e con le mie indicazioni nel 2005 arrivò la Yamaha migliore di sempre. Da tanto tempo parlo con i giapponesi, ma da un anno abbiamo sempre lo stesso problema: i nostri guai sono iniziati con l’introduzione del software unico» spiega Rossi, poco convinto, questa volta, di trovare una “miracolosa” soluzione in gara. «Qui, partire dalla quinta fila è un problema: spero di raccogliere qualche punto importante per il campionato».
UTILE O INUTILE?
Se le parole di Rossi sono ormai note, la dichiarazione di Tsuya è stata quanto meno sorprendente. Ma soprattutto, era necessario farla, a cosa è servita? Da una parte, non si può che encomiare la decisione del responsabile del progetto Yamaha di metterci la faccia, di prendersi le sue responsabilità, di togliere pressione ai propri piloti. Chissà quanto è stato difficile farlo per un ingegnere giapponese: sotto questo aspetto, non si può che lodare la sua iniziativa. A mio modo di vedere, però, ho trovato le sue parole inutili, al di là di un supporto morale, comunque importante, ai propri piloti: Tsuya non ha aggiunto niente che già non si sapesse. Giovedì Rossi aveva posto delle domande importanti: «La Yamaha vuole vincere? Quanto si sta impegnando? Quanto sta investendo?», alle quali sarebbe stato opportuno dare delle risposte, spiegare perché si è arrivati a questa situazione, che lavori sono stati fatti, quali sono i programmi per il futuro. Non potendolo fare – è comprensibile, ci mancherebbe altro -, faccio fatica a capire il senso di questa dichiarazione: il sostegno ai piloti poteva essere dato all’interno del box, non c’era bisogna di una conferenza pubblica. Questa, però, è sola la mia opinione.
Hanno spostato Michele Gadda, Ingegnere in elettronica che conosce molto bene le centraline della Marelli, dalla SBK,
alla motogp.
Cosi anche la Yamaha da onesta, si è dovuta adeguare alla legge degli imbrogli."aggirare l'ostacolo con la piattaforma inerziale"
Di solito i panni sporchi si lavano in famiglia.