MotoGP 2023. GP delle Americhe. Mamma mia che Alex Rins! Pecco Bagnaia: mamma mia che errore!
Austin - La statistica dice che quella di Alex Rins è una grandissima impresa: la Honda non vinceva un GP da Misano 2021, 24 GP fa. E per ritrovare un pilota Honda che non fosse Marc Marquez sul gradino più alto del podio bisogna risalire addirittura al 2018, quando a trionfare fu sempre un pilota di Lucio Cecchinello, in quel caso Cal Crutchlow.
Insomma, quello di Rins è un successo da circoletto rosso, il secondo su questa pista, che lo aveva visto trionfare, per la prima volta in MotoGP, nel 2019 battendo in volata Valentino Rossi. Questa volta non c’è stata nessuna volata, perché la caduta del super favorito Francesco Bagnaia all’ottavo giro, quando aveva circa mezzo secondo di vantaggio, gli ha aperto la strada verso un risultato davvero meraviglioso. Fin da venerdì, Alex ha dimostrato che su questa pista può essere competitivo anche se guida una moto teoricamente meno competitiva, ma in pochi puntavano su di lui per il successo. Perlomeno fino a ieri, perché nella Sprint si era visto come Rins avesse le possibilità di giocarsela.
Partito molto bene dalla seconda posizione, Alex è rimasto attaccato a Bagnaia per sette giri, mettendogli pressione, contenendo sempre il distacco sotto il mezzo secondo, tranne che nei primi due giri.
Forse anche per questo Bagnaia ha sbagliato, mentre Rins ha continuato a guidar pulito, con un piccolo calo solamente attorno al 13esimo giro, quando il suo vantaggio chi inseguiva è sceso a 1”6. Poi, però, Alex ha subito ripreso il ritmo, ha allungato nuovamente, fino al trionfo finale. Bravo Rins, bravo Lucio Cecchinello, che celebra con il successo il 100esimi podio in MotoGP del team LCR.
Bagnaia, che errore
Lo sbaglio di Bagnaia è stato enorme, ingiustificabile in quel momento della gara. Pecco, in testa dalla partenza, aveva appena effettuato il suo giro veloce al settimo giro, aveva 0”478 di vantaggio, ma alla curva 2 dell’ottavo passaggio è andato leggermente largo di traiettoria, ha piegato più del dovuto ed è finito a terra.
Un errore grave che non compromette certo le sue possibilità iridate, ma che si somma a quella dell’Argentina: a Termas, però, aveva sbagliato sul bagnato, ci può stare. Questo no.
Marini, bel podio
Finalmente sul podio, Luca Marini. Ci era già salito nella Sprint in Argentina, ma non conta per le statistiche. Però quel risultato gli ha forse dato più fiducia e oggi in gara è stato perfetto, dopo che ieri aveva sbagliato la partenza.
Marini ha guidato forte e con costanza, arrivando a superare Fabio Quartararo al 13esimo giro, sfruttando in rettilineo il super motorone Ducati. Poi, una volta secondo, Luca ha preso un po’ di margine, per un secondo posto sicuramente prestigioso. Bravo Luca.
Quartararo, immenso
Quartararo va applaudito a lungo perché ha fatto qualcosa di incredibile. Nella sprint di ieri si era visto come per colmare la differenza tecnica con gli altri piloti, dovesse frenare 20 metri dopo gli altri, con ili ischio di finire a terra, come effettivamente era accaduto.
Oggi, però, Fabio è riuscito a sfruttare ogni centimetro in staccata, è partito benissimo e poi si è difeso come meglio non avrebbe potuto. La Yamaha è quello che è, ma Quartararo è un grandissimo campione.
Aprilia, che peccato
Chi si mangia le mani è l’Aprilia, che ha perso subito Aleix Espargaro, caduto al primo giro alla 12esima curva, e che ha visto ancora una volta Maverick Vinales partire malissimo.
Il replay dall’alto è impietoso: mentre tutti gli altri partono, Vinales è, lì bloccato sulla sua casella. Poi, la solita, convincente rimonta fino al quarto posto, con un ritmo uguale a quello di Rins. Il podio era alla portata dell’Aprilia, purtroppo è stato vanificato dall’errore in partenza.
Tante cadute
Tanti i piloti finiti a terra: Espargaro; Martin poche curve dopo il via e la sua moto ha travolto Alex Marquez; Jack Miller al settimo giro mentre era ottimo terzo; Joan Mir mentre era 12esimo; Brad Binder; Stefan Bradl.
Ad Austin c’è una serie di curve in successione che
portano ad usurare l’anteriore in un modo particolare.
La gomma anteriore si trova chiamata a un compito
impegnativo in una particolare zona del pneumatico. Per riuscire a mantener il
grip nelle esse in successione la ruota è costretta a sterzare più del previsto
e ad andare in deriva. Il risultato è che la mescola si usura e si
degrada sulla fascia laterale.
NON sulla spalla impegnata al massimo della piega ma
sulla fascia che tocca terra in uscita di curva nel pieno dell’accelerazione a
moto parzialmente raddrizzata.
I vari Team, ad Austin, nel tentativo di sopperire al
problema irrigidiscono l’assetto forcella, ma purtroppo tale misura NON implica
di per sé che la ruota non vada in deriva e che non sia soggetta ad un degrado purtroppo
inavvertibile e che, appunto, può tradire il pilota.
Il pilota giudica tutto perfetto, non avverte nulla, poi la
ruota lo molla e lui si chiede il motivo.
Nel caso di Bagnaia, avendo il pilota precedentemente allargato
un po’ troppo, nel tentativo di rientrare in traiettoria si è soffermato per un
istante di troppo sulla porzione di gomma summenzionata (che nel frattempo si
era ulteriormente degradata a causa del tentativo di fuga in atto) e il
sottosterzo l’ha tradito.
Bagnaia non poteva immaginare che una semplice uscita di
traiettoria potesse punirlo così. Resto convinto che lui sapesse quanto appena
descritto. Ciò che non poteva immaginare è che una banalissima sbavatura
(trattenersi per un istante in più su quella porzione di gomma) potesse essere
così penalizzante.