Nicky Hayden. Da zero a dieci
Da zero a dieci: questa volta, purtroppo, questa rubrica è dedicata esclusivamente a Nicky Hayden. Una versione stravolta rispetto a quella tradizionale che solitamente chiude i nosgtri approfondimenti su ciascun GP: un modo per ricordare, e rendere omaggio, a un ragazzo dal grande spessore umano.
UNA GRAN BRAVA E BELLA PERSONA
Solo amici dentro al paddock: tutti gli volevano bene, tutti lo stimavano. Qualcuno potrà dire: facile dirlo adesso, è sempre così quando uno muore. No, non è così: Hayden era veramente ben voluto da tutti, per il suo modo di fare, per la positività portata dentro al paddock, per quel suo sorriso sulle labbra sempre sincero, per quel suo fare molto americano di salutarti pugno chiuso contro pugno chiuso, con la tipica espressione: “Hey brother”. In un mondo pieno di tensioni e rivalità, Nicky è stato capace di portare un modo di fare sconosciuto nelle corse – perlomeno in Europa –: per lui la rivalità era solo sportiva, fuori dalla pista non covava nessuna invidia o rancore.
ZERO, COME IL NUMERO DEI SUOI NEMICI
IRIDATO 2006 IN MOTOGP
Arrivato in MotoGP nel 2003 dopo aver conquistato il campionato SBK americano (AMA), Hayden è riuscito a vincere il titolo della MotoGP nel 2006, grazie a due vittorie (Olanda e Stati Uniti), tre secondi posti (Qatar, Cina, Catalunya), cinque terzi posti (Spagna, Turchia, Italia, Germania, Repubblica Ceca), per un totale di 10 podi e 252 punti: 5 in più di Valentino Rossi, che a Le Mans ha ricordato: «Nel giro d’onore ci stringemmo la mano: perdere non fa mai piacere, ma essere sconfitto da uno come Nicky fa un po’ meno male. Nel 2015, dopo il finale di Valencia, la sua ultima gara in MotoGP, venne a consolarmi per quello che era successo (Rossi perse il mondiale in modo discutibile, NDA): non lo dimenticherò mai». Come ha scritto Earl Hayden nella biografia uscita nel 2014 (presentata durante il GP di Indianapolis), “The First Family of Racing”, molti pensavano che Nicky avesse una possibilità su 3 milioni di diventare Campione del Mondo della MotoGP. «Ma lui quella possibilità l'ha fatta diventare reale» aveva sottolineato, giustamente orgoglioso papà Earl, a sottolineare come il figlio era uno che non mollava mai. «Vorremmo che tutti ricordassero Nicky nei suoi momenti più felici, in sella alla moto. Sognava già da ragazzo di diventare professionista, voleva raggiungere la vetta del suo sport, ed è riuscito a diventare Campione del Mondo. Siamo tutti molto orgogliosi di questo» ha scritto lunedì, dopo la morte di Nicky, il fratello Tommy, che ha così voluto ringraziare tutti per l’affetto mostrato.
UNO, COME I TITOLI CONQUISTATI NEL MOTOMONDIALE
IL MOSTRO DELLA LAGUNA
Hayden non era un pilota dal talento straordinario, ma vederlo guidare a Laguna Seca era semplicemente fantastico: non a caso a Laguna Nicky ha vinto due volte, addirittura consecutive, nel 2005 e nel 2006. «E’ impressionante come fa il cava tappi» aveva commentato allora Valentino Rossi. Era così: vederlo dal vivo scendere dal “corkscrew” era qualcosa di impagabile per un appassionato di moto. Gli valse il soprannome di “Mostro della Laguna”, ovviamente detto in senso positivo.
DUE, COME LE VITTORIE A LAGUNA SECA
ASSEN, UN SUCCESSO… MONDIALE
Oltre ai due GP conquistati a Laguna Seca, Hayden ha trionfato anche in Olanda, nel 2006, dopo una avvincente sfida con Colin Edwards, allora compagno di squadra di Rossi in Yamaha: Colin cadde a pochi metri dal traguardo, regalando, di fatto, il successo a Nicky. Quei 5 punti in più ottenuti con il primo posto furono poi decisivi per la conquista del titolo. In totale, Hayden ha conquistato 28 podi nel motomondiale.
TRE, COME LE VITTORIE NEL MOTOMONDIALE
PIU’ COSTANTE CHE VELOCE
In 218 gare disputate in MotoGP, Hayden ha ottenuto cinque pole position: 3 nel 2005 (Stati Uniti, Germania e Australia); 1 nel 2006 (Australia); 1 nel 2007 (Portogallo). In totale, Nicky ha realizzato sette giri veloci in gara.
CINQUE, COME LE POLE CONQUISTATE NEL MOTOMONDIALE
TUTTE PERSONE STRAORDINARIE
La famiglia Hayden è composto da sette persone: papà Earl, mamma Rose, i figli Tommy, Jenny, Nicky, Roger Lee e Kathleen. Tutti motociclisti, anche la mamma e le due sorelle. Lo stesso Nicky ha raccontato, scherzando ma non troppo, come papà Earl (dal quale ha ereditato il numero 69) volesse una moglie motociclista per creare una dinastia di piloti. Tutti i componenti della famiglia si vedevano nei GP che si svolgevano negli Stati Uniti; e a Indianapolis, quando venne presentato il libro nel 2014, si capì ancora meglio quanto tutti fossero uniti. Del resto, da quando arrivò in MotoGP nel 2003, Nicky fece di tutto per procurare sempre le moto più competitive per i fratelli ancora impegnati nel campionato AMA. Anche Earl, che per moltissimi anni è sempre stato presente in pista, è una gran brava persona, molto diverso da molti padri “invasivi” che accompagnano i figli ai GP: sempre discreto, sempre sorridente, sempre pronto a scambiare due parole con tutti.
SETTE, COME I COMPONENTI DELLA FAMIGLIA HAYDEN
CON LA HRC NEL CUORE
Hayden è arrivato al motomondiale dopo aver vinto il campionato SBK AMA con la Honda, che voleva a tutti in costi un pilota statunitense nei GP. Nicky è sempre rimasto legato alla Casa giapponese, con la quale ha corso nel motomondiale per otto anni: dal 2003 al 2008, e nel 2014 e nel 2015, prima di passare in SBK, fu sempre con la Honda. Mentre dal 2009 al 2013 Nicky è stato pilota ufficiale Ducati, al fianco di Stoner (2009 e 2010), di Rossi (2011 e 2012), e di Dovizioso nel 2013. Commovente la dedica fatta da Andrea sul social network Instagram: «Sono padrone del mio destino, ma solo il destino conosce la fine del mio cammino». «Ho fatto fare questo tatuaggio dopo la morte di Marco (Simoncelli, NDA). Oggi, dopo sei anni, e dopo quello che è successo a Nicky, la mia opinione sulla vita, sul suo percorso, sul nostro immenso e meraviglioso potere di cambiarla, indirizzarla, stravolgerla allo stesso tempo, la mia consapevolezza della nostra impotenza davanti alla fine si confermano. Un saluto, amico mio e compagno, un abbraccio alla tua famiglia e ai tuoi amici più cari» ha scritto il Dovi.
OTTO, COME GLI ANNI DI GARE CON LA HONDA
CIAO GRANDE NICKY
«Un onore averti conosciuto» è la frase più usata dai suoi colleghi sui social network per rendere omaggio al campione scomparso. Lo hanno scritto, tra gli altri, Stoner, Bagnaia, Antonelli, Bayliss, Capirossi e tantissimi altri. Mi associo: «Ciao Nicky, è stato un onore averti conosciuto».
VOTO DIECI A NICKY HAYDEN
Mi piacerebbe che Misano, dove praticamente Nicky ci ha lasciato, e che è già un circuito meritatamente intitolato ad un campione che ha lasciato la vita in modo ingiusto e prematuro, ricordasse anche questo campione dall'animo splendido con una curva in suo onore.