Nico Cereghini: “La moto del Sic era ottusa”
Avevo le due immagini davanti agli occhi, così simili e così diverse. Le ho analizzate, ho indagato con gli esperti, le ho guardate tante volte, ma non le avevo mai messe in relazione tra loro. La sequenza della caduta fatale a Marco Simoncelli cinque anni fa, e tante quasi/cadute e semi/cadute di Marc Márquez nelle ultime stagioni. In comune c'è un pilota coraggioso, che non si arrende anche se ormai è praticamente a terra: appeso alla sua moto, prova a tirarla su servendosi del ginocchio e della spalla. Ma in un caso, quello drammatico del Sic, la Honda continua a percorrere la curva quasi in autonomia senza rallentare, e finisce per tagliare la pista; nell'altro caso, quello che è diventato frequente per il campione del mondo 2016, la moto fa il contrario: perde velocità, rallenta quel tanto da consentire al pilota-acrobata di rimettersi in sella senza dove fare dei rodei; oppure, se la caduta è inevitabile, si arresta pochi metri più in là con il pilota appeso sotto, senza nemmeno uscire di pista. Adesso che ve ne parlo, vedete anche voi l'analogia? E vedete la profonda differenza? Una moto purtroppo si è comportata da stupida, l'altra sembra invece molto, ma molto intelligente.
A Misano, nelle prime prove del San Marino di settembre, Márquez si era appena esibito in una delle sue semi/cadute in una curva lenta: tentativo estremo di tenere su la Honda, fallimento ma arresto della moto in pochi metri e praticamente senza danni. A Pedrosa e Crutchlow non succede, è vero, ma loro nemmeno ci provano. Fu lì che incontrai Marco Venturi, il responsabile di Magneti Marelli sulle piste. È immaginabile, gli domandai, che questa ormai tipica acrobazia di Marc sia aiutata dall'elettronica? E cioè che il pilota impegnato nell'impresa quasi impossibile di recuperare una situazione oltre il limite possa disinteressarsi almeno dell'acceleratore, e però ricevere un aiuto dalla moto? In linea teorica è possibile sì, mi ha confermato Venturi, anche con i vincoli di quest'anno per centralina e software.
Non sappiamo se lo sfortunatissimo Simoncelli di Sepang, in quel tentativo molto fisico di recuperare la sua moto, aveva ancora il controllo dell'acceleratore o lo aveva perduto. Io propendo per la seconda ipotesi, e forse soltanto la telemetria lo sa, ma non è stata diffusa. Di sicuro le farfalle erano aperte almeno parzialmente, perché la ruota posteriore, sebbene con un minimo contatto con l'asfalto, continuava a "spingere" la Honda. Pensai subito, e lo penso tuttora, che sia stata l'elettronica ad assicurare la trazione alla ruota in quelle condizioni estreme, persino con quell'inclinazione ormai oltre il limite. E adesso mi viene un dubbio suggestivo: che la HRC, dopo la tragedia di Marco, abbia sviluppato un’assistenza elettronica specifica per aiutare il pilota che non si arrende. Sarebbe bello, in fondo il Sic vincerebbe ancora. E forse anche il sacrificio di Katoh a Suzuka nel 2003 non è stato del tutto vano. Honda mantiene i suoi segreti, forse anche troppo, ma questo non significa che non ci lavori intensamente intorno.
Mi pare strano che a distanza di anni nessuno abbia notato che il povero Sic era si appeso alla moto, ma con il ginocchio destro ha tentato fino all'ultimo di raddrizzare la moto, e questo,purtroppo,ha fatto da perno facendo in modo che la moto rientrasse in pista per il fatale incidente, se l'avesse lasciata andare non sarebbe successo niente, e non penso che c'entri un problema di elettronica, almeno per quello che gli è successo.