Valentino Rossi in diretta a Casa Sky
Anche a Tavullia si vive chiusi in casa, a Pesaro e a Rimini i casi positivi sono tanti. Rossi impiega un pochino a sciogliersi, poi è arguto come al solito. Si parte dai suoi caschi, e a chi gli domanda quale sia il suo preferito non esita: quello del Mugello 2008, con il suo ritratto e gli occhi sbarrati. Quanti ne ha? Più di cento sicuramente, forse anche 120…
Divertente, subito dopo, il racconto del primo contatto di Rossi con la 500. “A Jerez - ricorda Valentino - c’erano Jeremy Burgess e Bernard, con dei brutti maglioni a rombi e i jeans attillati a vita alta, poi la moto era in un furgone Europcar a noleggio. Io avevo appena firmato per la HRC, e pensavo a qualcosa di meglio… Comunque, il primo giorno sono andato male, il secondo già abbastanza veloce”.
500 vs MotoGP
Quel primo contatto con la 500 è stato più impressionante di quello con la RC211V. “Sì, la MotoGP l’ho provata per la prima volta dopo la 8 Ore di Suzuka 2001, vinta con Colin Edwards: la moto non andava bene, non era a posto, io pensavo che con la 500 sarei andato più forte ed ero preoccupato. Ma in realtà non avevo ragione…”
Buffo quando gli è stato chiesto quale qualità invidia al fratello, Luca Marini. “Che è freddo, noi lo chiamiamo Marinovich o il pilota russo. Anch’io sono abbastanza freddo, ma lui anche prima della gara è gelido”.
Smettere o continuare?
Come ha vissuto il rinvio del GP del Qatar 2020? "Lo abbiamo saputo la domenica prima. Questo virus scombussola tutto, bisognerà capire quando inizieremo a correre, la cosa sarà lunga per tutti, fino a luglio si farà fatica a fare gare di moto e di sport con tanta gente. Io poi volevo decidere se continuare o fermarmi dopo la prima parte della stagione, adesso slitta tutto…".
Non fosse stato un pilota di moto? Sarebbe stato comunque uno sportivo, gli piace la sfida. "Fortunatamente ci sono state le moto, che mi vengono abbastanza bene. Comunque avrei fatto qualcosa, pur di non lavorare…”
Scherza Valentino, e racconta che gli piace molto mixare e suonare quando si fanno le feste o i matrimoni tra gli amici: lui è sempre il dj. Potrebbe anche diventare un lavoro. E nel caso la Franci potrebbe fare la ballerina.
Kevin Schwantz, il preferito
Con quale pilota del passato gli sarebbe piaciuto duellare? "Kevin Schwantz - replica pronto Rossi - perché è sempre stato il mio pilota preferito. Quelli erani anni d’oro, americani e australiani, ma il mio preferito era Kevin. Mi piacerebbe fare una sfida con le due tempi, lui con la Suzuki e io la Honda”.
Stefano, undici anni, chiede che consiglio darebbe a un bambino che vuole diventare motociclista. “Devi fare presto, il prima possibile: cerchi di capire se sei bravo e soprattutto se ti piace, perché poi la passione ti servirà in tutta la carriera. Devi convincere papà e mamma a portarti in una pistina vicina a casa e cominciare a mettere il ginocchio per terra…”
Vale e la paternità
Molto spiritosa l’uscita sulla possibilità di diventare padre. E di fianco a Vale c’è Francesca. "Enzo Ferrari - ricorda Rossi - diceva che un pilota quando ha un bambino perde un secondo al giro. E io, nella situazione attuale, non posso permettermelo”.
Sanchio chiede se questo luogo segreto, dove Vale ha raccolto caschi, tute e moto, potrà un giorno diventare una cosa aperta al pubblico. A Rossi piacerebbe, ci stanno lavorando, Tavullia negli ultimi anni è sempre più frequentata e avere il museo sarebbe molto bello. E riguardo al campionato, chiede Sanchini. Mettiamo di essere ottimisti e che il Mugello si fa: sarebbe possibile per Valentino fare gara 1 e gara 2 come le SBK di una volta? “Io penso che bisognerebbe fare più gare possibili, magari anche meno di 19: si potrebbe fare un campionato anche di tredici gare, che è il minimo, e perderne sette. Ma tredici fatte bene e con il format della MotoGP. Vedremo come decide Dorna, e come decide il virus…
Francesca è rimasta a Tavullia, mamma Stefania abita qui di fianco, dice Vale, e siamo spesso insieme, Luca invece sta più lontano con la sua fidanzata. E il papà Graziano? “Facciamo con lui il Graziano day, di solito il martedì: mangiamo insieme e facciamo il punto della situazione”.
“Adesso - aggiunge - stiamo organizzando una sfida con il videogioco, con MotoGP, tra noi piloti. Come quelli della F1. Tanti piloti dei nostri giocano bene, Pecco e Luca sono molto forti, io invece con la MotoGP non sono molto veloce e mi tocca prendere paga. Anche se in realtà io sono cresciuto a PlayStation, ricordo la prima che abbiamo preso al centro commerciale di Rimini, il giorno che l’ho portata a casa e avevo 13 anni”.
"La mia moto? Forse un giorno mi risponderà..."
Cosa dici alla tua moto prima delle gare? La domanda apre un mondo di emozioni. "E’ un po’ un rituale prima della partenza: io mi metto accovacciato di fianco alla moto e cerco di supportarla, di dirle che cercheremo di andare sul podio e lei mi dovrà dare una mano nei punti difficili. Lei purtroppo non mi ha mai risposto, ma se un giorno lo facesse non ne sarei così sorpreso…”
E poi aggiunge. “Questa sensazione prima della partenza, che è un po’ di bene e di male, mi mancherà quando smetterò. E’ la fase tra il warm up e la griglia. La tensione comincia a salire intorno alle 10.30 e il momento più brutto è quando parte la Moto2 e cominci ad avere un po’ di paura. Poi però sulla griglia resti solo tu e la moto e questa è una sensazione molto bella. Poi, cinque minuti prima del via, la paura sparisce e passi a un'altra fase di concentrazione”.
Moto o auto?
Più difficile la moto o l’auto? “Più difficile la moto dell’auto. Di base è un po’ più difficile della macchina, perché devi essere anche veloce nei movimenti, preparato fisicamente. Però invece la F1 è qualcosa di ancora diverso, è veramente un mezzo estremo, difficile da guidare: lì è un pareggio”.
Si chiude con Senna che oggi compierebbe sessant’anni. "E’ stato uno dei piloti più importanti della storia delle corse, ha ispirato molti altri piloti, forse è stato il più grande talento. Sarebbe stato bello conoscerlo”.
Scorso anno allora gliene sono nati diversi...illegittimi?...
Ora non ricordo se Nietzsche sia un fan, più o meno, di Rossi (ma credo di sì). A me la sua fine osservazione è piaciuta. Se ci pensi potrebbe darci uno spunto importante per capire lo stato mentale del Campione e di quanto ancora crede in se stesso.
Ciao