Intervista a Roberto Rolfo
Roberto Rolfo
Il mondo delle corse motociclistiche è senza dubbio affascinante, ma è sempre più condizionato dall'aspetto economico. Non basta più essere dei bravi piloti per essere certi di poter far parte di un team, ma ora più che mai, con la crisi economica che attanaglia i mercati e le aziende, è essenziale disporre di un budget da portare in dote al team. Ne sa qualcosa Roberto Rolfo, lasciato a piedi dopo solo due gare, per lasciare il proprio posto ad un altro pilota senza dubbio meritevole ed esperto come John Hopkins, che può disporre di sponsor che lo rendono ancora più appetibile per una squadra che, se vuole essere competitiva, ha bisogno di molti soldi per affrontare al meglio un campionato mondiale difficile e competitivo come quello della Superbike. Non deve essere stato facile per Roberto farsene una ragione. Il pilota torinese ha iniziato a correre nel mondiale GP 250 nel 1996 ed ha avuto la sua annata migliore nel 2003, quando si è classificato al secondo posto non tanto per demeriti propri, ma soprattutto a causa della maggior competitività dell'Aprilia ufficiale di Poggiali rispetto alla sua Honda privata. In 250 Roberto ha disputato 119 gare, con 3 vittorie e 18 podi. Un curriculum di tutto rispetto che nel 2005 gli ha consentito il grande salto nella Moto GP. Un anno difficile con una Ducati privata e le gomme Dunlop da sviluppare. Quello che doveva essere un passo avanti nella carriera di Roberto si è invece rivelato un passo falso che lo ha quasi lasciato a piedi l'anno successivo. Stefano Caracchi però lo ha voluto nel suo team per affrontare quello che sarebbe stato il primo anno di Roberto nel mondiale Superbike. L'anno successivo Rolfo entra a far parte di uno dei team più titolati ed importanti del mondiale delle derivate dalla serie: il Ten Kate. E' una grande annata per il team olandese che si aggiudica il titolo mondiale con Toseland, mentre Roberto si classifica all'ottavo posto della classifica piloti, con alti e bassi e con una buona dose di sfortuna. Nel 2008 nuovo cambio di squadra. Rolfo è l'unico pilota del debuttante (nel mondiale Superbike) team Honda Althea. Risultati non troppo convincenti lo convincono a cambiare ancora una volta ed a scegliere un altro team che fa il suo debutto nella classe regina, quel team Stiggy che ha rappresentato un brusco stop per la sua carriera di pilota professionista. Ma quello che abbiamo incontrato è un Roberto molto motivato e determinato. Le recenti vicissitudini non hanno scalfito il suo ottimismo e la sua consapevolezza nei propri mezzi. Rolfo è senza dubbio un ragazzo intelligente che sa quello che vuole ed è animato da una grande volontà di dimostrare le sue capacità ed il suo valore. Proprio in questi giorni il pilota torinese è tornato in pista a Jerez per provare la Moto2 del team Blu Sens , un ulteriore passo avanti in quel progetto che ha come obiettivo finale una guida in uno dei team della Moto2 nel 2010.
Come passi le tue giornate?
"Non ho mai smesso di allenarmi e non ho mai perso motivazione. Mi sto allenando tutti i giorni come se dovessi salire in moto per correre. Faccio molta bicicletta, mi alleno con la moto da cross e corro anche a piedi. Mi alleno più di prima perché ora ho più tempo a disposizione e posso fare alcuni allenamenti che in precedenza non avevo il tempo di fare".
Nessuna chiamata dalla SBK o dalla GP 250 ?
"Ho avuto qualche proposta per correre sia nella Superbike che nella Supersport, però nel frattempo i miei obiettivi erano cambiati. Dopo quanto è successo con il team di Stiggy mi sono fermato a riflettere e nell'arco di poche settimane ho deciso di concentrare tutti i miei sforzi sulla Moto2 che debutterà nel mondiale il prossimo anno. Non volevo rientrare in un campionato già iniziato e con realtà per me nuove che non conoscevo a fondo. Ho preferito lavorare su di un progetto che spero mi consenta di affrontare nei migliore dei modi la prossima stagione".
Ma non esisteva un contratto scritto tra te e il team Stiggy? Si può lasciare a piedi un pilota così, dopo due sole gare?
"Certo c'era un contratto ed accordi ben chiari. Però di fronte agli sponsor di Hopkins il team non ha potuto rifiutare la mia sostituzione. Mi hanno comunicato che non c'erano più i presupposti per farmi correre nella loro squadra ed io non ho potuto che prenderne atto. Impugnare il contratto e forzare la situazione per continuare a correre non avrebbe avuto molto senso. Certo sono stati momenti difficili, soprattutto perché avevo corso solo due gare e non avevo avuto la possibilità di dimostrare nulla. Con una telefonata mi hanno estromesso dalle gare che sono la mia passione e la mia vita".
Un ambiente quello delle corse sempre più difficile e a volte deludente. Vale ancora la pena di impegnarsi e di continuare a lottare per farne parte?
"Si, certamente. Le corse restano la mia vita. Sono delusioni che ho già dovuto affrontare in passato perché sappiamo tutti che i piloti con "la valigia" hanno la priorità anche rispetto a piloti più bravi e meritevoli. Non sono stato messo da parte per demeriti sportivi, ma solo per motivi economici. Voglio assolutamente continuare a correre e lo voglio fare nella Moto2, un nuovo progetto ed una nuova avventura che mi stimolano molto. Non sarà facile. Come sempre gli avversari saranno molti e tutti agguerriti, ma sto lavorando molto bene con il mio manager (Fabio Barchitta) per assicurarmi un posto in un team competitivo dove potermi esprimere al meglio".
Dopo la 250 e la Moto GP sei passato in Superbike. Una scelta obbligata, un ripiego, oppure una tua scelta ben precisa e voluta?
"La Superbike non è stata un ripiego per me. Dopo una stagione molto difficile in MotoGP avevo la possibilità di proseguire in quel campionato con lo stesso team, ma sarebbe stato un'altra stagione travagliata, con delle gomme da sviluppare ed una moto completamente privata. Se non disponi di un mezzo ufficiale hai ben poche possibilità di emergere. Questa è una regola valida in ogni categoria ma ancora di più in MotoGP. Ho preferito cambiare campionato e debuttare nel mondo della Superbike, un ambiente che mi era sempre sembrato molto interessante. I miei inizi con il team Caracchi sono stati buoni, ma nel proseguo della stagione sono sopravvenuti problemi anche di carattere economico che non ci hanno consentito di tenere il passo degli altri team. Nel 2007 ho corso per il team Ten Kate ed è stato un anno sostanzialmente positivo con un ottavo posto nella classifica piloti. Il team Olandese è molto professionale ed ha un metodo di lavoro molto efficace che ben pochi team hanno, anche in altre categorie. Nel Ten Kate il pilota deve pensare solo a mettere a punto la propria moto e a dare il massimo in pista. Una situazione che non ho trovato invece l'anno scorso nel team Althea che essendo al debutto in Superbike ha richiesto un lavoro di sviluppo molto faticoso e che purtroppo non ci ha portato a raggiungere i risultati che ci eravamo prefissati".
Come hai detto tu stesso nel team Ten Kate hai avuto a disposizione un ottima moto ed un team di primordine. Cosa ti è mancato allora quell'anno per esprimerti ad alti livelli ?
"A Monza mi è mancata ... la benzina. Poche gocce di benzina che hanno cambiato la mia stagione e quella di Toseland. Se non avessi finito la benzina a poche centinaia di metri dal traguardo sarei salito sul podio ed avrei tolto a Toseland i punti che si sono poi rivelati essenziali per la conquista del titolo mondiale. James probabilmente non avrebbe vinto il mondiale ed io avrei terminato al quinto posto, ma con i se ed i ma non si fa la storia ed io ho visto sfumare un podio proprio quando ne stavo assaporando il sapore e la gioia. Se a questo aggiungiamo i problemi alla frizione che ho avuto in Qatar è facile comprendere come il mio inizio di stagione con il Ten Kate sia stato caratterizzato da episodi sfavorevoli che hanno di fatto cambiato il mio risultato finale. Ma nel complesso è stato un anno positivo che mi ha visto speso lottare per le prime posizioni".
Spies quest'anno proprio a Monza ti ha voluto imitare.
"Restare senza benzina a pochi metri dal traguardo è una sensazione che non si può descrivere. Mi spiace per Spies che stava lottando per la vittoria, ma lui di vittorie ne aveva già ottenute, mentre per me quello di Monza sarebbe stato il mio primo podio nel mondiale Superbike ed avrebbe probabilmente significato una svolta nella mia stagione e forse nella mia carriera. Ma il destino ha scelto diversamente e quindi voltiamo pagina e andiamo avanti".
Sempre meno spazio ai privati anche in SBK con l'avvento di case ufficiali come Aprilia e BMW. Quale futuro per piloti e team privati?
"Lo spazio per i team privati è sempre minore di anno in anno. Ormai se non hai un mezzo ufficiale non riesci a vincere non solo nei campionati mondiali ma nemmeno nel campionato italiano. Se non sei un pilota ufficiale devi avere un budget con molti zeri per poter emergere. La grossa differenza la fa l'elettronica. Ormai quasi tutti i team se la possono permettere, ma poi bisogna vedere quanti test privati puoi fare per metterla a punto, quale ingegnere ti segue nello sviluppo e le case ufficiali possono mettere in campo forze che un team privato non può nemmeno immaginare. Nel team di Caracchi non disponevo dell'elettronica, nel Ten Kate avevo un centralina PI standard (solo Toseland disponeva di una centralina evoluta e con più possibilità di interventi da parte del pilota) mentre lo scorso anno nel team Althea abbiamo tribolato tantissimo senza che i nostri sforzi ci ripagassero in maniera adeguata. Nelle uniche due gare che ho sostenuto con il team Stiggy ho potuto constatare che la parte elettronica era già molto ben sviluppata".
Parlando del tuo futuro, come stai lavorando con il tuo manager per la Moto2 del prossimo anno? Ci puoi già dare qualche novità, qualche anticipazione?
"Purtroppo le caratteristiche della Moto2 sono ancora in via di definizione. E' stato deciso che il motore sarà Honda, ma non sappiamo ancora nulla circa le gomme e anche altre caratteristiche tecniche. Penso che nel week end del Mugello si potrà sapere qualcosa in più. La novità è che proprio ieri sul circuito di Jerez ho potuto provare la Moto2 del team spagnolo Blu Sens. Si tratta di un prototipo con propulsore Honda CBR 600, lo stesso che sarà alla base del motore che la Honda fornirà ai team della Moto2 nel 2010. Faceva un caldo tremendo ma ho girato per circa sei ore ed il mio miglior tempo è stato un 1,44,3, vale a dire meno di un secondo dal giro veloce stabilito nella recente gara del mondiale GP250 di Jerez. La moto ha la scorrevolezza di una 250 ma va guidata come una 600 a quattro tempi. Per ora questa moto non ha molti cavalli, ma di certo quella definitiva sarà più potente e quindi si intravedono ampi margini di miglioramento. Sono stato molto contento di avere potuto provare questa moto e la speranza è quella di fare altre prove come questa o di partecipare magari a qualche gara del campionato spagnolo Extreme dove i prototipi della Moto2 possono gareggiare anche se fuori classifica".
Conoscendo la tua passione per il Tourist Trophy pensavamo che quest'anno ci avresti fatto una visita anche solo come spettatore...
"Il TT mi affascina da sempre. Ci sono già stato anni fa in qualità di ospite ed è stata un esperienza incredibile. Mi hanno fatto fare il "lap of honour" vale a dire un giro sullo stupendo ed affascinante tracciato dell'isola di Man. Dovevo seguire uno dei marshall che mi precedeva per indicarmi la strada. L'unico problema è che per stargli dietro ho dovuto darci del gas ed in alcuni punti abbiamo passato i 200 chilometri orari! Incredibile. Mi piacerebbe poterci correre. Una gara per piloti e uomini veri. Però ora sono troppo concentrato sul progetto Moto2 e non voglio che nulla mi distragga da questo mio obiettivo. Non sarà facile, ma ormai di facile non c'è nulla. Voglio trovare una sistemazione competitiva per rientrare alla grande e rifarmi del tempo passato lontano dalla moto e dai circuiti".
Te lo auguriamo di cuore, Roberto.
Carlo Baldi