Focus

Altroconsumo. Sensazionalismo o vera indagine?

- Il test di Altroconsumo non ci convince. Perché non cita il laboratorio che ha svolto i test? E perché boccia 2 caschi risultati idonei? Il nostro parere e quello delle case


E' di pochi giorni fa la notizia, riportata anche da noi, di un test effettuato da Altroconsumo  su 18 caschi integrali prelevati dal mercato. L'associazione dei consumatori li ha sottoposti ai test di omologazione previsti dalla normativa ECE 22-05 e, secondo i tecnici che hanno effettuato le prove in  laboratorio,  4 dei 18 caschi testati si sono rivelati non conformi ai parametri richiesti per il superamento delle prove omologative. 
La notizia ha avuto larga eco sui mezzi di comunicazione, soprattutto perché  proprio pochi giorni prima erano stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Genova 7.000 caschi jet che sono risultati fuori legge.  Mentre nel caso dei caschi sequestrati a Genova si trattava di caschi prodotti probabilmente all'estero e recanti un marchio sconosciuto ai più (Stoneline), nel caso dei caschi oggetto delle prove di Altroconsumo, le aziende coinvolte sono tutte italiane e con marchi ben noti ai motociclisti.

Il parere di Moto.it
Come sapete, Moto.it da tempo è molto sensibile al discorso sicurezza e al casco in particolare, che è stato trattato attraverso numerosi articoli e prove pratiche e dinamiche.  Da sempre ci adoperiamo affinché i motociclisti possano conoscere meglio questo importantissimo accessorio e possano quindi scegliere con cognizione di causa un prodotto che sia in grado di salvare la vita in caso di incidente. Siamo quindi assolutamente dalla parte dei motociclisti e della loro sicurezza.
Per questo motivo non siamo d'accordo con quanto ha dichiarato Altroconsumo che ha voluto cavalcare l'onda dello sdegno e dell'allarmismo causato dal sequestro di 7.000 caschi rivelatisi fuorilegge, da parte della Guardia di Finanza di Genova, con dei test e dei risultati che però risultano contestabili e poco chiari.

1. Perché Altroconsumo non rivela il nome del laboratorio che ha effettuato i test?
2. Perché Altroconsumo non ha tenuto conto del margine di tolleranza del 10% previsto dall'omologazione ECE 22-05 alla quale l'associazione stessa fa riferimento?

Un conto è testare un casco appena prodotto ed un altro è testare un casco che è stato manipolato da tempo e del quale non si conosce la storia.
Non pensiamo si possa gettare discredito su aziende serie che dispongono di staff tecnici e di laboratori certificati per un solo e singolo prodotto che tra l'altro - come affermato da Suomy e da Vemar - è conforme a quanto richiesto dalla normativa Europea
Ci sembra quindi del tutto esagerato richiedere una campagna di richiamo - citiamo il comunicato di Altroconsumo -e la sospensione delle vendite, senza prima aver dato  alle aziende una possibilità di replica.
I produttori di caschi protettivi per motociclisti devono rifarsi alla normativa ECE 22-05 e non possono progettarli e produrli secondo i giudizi di un'associazione che non ci risulta sia stata autorizzata quale organo deputato a svolgere questa mansione. Pensiamo che nella querelle debba intervenire il Ministero dei Trasporti chiamato in causa sia da Altroconsumo che dai marchi coinvolti, per ribadire la validità dell'omologazione Europea e dei controlli che il Ministero stesso effettua sulle produzioni dei produttori italiani.

Da sempre affermiamo che ci si deve rivolgere ad aziende che siano presenti da anni sul nostro mercato e che possano rispondere dei loro prodotti in caso di bisogno e le aziende coinvolte negativamente dal test di Altroconsumo rispondono in pieno a questi requisiti.

Ci poniamo infine un ultimo ma importante quesito: perché Altroconsumo, volendo giustamente tutelare i consumatori  e la loro sicurezza, non si è interessata ai caschi che vengono venduti a prezzi molto bassi, con marchi sconosciuti, che provengono da produzione estere e che hanno ottenuto l'omologazione in Lussemburgo o in Irlanda?

Riteniamo che si debba dare la possibilità ad aziende italiane, che da anni e con successo operano sul mercato nazionale e internazionale, di esprimere il loro punto di vista su di un argomento che le vede chiamate direttamente in causa.
Ecco i comunicati e le dichiarazioni di Vemar, Suomy e MDS (gruppo AGV).

Vemar Helmets - Comunicato stampa
In relazione alla notizia pubblicata il 26 marzo 2009 dalla testata Altroconsumo sul proprio sito internet - poi diffusa ad altri organi di stampa - secondo cui il casco Vemar Helmets modello VSREV, sottoposto a test di laboratorio, non sarebbe conforme alla normativa attualmente vigente in materia di omologazione e dovrebbe essere, per tale motivo, ritirato dal mercato, osserviamo quanto segue:
1. il casco ha ottenuto regolare omologazione avendo superato le prove di impatto e resistenza a cui è stato sottoposto dagli organi idonei a rilasciare i certificati omologativi e nello specifico il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti;
2. come indicato dalla Normativa vigente, il casco viene sottoposto periodicamente ad una routine di test di verifica che sono stati tutti regolarmente superati;
3. i risultati dei test effettuati da Altroconsumo sul casco Vemar Helmets modello VSREV rientrano nei valori di conformità stabiliti dalla normativa attualmente vigente in materia di omologazione, ovvero il regolamento ECE 22/05, come può essere
confermato da qualunque laboratorio abilitato.
4. nessun casco Vemar Helmets modello VSREV è stato ritirato dal mercato nè sussistono le condizioni per il suo ritiro.
5. tutti i possessori di un casco Vemar Helmets modello VSREV possono ritenere di
possedere un casco pienamente sicuro e rispondente alle Normative in vigore.
Sono state, quindi, diffuse notizie assolutamente infondate sia per quanto riguarda la difformità del casco ai criteri omologativi sia per quanto riguarda la sua sicurezza.
Per tali motivi il casco Vemar VSREV, commercializzato da anni ed indossato da molti piloti professionisti anche nel Motomondiale e nella MotoGP, non può in alcun modo essere considerato pericoloso".

Abbiamo inoltre contattato telefonicamente Nicola Simoni, General Manager della Vemar Helmets:
"La valutazione che Altroconsumo ha dato in merito al casco VSR, prodotto dalla nostra azienda, sulla base dei risultati da loro ottenuti è priva di fondamento. Tali risultati infatti non hanno che ulteriormente comprovato la rispondenza del nostro prodotto ai criteri di sicurezza imposti dalla legge attualmente in vigore in tutta l'Unione Europea per la produzione e la commercializzazione dei caschi.
Ad oggi, gli unici criteri oggettivi ed inconfutabili che regolano e definiscono la sicurezza della produzione dei caschi sono quelli sanciti dal Reg. ECE 22/05. Il nostro casco rientra ampiamente nei valori previsti da tale normativa ed ogni altra valutazione è prettamente soggettiva e priva di significato. Il nostro casco VSR è in produzione da quasi 10 anni ed è stato omologato presso il TUV, l'ente omologativo tedesco, riconosciuto dal Ministero dei Trasporti Italiano, ed ha sempre confermato in occasione dei controlli di routine a cui è sottoposto la rispondenza alla legge. Ci stupisce il contenuto sensazionalistico dell'articolo pubblicato da Altroconsumo e la commistione fatta tra questa notizia ed i sequestri effettuati a Genova dalla Guardia di Finanza."

Suomy - Walter Monti - Responsabile Tecnico
"Siamo spiacevolmente stupiti dal test effettuato da Altroconsumo e dalla scorrettezza dimostrata da questa associazione nei nostri confronti.  Al contrario di quanto affermato dal loro comunicato, il nostro casco modello Trek ha superato i limiti previsti dall'omologazione ECE 22-05 che al paragrafo 10.4 e 10.5 cita che i valori riscontrati su caschi prelevati dal mercato e sottoposti a test siano soggetti ad una tolleranza del 10% nei valori riscontrati.  Il nostro casco è rientrato in questi limiti e quindi Altroconsumo ha diffuso una notizia  falsa e lesiva nei nostri confronti. La tolleranza è dovuta al fatto che non si può essere a conoscenza  di come il casco sia stato immagazzinato o comunque trattato dalla data della sua produzione sino al momento del test.  Se il casco è stato prodotto 4 o 5 anni prima del test è normale che i materiali con i quali il casco è stato costruito siano stati soggetti ad usura o decadimento. Inoltre trattandosi di una casco con calotta in policarbonato (e non in abs come erroneamente riportato nella scheda tecnica di Altroconsumo) se ad esempio  fosse stato sottoposto per lungo tempo ai raggi solari la calotta ne avrebbe di certo risentito.  Abbiamo più volte richiesto il numero di etichetta del casco testato, proprio per comprendere quando il casco sia stato prodotto e risalire così al lotto di produzione, ma non abbiamo mai ricevuto risposta.  Ci siamo più volte dichiarati pronti a fornire altri caschi o a effettuare nuovamente una prova, sempre con caschi dello stesso modello prelevati dal mercato, ma anche in questo caso non abbiamo ricevuto una risposta dall'associazione.  Tutti i nostri caschi vengono prodotti ed omologati in Italia.  Questo significa che la nostra produzione è costantemente monitorata dagli incaricati del Ministero dei Trasporti che periodicamente prelevano dal nostro magazzino i nostri prodotti per sottoporli a test che hanno sempre dimostrato la validità dei caschi a marchio Suomy.  La nostra azienda è da sempre molto attenta alla sicurezza e lo prova anche il fatto che il modello Vandal testato sempre da Altroconsumo ha superato largamente le prove previste ottenendo il massimo punteggio.  Riteniamo che Altroconsumo abbia voluto fare del sensazionalismo sull'onda delle recenti notizie dei caschi fuorilegge sequestrati dalla Guardia di Finanza di Genova, ma abbia erroneamente ed ingiustamente attaccato e danneggiato un'azienda italiana che da anni è presente sul mercato internazionale con caschi sicuri, e che si ritrova ora accusata ingiustamente di mettere a repentaglio l'incolumità dei motociclisti. Forse sarebbe meglio che le attenzioni dell'associazione dei consumatori si rivolgesse a caschi che vengono messi in vendita a prezzi bassissimi e dalla dubbia provenienza e non ai prodotti di aziende che sono sempre disponibili a rispondere dei propri prodotti e del proprio lavoro".

Il comunicato stampa del gruppo AGV MDS:
Abbiamo letto l'anteprima del numero di Aprile di Altroconsumo e abbiamo conseguentemente letto la notizia che riguarda, tra gli altri, anche un casco MDS (Modello Edge). Secondo Altroconsumo il nostro casco non è sicuro: vengono citati sommariamente i test per la verifica della resistenza agli urti che vengono effettuati in sede omologativa e, senza altri dettagli, il casco viene inserito in un elenco di prodotti che risultano quindi a "rischio". Questo articolo viene pubblicato in un momento in cui l'opinione pubblica è particolarmente sensibile, per un sequestro di circa 7000 caschi operato dalla Guardia di Finanza sul mercato, su prodotti di dubbia provenienza produzione. Nell'articolo si parla di "gravi motivi di sicurezza" e di relativa "denuncia al Ministero". L'eco su altri giornali è stata che "Altroconsumo ne ha chiesto il ritiro dal mercato".  AGV ritiene che Altroconsumo abbia il diritto di valutare i prodotti sul mercato, ma che giudizi ufficiali in merito alla pericolosità e alla legalità spettino agli enti competenti. AGV altresì reputa fondamentale fornire ulteriori dettagli relativamente ai test e ai risultati che riguardano il proprio prodotto.
Sui caschi sono effettuate prove di "assorbimento degli urti", prove di "scalzamento", prove di "tenuta del cinturino", prove sulle visiere. L'unico punto in discussione, per il casco MDS, è legato alle prove di "assorbimento degli urti".  I test omologativi di "assorbimento degli urti" avvengono su 5 punti con incudine piatta (zona frontale, top, posteriore, lato e mento) e su 4 punti con incudine kerbstone (simulazione di un angolo di marciapiede; zona frontale, top, posteriore e lato). Gli impatti avvengono con caschi condizionati a freddo (- 20 °C), a caldo (+ 50 °C), a temperatura ambiente, ai raggi UV e umidità.
Per ogni impatto vengono valutati due parametri:
- la decelerazione residua sulla falsa testa (< 275g);
- l'HIC (misura dell'energia assorbita: < 2400).
I parametri tenuti sotto controllo sono quindi molteplici. Il casco MDS, secondo i test di Altroconsumo, sarebbe fuori obiettivo in un solo punto (quello posteriore), solamente a -20 °C e per un solo parametro (il valore di HIC).
Non ci è stato comunicato il nome del laboratorio, fonte di questi dati, evidentemente ci riserviamo l'approfondimento dei risultati e comunque non riteniamo in alcun modo il nostro casco un prodotto a rischio e/o pericoloso.  Siamo seriamente preoccupati per il tipo di impatto che tale notizia avrà sul mercato. AGV ha lavorato e sta lavorando per dare un contenuto e un'immagine dei propri caschi che metta in primo piano la sicurezza. Abbiamo avuto importanti ed oggettivi riscontri su vari mercati, attraverso verifiche indipendenti. Abbiamo il diritto di pretendere che l'informazione riguardante il nostro casco sia precisa, evitando la confusione (facile in questo periodo), con altre situazioni produttive che niente hanno a che fare con il modo di progettare e produrre di AGV.
Dato quanto sopra, riteniamo che l'immagine della nostra azienda sia stata gravemente danneggiata dalla pubblicazione del vostro articolo, pertanto vi chiediamo:
- di fornire documentazione relativa al laboratorio presso il quale siano stati effettuati i test, comprovante certificazione ISO/IEC 17025, accreditamento per l'effettuazione dei test in questione e certificazione della periodica verifica della taratura degli strumenti utilizzati per l'effettuazione dei medesimi (anche con riferimento ai solventi utilizzati nella prova);
- di poter esaminare il casco MDS sottoposto ai test e ciò anche attraverso nostri consulenti;
- la replica da parte di AGV, a commento dell'articolo pubblicato sul vostro sito internet alla pagina: http://www.altroconsumo.it/caschi/caschi-moto-un-flop-integrale-s239023.htm, avente la seguente formulazione: "Si comunica ai lettori che la ditta AGV S.p.A., con riferimento all'articolo comparso a pagina http://www.altroconsumo.it/caschi/caschi-moto-un-flop-integrale-s239023.htm ha contestato i contenuti dell'articolo riguardanti il proprio casco a marchio MDS modello EDGE.
La società AGV S.p.A. informa che il proprio casco è conforme alla normativa ECE 22.05 ed è stato conseguentemente omologato presso gli organi accreditati.
AGV ha messo a disposizione di Altroconsumo i risultati conformi dei test di controllo relativi al lotto sotto analisi senza avere ricevuto alcun riscontro in merito e senza avere ancora ricevuto comunicazione relativa a quale laboratorio abbia effettuato i test.

Carlo Baldi

  • arinin
    arinin, Montesilvano (PE)

    associazione consumatori..........

    a farsi belli soci è facile, c'è gente che paga da 20 anni quote associative a queste associazioni e vorrei proprio vedere quante volte hanno usufruito dei loro servigi se nn pagando laute somme di denaro, il consumatore se vuole tutelarsi deve andare presso un legale e pagarlo, anche le associazioni hanni i propri legali, ma nn basta essere socio x far si che ti seguano la pratica, al max la prima lettera pois se si va avanti devono tirarne fuori di soldi, tanto vale quando ho un problema vado da un legale e pago e lo risolvo cmq
  • harvey
    harvey, Vignanello (VT)

    mmmm...

    Vemar è una di quelle aziende che quando gli spedisci il tuo Curriculum Vitae non ti risponde neppure, quindi non mi meraviglierei se i caschi non fossero molto affidabili.
    Per me esistono solo caschi ARAI: numero uno!
    Del resto chi risparmia sul casco è perchè non deve riempirlo con cose di valore! hihihi
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