Indagine caschi, la replica di Altroconsumo
Siamo stati contattati da Altroconsumo affinché pubblicassimo una rettifica all'articolo di Carlo Baldi sulla credibilità dei test effettuati su alcuni caschi in commercio, considerati dall'Associazione pericolosi.
Di seguito il testo della mail:
"Nel test di sicurezza su caschi moto integrali, Altroconsumo ribadisce la correttezza e fondatezza dei propri dati e della valutazione degli stessi: quattro dei prodotti acquistati nei negozi e portati in un laboratorio europeo accreditato per l'omologazione dei caschi moto non hanno superato le prove di impatto previste dalla norma di omologazione ECE 22-05. Abbiamo informato il ministero delle Infrastrutture e Trasporti dei risultati e chiesto che siano ritirati dal mercato poiché non assicurano una protezione adeguata della testa. In un ottica di totale trasparenza, sul sito di Altroconsumo, all'indirizzo http://www.altroconsumo.it/caschi/caschi-moto-un-flop-integrale-s239023.htm i vostri lettori potranno trovare il test completo sui caschi moto integrali, le precisazioni dei produttori e la risposta di Altroconsumo. Alleghiamo copia in formato pdf dell'articolo citato."
Se leggiamo il PDF allegato troviamo in effetti risposta ai punti su cui Baldi chiedeva maggiore chiarezza:
1) Chi ha eseguito i test e sono state rispettate le condizioni richieste?
"Il laboratorio che ha eseguito il test è accreditato per la certificazione dei caschi moto, le prove eseguite e la valutazione dei risultati sono esaustivamente descritte dalla ECE 22-05."
"Per motivi deontologici non riveliamo mai i nomi dei laboratori cui affidiamo i test (come ci ha richiesto AGV), per evitare che gli stessi possano subire pressioni dai produttori."
Abbiamo contattato Altroconsumo e ci hanno spiegato che nell'articolo originale alcuni dettagli tecnici (ad esempio sul laboratorio utilizzato) non sono stati inseriti per non rendere l'articolo troppo tecnico per il target dei lettori della rivista (ricordiamo, c.ca 300.000 soci).
2) Altroconsumo cavalcava l'onda della notizia dei caschi sequestrati per dare maggiore sensazionalismo all'articolo?
"Il numero della rivista con il test sui caschi è stato chiuso in redazione il 10 marzo, quindi molti giorni prima dell'indagine sui caschi della Guardia di Finanza di Genova. È pertanto infondata l'accusa di aver cavalcato l'onda dell'indagine con un facile sensazionalismo."
3) Perché sono stati testati solo caschi di aziende conosciute, senza indagare sulle "scodelle" vendute spesso nei centri commerciali?
Altroconsumo ci ha spiegato che tutti i test sui prodotti di consumo vengono effettuati a spesa dell'Associazione e quindi dei suoi soci. In ogni ambito. I prodotti vengono regolarmente acquistati sul mercato e non richiesti alle aziende, proprio per avere la situazione più vicina a quella che incontrerebbero i consumatori. Per questi motivi diventerebbe praticamente impossibile poter seguire anche i prodotti di importazione. Il compito di Altroconsumo è quello di aprire una strada, dopodiché starà alle Istituzioni seguirne ogni possibile variabile.
4) Ma i caschi sono realmente "fuorilegge"?
"La normativa ECE 22-05 prevede identiche prove per il primo lotto e i successivi; ma differenti valutazioni dei risultati fra gli uni e gli altri. Avendo prelevato i caschi sul mercato, abbiamo fatto riferimento alle valutazioni che si applicano ai lotti successivi al primo."
"Suomy SpA fa riferimento al valore di HIC per la valutazione dell'efficacia di assorbimento degli urti. Tale valore è fondamentale poiché rappresenta la capacità del casco di assorbire l'energia prodotta dall'impatto. Letteralmente è il criterio che valuta i possibili danni alla testa (HIC =Head Injury Criterion). Altroconsumo ha usato il valore limite previsto dalla norma per la verifica di conformità della produzione e i test di routine (ovvero HIC inferiore a 2400), senza considerare il margine di tolleranza del 10% invocato da diversi produttori, in quanto non applicabile nel caso specifico."
"Tutti i prodotti da noi bocciati non rientrano nei valori di conformità stabiliti dalla normativa attualmente vigente in materia di omologazione, pertanto li abbiamo segnalati al ministero delle Infrastrutture."
Su questo punto restano dei dubbi. Perché Altroconsumo sostiene che il margine del 10% non è applicabile nel caso specifico?
Sempre Altroconsumo ci spiega che l'obiettivo dell'Associazione, indipendentemente dall'esatto valore del famoso 10% di tolleranza, è quello di stimolare le aziende a fare sempre meglio. Quando si parla di sicurezza l'obiettivo di un'azienda, secondo Altroconsumo, non dovrebbe essere quello di rifarsi ad un 10% di tolleranza sui risultati di un test di omologazione per far valere la propria innocenza, ma al contrario di essere abbondantemente sopra ai margini dei test di laboratorio. Cosa che peraltro è avvenuta per molti produttori coinvolti nel test (Nolan, Caberg, X-lite, Marushin, Lazer, Shoei ecc.).
Se da una parte siamo completamente d'accordo con lo stimolo lanciato da Altroconsumo (e che ci vede attivi da tempo in questo senso con tutti gli articoli dedicati alla sicurezza dei caschi), non possiamo invece condividere il metodo utilizzato dall'Associazione che non dovrebbe (e non vuole, secondo le loro stesse dichiarazioni) sostituirsi agli enti e alle istituzioni che esistono apposta per togliere dal mercato prodotti non sicuri.
Ippolito Fassati
Altroconumo ha fatto benissimo
ritengo