Beirer: la KTM Nord America
La KTM sta investendo molto nel fuoristrada, e non solo in Europa. Da anni cerca di farsi strada anche negli Stati Uniti, ma come per tutte le altre aziende del settore motociclistico non è facile scalzare chi è già ben radicato in un mercato così esigente e selettivo come quello d’oltreoceano.
Recentemente l’uscita dalla sede di Murrieta di Kurt Nicoll, l’ex campione di motocross che aveva la funzione di direttore sportivo KTM Nord America, ha portato ad una profonda ristrutturazione della filiale californiana seguita da vicino da Pit Beirer, che ci ha spiegato obiettivi e programmi.
«La quasi contemporanea uscita di Nicoll e del team manager della nostra squadra di motocross è stata l’occasione per fare il punto della situazione – spiega il tedesco responsabile dell’attività sportiva europea – e verificare che non eravamo ad un livello per noi soddisfacente, così abbiamo fatto un passo indietro per risistemare le cose. Il primo importante provvedimento è stato quello di non partecipare al campionato supercross di quest’anno, una decisione difficile ma necessaria per risistemare la nostra struttura, la squadra, le infrastrutture. Anche perché, in periodo di ristrettezze economiche, abbiamo pensato che la nostra squadra non era in ogni modo vincente e che quindi era meglio mettere da parte il budget in attesa della nuova 350 ufficiale in dirittura di arrivo per correre il National. Con lo scopo di investire le nostre energie per costruire un nuovo team e partire da zero, lasciando solo a Tommy Searle la possibilità di sviluppare le sue capacità nel supercross correndo con una moto di serie».
Come sarà la squadra che correrà nell’outdoor?
«Searle guiderà la nuova 250 ufficiale dotata di sospensioni ufficiali e link come quella di Musquin, mentre Mike Alessi sarà in sella alla 350 che sta attualmente collaudando Antonio Cairoli. Ci presentiamo così con una struttura contenuta ma molto efficiente, con solo due atleti ma molto concentrata sulla qualità del lavoro per fornire a questi piloti un servizio professionale al massimo con l’obiettivo di fare una bella stagione di motocross. Se le premesse sono buone, magari potremo anche aggiungere un ulteriore pilota. Ai partners che supportano la nostra attività sportiva abbiamo spiegato di avere bisogno di un po’ di tempo per arrivare al vertice, ma questo è il nostro obiettivo. Al momento non abbiamo cercato nessuna grossa sponsorizzazione per non avere il peso di dover dimostrare tutto subito, per ora ci basta avere un buon team, una squadra forte e lavorare bene. Perchè se facciamo una buona stagione outdoor sono sicuro che molte porte si apriranno, e così la prossima stagione potremmo tornare a schierarci nel campionato supercross».
Con piloti di una certa importanza?
«Sì, ma per ora non mi voglio sbilanciare. In questo momento la cosa più importante è fare una bella stagione nel National, far vedere le nuove moto, la nostra struttura e lasciare che i piloti scelgano liberamente di venire da noi, sono sicuro che così potremo trovare dei buoni piloti da affiancare a Mike e Tommy che considero già molto competitivi. Se tutto va bene dopo un paio di gare qualche porta si aprirà per noi in America, e da lì penseremo a fare il prossimo passo».
Avete già provato la 350 su una pista da supercross?
«Sì, i test sono stati ottimi e quindi abbiamo acquisito sicurezza anche perchè riteniamo che il vantaggio tecnico e di immagine negli Stati Uniti sia ancora maggiore rispetto all’Europa. Da noi non abbiamo avuto problemi, abbiamo vinto diversi GP sia nella 250 e nella 450, e la 350 è fantastica perché essendo molto maneggevole serve meno energia per guidarla. In una pista artificiale mette ancora più in risalto la sua guidabilità, sia Alessi che Searle sono rimasti molto contenti delle sue prestazioni ma non dobbiamo guardare troppo avanti perché per ora non l’abbiamo provata in gara».
Com’è strutturata ora la squadra corse?
«Il team manager è Casey Lytle, un ex pilota ancora giovane e molto motivato, che ha a fianco un tecnico che oltre ad occuparsi dei motori coordina i tecnici che lavorano nel team. Il reparto corse americano ultimamente era rimasto troppo slegato dall’Austria, ed ora abbiamo ristabilito un filo diretto con la Casa madre anche perché l’arrivo delle moto ufficiali richiede la massima fiducia ed uno scambio continuo di informazioni. Molte cose le decidiamo qui dall’Europa, e Casey mi sta affiancando per creare lo stesso forte spirito di squadra che abbiamo in quella che corre i GP. Io credo molto in ciò, se vuoi che i piloti rendano, devono essere sicuri che la loro squadra lavora per loro al 100%».
Non sono un mago ma..