E' morto il padre di Tony Cairoli
Benedetto Cairoli, 67 anni, padre del campione mondiale di motocross Tony Cairoli è deceduto ieri sera in seguito ad un infarto. Benedetto stava rientrando in auto verso la sua abitazione a Maddalena di Patti quando è stato colpito da un malore. L'auto è uscita di strada precipitando in una piccola scarpata. Prima che la vettura fosse avvolta dalle fiamme l'uomo, ancora in vita, è stato estratto dal veicolo da persone accorse sul posto.
Tony Cairoli, appresa la notizia, si è immediatamente messo in viaggio per raggiungere la località in provincia di Messina. Sulla sua pagina Facebook ha scritto:
«Ciao Papà sei stato un esempio per me, il Papà che tutti vorrebbero avere, sempre positivo anche quando ho mosso i primi passi con le prime gare e anche quando i risultati non erano quelli sperati tu mi dicevi: "L'IMPORTANTE È CHE NON SEI CADUTO E CHE TU NON TI SIA FATTO MALE C'È SEMPRE TEMPO PER MIGLIORARE " RIPOSA IN PACE!
I Funerali saranno sabato alle 16.30 nella cattedrale di Patti»
Porgiamo le nostre più profonde condoglianze alla famiglia Cairoli e a tutti quelli che hanno amato Benedetto.
Come lo abbiamo conosciuto noi
Nell'ottobre 2012 avevamo intervistato Benedetto, la conversazione era inevitabilmente finita per scivolare spesso su Tony, ma raccontando di suo figlio sono emerse anche le soddisfazioni e la vita di un padre. Ecco un estratto dell'intervista di Massimo Zanzani.
«La mia preferita era la Vespa, ne ho avuto di modelli diversi oltre ad altri ciclomotori, ma qualsiasi moto usassi ero un ricovero. Ricordo che un giorno incontrai uno che correva in moto, era con la 600 Abarth ed io con la Vespa GS, ci siamo sfidati e cercava di non farmi passare in curva ma l'ho stracciato. Dopodiché è venuto a casa offrendomi tutto per poter correre. Ma mio padre si oppose perché non voleva che andassi in moto, per cui mi dissi che appena avessi avuto un figlio maschio lo avrei messo subito in moto».
«La gente mi diceva che ero pazzo a far correre in moto il mio unico figlio maschio, ma io rispondevo che erano affari miei. Quando ero ragazzo, anche se facevo una gara tra amici, dovevo arrivare sempre primo, piuttosto morivo, ma davanti a me non doveva arrivare nessuno. Quindi ho iniziato a portarlo sulla sabbia, al mare, per provare anche quel terreno. Doveva fare esperienza in tutti i posti, nel fango, nella sabbia, così quando avrebbe iniziato a correre sarebbe già stato pronto per tutte le condizioni, così come è stato. Girava, girava, e girava, e così a sette anni quando ha fatto la prima corsa si è messo al cancello e ha vinto subito. Ha continuato così fino che è diventato quello che è diventato».
Immagino che tu non fossi un principe, e che quindi i sacrifici per portarlo in Continente siano stati tanti.
«Mio padre un contadino era. Io facevo l'autista di camion e quando Antonio aveva già una decina d’anni, mi sono messo per conto mio ma ho avuto dei malanni. Prima una malattia ad un occhio, vedo solo la luce e aspetto di fare l'operazione per mettere una cornea compatibile, poi le protesi alle gambe perché non avevo più le cartilagini per aver fatto il camionista trent'anni. In famiglia tutti facevamo sacrifici, ad iniziare dalla mamma Paola che badava a dei bambini e lavorava in campagna, non si tirava mai indietro per cercare di mettere da parte un po’ di soldi per la famiglia».
Come pilota lo conosciamo, ma come figlio quali sono i pregi e i difetti?
«E' un figlio esemplare. Mi chiama sempre per sapere se ho bisogno di qualsiasi cosa, che siano soldi o altre cose».
Ma un difetto ce l'avrà, 'sto figlio.
«Che devo dire? E' un tipo taciturno, non parla molto, sta sempre sulle sue. E' stato sempre così, anche quando era ragazzino».
Anche tu sei un padre esemplare, tra l’altro mi sa che non ti sei perso molte delle sue gare.
«Non vorrei mai mancare, ma ho tanta terra in Sicilia, non la posso abbandonare. Ho tre ettari di terra. In più Antonio si è comprato una casa, abbiamo ristrutturato i magazzini, ci devo badare io, non è che c'è qualcun altro».
ciao tony
Condoglianze Toni