MX. GP della Tailandia: la rivincita
Anche se il parco partenti consta quest’anno di almeno una decina di piloti in grado di vincere un GP, dall’apertura di Losail ci si aspettava una prova di forza di Ryan Villopoto che invece non è venuta. Al contrario, invece di svettare sulla pista “supercross” qatariana lo statunitense ha deluso sotto tutti i punti di vista a causa di una serie di sconcertanti errori.
Il più plateale, un setting delle sospensioni completamente errato della sua Kawasaki. Abituato alle piste indoor e outdoor d’oltreoceano, ha scelto di mantenere una forcella bella sostenuta ed un mono dal sag molto basso e piuttosto frenato che oltre ad avergli dato poca trazione al retrotreno lo ha messo in difficoltà anche nell’affrontare le curve strette. C’è da chiedersi come il team non gli abbia suggerito che con una accoppiata del genere non avrebbe fatto molta strada, e soprattutto quale così alta considerazione di se stesso (o così bassa dei suoi avversari) gli abbia consigliato di schierarsi dietro al cancello di partenza per la prima volta in questa stagione direttamente in un GP a quasi un anno dalla disputa della sua ultima gara.
A complicargli ulteriormente le cose ci si è messo anche lo spegnimento della sua KX appena sceso il cancello della prima manche, che lo ha costretto a ripartire attardato in ultima posizione. Situazione non chiarita se dovuta ad un suo errore (così grossolano?) o a un problema al controllo di trazione del motore. Nella seconda manche invece ha lamentato, ma solo alcuni giorni dopo, problemi al freno posteriore che hanno chiuso la mesta giornata del pluricampione statunitense rimasto lontano dal podio.
Villopoto ha detto che questa prima tappa gli è servita per imparare il sistema di gara e per mettere a punto la moto, e da una parte è comprensibile, ma da un fuoriclasse del genere ci si aspettava qualcosa di ben diverso da un 7° posto assoluto così lontano dal podio.
La pista dalle traiettorie limitate e il terreno poco affidabile da una parte ha rimescolato le carte in tavola ed ha scaturito risultati che necessitano un’ulteriore verifica; certo è che il ritmo della classe regina ha fatto un’ulteriore salto di qualità con i piloti top stimolati dall’arrivo di RV e quelli subito di rincalzo consci di dover impegnarsi ancora di più per non perdere il treno.
Anche Tony (Cairoli) ha mancato il podio (ma di una sola posizione…) pur impegnandosi non poco, ma come di sua abitudine quando vede che non è giornata il messinese ha mantenuto quel margine di sicurezza che sa di dover avere per arrivare a fine stagione integro e con un consistente bottino.
Così come ha fatto l’otto volte iridato nella qualifica del sabato, Max Nagl invece ha risolto subito la situazione con due partenze in testa e altrettante vittorie dopo aver mantenuto il ruolo di battistrada per tutta la gara. Il tedesco, che a Riola Sardo aveva già fatto vedere di essere ben preparato, ha stupito tutti ma non se stesso e si è detto pienamente soddisfatto della sua Husqvarna molto simile alla KTM che lo aveva visto protagonista prima di passare alla Honda ufficiale (con la quale non ha mai trovato un buon feeling). Ora per il tedesco viene la parte più difficile, quella della riconferma, ma il suo sangue freddo dovrebbe aiutarlo a continuare il campionato ai massimi livelli.
Clemente Desalle ha confermato il suo ruolo tra i favoriti, così come Jeremy Van Horebeek e Gautier Paulin i quali pur avendo corso piuttosto tesi si sono mantenuti nelle prime posizioni, assieme all’ottimo Romain Febvre che al suo primo anno nella 450 e al debutto con la Yamaha ha sottolineato che i buoni piazzamenti ottenuti negli Internazionali d’Italia non erano venuto a caso.
In attesa di replica invece piloti di prestigio Steven Frossard, Ken De Dycker, Tommy Searle (infortunato ad una mano il sabato), Kevin Strijbos, Evgeny Bobryshev (dolorante ad una caviglia), Glenn Coldenhoff (reduce da un recente infortunio), David Philippaerts, penalizzato in Gara 2 da un problema meccanico che però ha corso con la stessa grinta delle gare di inizio anno, e Davide Guarneri. Niente da fare invece per Alex Lupino, ancora troppo indietro con la preparazione atletica a causa dell’infortunio alla spalla di quest’inverno.
Ancora viva è invece l’immagine delle lacrime di Jeffrey Herlings all’arrivo della seconda manche, che dopo le tante sofferenze e i continui controlli medici, non si capacitava di aver centrato il (meritatissimo) gradino più alto del podio. Un tocco di classe per il vicecampione olandese, quest’anno non più sotto l’ala di Stefan Everts, che ha così avuto una bella soddisfazione capace di dargli un bella motivazione e sicurezza per le prossime trasferte. Anche lui comunque se la dovrà guadagnare, perché Dylan Ferrandis ha fatto un’ulteriore salto di qualità; in attesa di verifica invece Jordi Tixier, Aleksandr Tonkov, Tim Gajser, Valentin Guillod e Pauls Jonass, oltre a Julien Lieber che in Qatar ha sorpreso tutti piazzandosi addirittura 2° e 3°. Poca fortuna invece per Max Anstie, la cui caduta lo costringe a saltare la prova tailandese.
commenti incomprensibili
Nessuno mette in dubbio VP2, c mancherebbe altro, è il miglior rappresentante del MX USA, anche più di JS7, ma è proprio per questo che è incomprensibile il suo approccio a questa nuova avventura.
A meno che non sia stato mal consigliato o si sia fatto un'idea sbagliata di quello che lo aspettava, il suo problema non è solo TC222 ma almeno altri 4/5 piloti che gli renderanno la vita molto ma molto dura.
Sarà meglio che si dia fare e alla svelta se non vuole perdere il treno per entrare nella storia del MX.
...Cairoli in supercross...
P.S. Solo uno che non ha mai guidato una moto può dire che l'ha fatta spegnere in partenza, se no la moto non fa nemmeno 20 cm, invece a lasciare a piedi è stato il lounch, naturalmente lui non può dirlo.