MXoN. Squalifica azzurra: fatalità o disattenzione? La parola ai protagonisti
Non è stata una bella notizia per lo sport del motocross, ma soprattutto per la squadra azzurra, che allo scorso Motocross delle Nazioni aveva visto i tre moschettieri italiani (Michele Cervellin, Tony Cairoli e Alex Lupino) lottare addirittura per la vittoria e cogliere un fantastico terzo posto dietro alla formazione olandese.
Purtroppo, a distanza di tanti mesi è arrivata la notizia bomba della squalifica di Cervellin a causa dell’irregolarità del carburante della sua Yamaha. Uno dei 27 valori dei componenti del carburante è stato trovato essere superiore al limite massimo consentito dal regolamento e, non avendo superato i controlli fatti dopo la prima manche, purtroppo confermati anche da una seconda verifica, è stato squalificato dalla gara e con lui anche gli altri componenti della squadra tricolore, nonostante la KTM di Antonio Cairoli avesse superato senza problemi lo stesso tipo di controllo.
La prima cosa che tutti si sono chiesti è come sia potuta succedere una cosa del genere, ma soprattutto se sia riconducibile ad un errore grossolano, visto che l’adozione di un carburante senza piombo con una percentuale in più di componenti irregolari non avrebbe portato nessun beneficio in termini di prestazioni meccaniche, e quindi anche dal punto di vista del risultato di gara.
«Quando abbiamo saputo della squalifica abbiamo subito chiesto le controanalisi, perché ci sembrava impossibile - ci ha raccontato il manager del team SM Action, Emanuele Giovannelli - perché la benzina era quella normalissima acquistata dal distributore. Tutto quest’anno abbiamo sempre fatto così, con quella in vendita regolarmente dal benzinaio abbiamo avuto i migliori risultati ed eravamo certi di non incorrere in problemi, tanto che nei due precedenti controlli che ci avevano fatto durante la stagione non abbiamo mai avuto il benché minimo grattacapo».
«E’ stato proprio un peccato, perché l’impegno che ci avevamo messo è stato tanto - ha invece spiegato Cervellin a Moto.it - siamo andati a questo appuntamento motivati e convinti a dare il massimo anche perché ci sentivamo una squadra ben affiatata, e non avrebbe avuto senso barare per avere solo un po’ più di prestazioni della moto, specie in una gara così, dove la cosa più importante è il risultato, non singolo ma di squadra. Purtroppo è andata così, e ora non ha senso fare polemiche perché da una parte il regolamento e il controllo parlano chiaro, dall’altra non abbiamo fatto assolutamente niente di illegale».
«Sono molto amareggiato - ha infine commentato il direttore tecnico della formazione azzurra, Thomas Traversini - soprattutto perché i nostri piloti si erano meritati in pieno il risultato che avevano ottenuto. Purtroppo il regolamento va rispettato, ma in futuro bisognerà comportarsi di conseguenza e tenere questa cosa in considerazione, anche se i team sono liberi di portare il carburante da soli, come d’altronde hanno fatto Lupino e Cairoli. La squadra di Giovannelli invece ha preferito fare come suo solito, e conoscendolo bene ci metterei la mano sul fuoco sul fatto che non abbia certo voluto fare una cosa illegale, ma che sia stata una semplice circostanza casuale».
I falsi positivi spesso derivano dalla spasmodica ricerca del valore limite posto in modo astratto in modo corretto ma calato nella realtà scientificamente non corretto.
Dai responsabili dei laboratori, dai quali derivano danni patrimoniali inimmaginabili, deve venire lo stimolo di discernere il test effettivamente scientificamente corretto con un livello di confidenza accettabile.