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Citroën 2CV compie settant'anni e ispira una Special by Moto.it

di Daniele Pizzo
In occasione dei 70 anni dalla sua nascita, abbiamo chiesto agli amici di South Garage di dare forma ad una special ispirata alle linee della Citroën 2CV. Il risultato del loro lavoro sarà esposto al nostro stand, in occasione di EICMA 2018. Nell'attesa di vederlo, gustatevi la prima delle quattro puntate che raccontano come è nata e come è proseguita questa avventura
11 ottobre 2018
Citroën 2CV, la Special by South Garage e Moto.it comincia a prendere forma
Puntata 2
Citroën 2CV, la Special by South Garage e Moto.it comincia a prendere forma
Citroën 2CV, la Special by South Garage e Moto.it comincia a prendere forma
Puntata 2
Citroën 2CV, la Special by South Garage e Moto.it comincia a prendere forma

Pensi alla Citroën 2CV e pensi agli anni Sessanta e Settanta. Anni di contestazioni, di libertà immaginata e conquistata, di motorizzazione... democratica. Il “miracolo” della “Deuche”, come la chiamano i francesi (è il diminutivo di “deux chevaux”, due cavalli) è stato quello di aver saputo sedurre nella sua lunghissima carriera – è stata prodotta dal 1948 al 1990 – davvero chiunque: ricchi, poveri, operai, miliardari, uomini, donne, giovani e meno giovani. Tutti abbiamo un ricordo legato ad una 2CV: quella di un familiare, di un amico, di un vicino. Impossibile non volerle bene.

Prendete Laurent Fabius, primo ministro francese, nel 1984. Si narra che, all'epoca, sia stato rimproverato dal Presidente della Repubblica Francois, Mitterrand, per essersi fatto vedere al volante di una Ferrari, veicolo troppo costoso e snob per un Primo Ministro socialista. Fabius riparerà all'errore presentandosi il giorno dell'investitura a premier a Matignon a bordo della sua 2CV Charleston, vettura certamente più “digeribile” per il suo elettorato.

In Italia la 2CV è stata celebrata da Claudio Baglioni in Gira che ti rigira/amore bello, concept album del 1973 in cui l'allora giovane cantautore romano aveva battezzato “Camilla” la sua 2CV gialla e nera. Più di recente, è il 2001, in Alla Rivoluzione sulle Due Cavalli il regista Maurizio Sciarra racconterà la storia di un gruppo di giovani che parte da Parigi per recarsi a Lisbona, dove la notte prima è scoppiata la “Rivoluzione dei Garofani”.

In effetti la 2CV è stata una vettura rivoluzionaria: «Voglio quattro ruote sotto ad un ombrello, capaci di trasportare una coppia di contadini, cinquanta chili di patate ed un paniere di uova attraverso un campo arato. Senza rompere nemeno un uovo».

Voglio quattro ruote sotto ad un ombrello, capaci di trasportare una coppia di contadini, cinquanta chili di patate ed un paniere di uova attraverso un campo arato. Senza rompere nemmeno un uovo

È questa l'idea di auto che, Pierre Boulanger, numero 1 di Citroën dal 1935, descrisse ai suoi progettisti, dopo essersi recato per una vacanza nelle campagne dell'Auvergne, quella regione della Francia che ha come capoluogo Clermont-Ferrand, la città della sede storica di Michelin, l'azienda che, solo pochi anni prima, aveva rilevato e salvato il marchio del Double Chevron prossimo al fallimento.


Cosa aveva in mente Boulanger? Nato tra i campi del Nord dell'Esagono, sapeva di cosa avessero bisogno i contadini, che fino ad allora si erano affidati a carri con un tiro a uno o a due cavalli. Boulanger li aveva osservati nelle loro fatiche e aveva imparato quali fossero le loro necessità. Gli venne in mente di realizzare una vettura adatta alla vita rurale: voleva motorizzare le campagne, offrendo agli agricoltori transalpini una vettura economica, resistente, spaziosa e capace di affrontare terreni sconnessi. Era la fine per l'industria automobilistica francese dell'automobile intesa come capriccio per le élite.

La metà degli anni Trenta era, infatti, il periodo degli assolutismi e delle “auto del popolo”: in Italia Mussolini caldeggiava verso gli Agnelli la realizzazione della Fiat 500 “Topolino”, mentre in Germania Hitler metteva a punto insieme a Ferdinand Porsche il Maggiolino Volkswagen. Anche la Francia voleva la sua utilitaria e fu così che, nel 1936 prese il via il progetto TPV, acronimo di “trés petite voiture”, ovvero “auto molto piccola”.

Il timone della realizzazione della TPV fu affidato ad André Lefebvre, già papà della Traction Avant e poi della altrettanto mitica DS. Per il motore si optò per un bicilindrico, impiegando per i primi muletti un boxer BMW da 500 cc. Nel 1939 Boulanger in persona, dopo aver eseguito il collaudo su un campo arato con a bordo un paniere di uova (che non si ruppero, obiettivo raggiunto) diede il via libera. La TPV era pronta per debuttare al Salone di Parigi di quell'anno, ma i tedeschi erano ormai a un passo dalla Linea Maginot, pronti a invadere la Francia.

Boulanger fece distruggere tutti i 250 esemplari di preserie per paura che cadessero in mani tedesche insieme ai segreti per costruire un'auto in maniera così economica. Ne sopravvissero, nascosti sotto un tetto di paglia di un edificio di proprietà della Casa francese, solo tre esemplari, che si rivelarono preziosissimi. Sotto l'occupazione nazista, come una brace che cova sotto la cenere, i tecnici della Casa transalpina continuavano a portare avanti il lavoro.

Al termine delle ostilità, era ormai il 1944, Citroën riprese ufficialmente il progetto TPV, questa volta coinvolgendo due italiani. Flaminio Bertoni, dapprima escluso, ingentilì le linee piuttosto grezze ideate dai colleghi prima del conflitto. A Walter Becchia fu affidato il compito di riprogettare il motore bicilindrico a cilindri contrapposti da 375 cc concepito qualche anno prima. Becchia adottò un più economico raffreddamento ad aria che lo rese molto più affidabile. Ci vollero altri quattro anni di affinamento di telaio, sospensioni e carrozzeria perché si arrivasse alla 2CV definitiva. Il nome fu scelto semplicemente per indicare la potenza fiscale del nuovo modello, che debuttò al Salone di Parigi del 1948 suscitando un certo scetticismo da parte della stampa specializzata.

Tutti noi abbiamo un ricordo legato ad una 2CV, quella di un familiare, di un amico, di un vicino. Impossibile non volerle bene.

Scetticismo che non colse invece il pubblico di tutto il mondo: la produzione della 2CV, avviata nel 1949, terminò solo il 27 luglio del 1990, quando una Citroën 2CV Charleston uscì dalla fabbrica portoghese di Mangualde per segnare la fine di un'icona. In totale ne saranno costruiti più di 5,1 milioni in tutti i continenti.

È per omaggiare questa storia eccezionale che, in occasione dei 70 anni dalla nascita di Citroën 2CV, abbiamo deciso di dare vita a un progetto fuori dai soliti schemi: una moto ispirata a lei, realizzata dagli specialisti di South Garage Motor Co. di Milano, che sarà esposta presso lo stand di Moto.it, durante EICMA 2018.

Ogni settimana, nel mese che ci separa dalla kermesse milanese, pubblicheremo, così, una nuova puntata della mini-serie che documenta il lavoro compiuto da noi e - soprattutto - dagli amici di South Garage. Si comincia, oggi, con la prima: l'incarico e la partecipazione al Raduno Nazionale 2CV, per trovare qualche ispirazione. Ecco com'è andata!