Claudio Domenicali su Dovizioso, i tedeschi e Borgo Panigale
«Io, i tedeschi, Dovizioso e la fabbrica» è il titolo dell'articolo pubblicato domenica 19 novembre su Il Sole 24 Ore a firma di Paolo Bricco.
La rubrica di taglio anglosassone si chiama “A tavola con” e racconta, intervistandoli, protagonisti dell'industria, della tecnologia, della finanza e della cultura. Questa volta la colazione con Claudio Domenicali è stato il pretesto per raccontare che cos'è oggi Ducati e chi è l'amministratore delegato che la guida dal 2013.
L'intervista inizia con le sei gare vinte da Andrea Dovizioso.
«Il nostro è stato un campionato molto buono. Il secondo posto è la base da cui ripartire. Nella Moto GP la costanza è fondamentale. E la Honda di Marc Márquez è andata meglio. Stiamo programmando il prossimo campionato senza stravolgere i metodi di lavoro e gli equilibri economici, le scelte dei piloti e le sinergie fra il reparto corse e il resto dell’azienda»
Fra Ducati Corse e la R&D dedicata alla produzione di serie il rapporto è serrato.
«Dal punto di vista tecnologico il travaso di competenze e di soluzioni è costante. Qualche volta l’attività di produzione permette un livello tecnologico più elevato, perché nelle corse esistono divieti regolamentari precisi. Basti pensare all'elettronica (sospensioni) e all’Abs presenti sulla serie».
Sull'essere nel portafoglio Volkswagen: «L’appartenenza a un grande gruppo integrato come Volkswagen dà vantaggi significativi anche per la possibilità di accedere alla frontiera tecnologica più avanzata».
Nel primo semestre di quest’anno, con 34.854 moto vendute, Ducati ha fatturato 459 milioni di euro con un risultato operativo di 38 milioni. Ha una cassa netta di un centinaio di milioni di euro.
«Il lavoro con il gruppo è caratterizzato da procedure e da standard che sono propri di realtà che fatturano decine di miliardi di euro e che, in Italia, anche in imprese strutturate ma sotto il miliardo di euro di ricavi non sono tanto stringenti. Ducati è una società di ingegneri: diventa abbastanza naturale conformarci a una cultura di impresa come quella tedesca».
«Noi ci sentiamo profondamente emiliani. Qui a Bologna si trovano imprese della meccanica che hanno una cultura industriale improntata sull’ingegneria e una vocazione alla tecnica e alla tecnologia che rendono molto omogeneo questo territorio alla Baviera, dove c’è Ingolstadt, e alla Bassa Sassonia, dove si trova Wolfsburg. E ci sentiamo anche profondamente italiani».
La chiusura dell'articolo è con un rimpianto che si chiama Valentino Rossi e con l'ottimo rapporto costruito con Dovizioso. «Fu un problema tecnologico (con Rossi), perché la moto era disegnata in una maniera tale da non incastrarsi con lui come pilota. Ma, forse, fu anche un problema di incontro umano. Lui era già una rockstar. Veniva pochissimo qui a Borgo Panigale. La cosa non ha mai preso la forma e la consistenza giuste. Da tutti i punti di vista».
«Dovi è un ragazzo semplice. È sempre qui. Dai, che l’anno prossimo magari qualcosa di meglio la combiniamo, in Moto GP...».
Fonte Il Sole 24 Ore
Come pilota (ingaggiato per vincere un mondiale), invece, era un pò "ingenuo" dal punto di vista mentale: se nel 2008 non fosse caduto nelle provocazioni di Rossi e della stampa, avrebbe bissato il modiale piloti con Ducati, nonostante guidasse un cancello (Melandri, l'anno prima lottava per la vittoria, mentre con la Ducati era sempre nelle retrovie), invece cercava sempre di andare via sin dai primi giri ed è caduto tante volte; pure a Laguna Seca, se la poteva prendere comoda e tentare di superare Rossi negli ultimi giri.
Quanto poi al paragone con Rossi su Ducati: Rossi con la sua debacle in Ducati ha consacrato Stoner a leggenda assoluta: nell'ultimo GP del 2010, Stoner ha vinto alla grande con Ducati, e Rossi quando s'è seduto sulla stessa moto, dove c'era (metaforicamente) ancora impressa la forma delle chiappe di Stoner, con quella famosa Ducati nera (tutti noi ducatisti perplessi per le cadute di Stoner, ed esaltati dall'ingaggio di Rossi, eravamo collegati trepidanti al debutto di Rossi, salvo poi esserne delusi pel suo realizzato prestazionale: l'attesa per la guarigione della spalla non cambiò nulla), ha esclamato: "siamo nella merda".
Difatti, Rossi ha confessato che s'è pentito di aver firmato il contratto prima di provare la Ducati, anche se per vincoli contrattuali ufficialmente non poteva, ma forse ufficiosamente si.
Poi nell'ultimo anno di Rossi in Ducati, in uno sfogo di onestà intellettuale, ha dichiarato che Stoner con Ducati ha fatto qualcosa di straordinario ed irripetibile: nemmeno lui - nonostante abbia guardato e riguardato le telemetrie di riferimento - si è mai riuscito a spiegare come faceva Stoner ad andare così forte con la Ducati.
L'unica spiegazione che s'è dato - continua ancora Rossi - è che Stoner guidasse ben oltre il limite di sicurezza, che lui invece, per ovvie ragioni, non intendeva mai nemmeno raggiungere.
«Dovi è un ragazzo semplice. È sempre qui. Dai, che l’anno prossimo magari qualcosa di meglio la combiniamo, in Moto GP...».
Questo pezzo è preciso la moto non si incastrata con lui e Ducati ci mise un anno per fare un telaio che non è mai stato più lasciato. Io ho i video di Dovizioso nel 2013 e non aveva un espressione di felicità non essendo una Rockstar.
La frequenza in Ducati ai tempi di Stoner era migliore. Lui non si presentava neanche nel gare del Mondiale.