Enzo Lazzarini ha presentato il libro: “Storie di Uomini, Pensieri, Vittorie, Emozioni”
Milano - Si è tenuto nella serata di ieri giovedì 31 maggio presso la Libreria dell’Automobile situata al numero 43 di Corso Venezia, il 6° di 9 incontri dell’edizione 2012 della serie di incontri: “Quattro Chiacchiere con l’Autore”: serie di appuntamenti volta a mettere a contatto gli appassionati con alcune firme della letteratura motoristica.
Protagonista di questo appuntamento è stato Enzo Lazzarini - fratello del 3 volte Campione del Mondo di Motociclismo Eugenio – che ha qui presentato il suo libro: “Lazzarini: Storie di Uomini, Pensieri, Vittorie, Emozioni”, un’opera intensa, come intenso è l’autore, che come tutti sappiamo ha dovuto pagare al motociclismo un conto molto salato, ovvero la perdita degli arti superiori.
L'autore
Un incidente brutale, avvenuto nel corso di una sessione di prove a Vallelunga nel 1969, che non ha però frenato la forza d’animo di Enzo, che ha saputo nuovamente sorridere alla vita anche grazie al motocilismo, che se tanto, o tutto, spesso a volte può togliere, moltissimo è anche in grado di regalare.
Una persona intensa Enzo, che giunge qui a Milano dalla sua Motor Valley accompagnato dal fratello Eugenio e dagli amici più stretti, trovando nella capitale della moda altri amici che nel tempo gli si sono legati grazie alle attività lavorative legate a questo settore, tra cui il nostro Nico Cereghini e lo stimato collega Pino Allievi, che sono qui accorsi per salutarlo e per rivolgergli alcune domande, a cui si sono sommate le nostre, nel corso di questa presentazione.
Raccontare una storia
Gli amici dei fratelli Lazzarini definiscono questo libro come «Un retroscena del retroscena. Lui non voleva scrivere un libro di moto, voleva scrivere un libro sulla sua esperienza, e la sua esperienza è - da una parte drammatica, lo sappiamo tutti – ma da un’altra esaltante; perché mentre il fratello diveniva 3 volte Campione del Mondo, lui ha costruito quello che qualcuno chiama un “impero economico”; qualcosa di molto consistente e che funziona molto bene. A Pesaro, dove la passione per le moto è fortissima, c’è una realtà, quella di Lazzarini, che funziona, a dispetto di altre che fanno più fatica.»
Enzo è una persona molto semplice e riservata, i suoi amici più stretti lo sanno, ed ecco quindi che per metterlo a suo agio iniziano a chiedergli di parlarci di questo suo sforzo biografico, ad iniziare dal collega Pino Allievi, che spontaneamente gli domanda come mai abbia aspettato così tanti anni per scrivere
questo libro. «Ho aspettato tanto per svariati motivi – risponde Lazzarini - per prima cosa perché non è il mio lavoro e quindi ho fatto fatica. Iniziai parecchio tempo addietro e se non ci fosse stato un fedele amico a spronarmi probabilmente sarebbe ancora nel cassetto. Una grande ragione che mi ha spinto ad intraprendere la scrittura di questo libro è dovuta a quando, parlando con le persone, notai che queste si entusiasmavano dicendomi: “è un peccato che la gente non sappia questo perché potrebbe essere anche un insegnamento di vita!»
Emozionato Enzo si interrompe nuovamente, ecco quindi che il nostro Nico decide di sottoporgli un interrogativo a sua volta a lui spesso domandato, ovvero: per quale motivo in Emilia Romagna ci sia tutta questa passione per i motori. Quando lo chiedono a me di solito rispondo: un po’ per il carattere, un po’ perché ci sono state grandi Case come la Benelli che hanno fatto scuola e da lì tutto è nato. Ma è proprio così? Come la vedete voi che ci siete dentro?
«Credo sia proprio quello. La Benelli è stata un faro per tutti quanti in quella zona e tutti ci hanno, in un modo o nell’altro, lavorato intorno. Quando veniva messa in moto la Benelli a 4 cilindri Pesaro si fermava per un istante e tutti si “attaccavano” alla rete a vedere girare la moto. E’ stata storica per quello che ha fatto, dai tempi di Ambrosini e Pasolini. Sicuramente questo ha inciso molto.»
Tecnici improvvisati
Leggendo le prime pagine del libro Nico nota però come, a dispetto dell’immaginario collettivo, i due fratelli Lazzarini non avessero però un’esperienza pregressa nel lavorare sui motori a due tempi, chiedendo quindi ad entrambi come si improvvisarono anche tecnici e chi gli insegnò a farlo.
«Io ho cominciato a 14 anni, età in cui ero già nel Reparto Corse della Benelli – dichiara il fratello Eugenio – ho vissuto l’era dei 4 tempi, dapprima monocilindrici e poi quadricilindirici. Prima ci ho lavorato e poi ci sono salito sulla moto. Normalmente pilota e meccanico hanno una visione un po’ diversa della moto. Il meccanico dice che è il pilota che non è così bravo a mettere a punto la moto e il pilota dice invece che è la moto che non va! A quel punto i miei amici meccanici mi dissero: “perché non ci sali te che
sei un bravo meccanico, magari riesci a tirar fuori qualcosa”. Io non sono “nato” pilota. Quando negli anni ’60 si andava nelle piste, tutto il personale e tutti i meccanici erano di grande esperienza. Io ero l’unico piccolo con la tuta addosso, e quando mi presentai con questa 4 cilindri a Spa-Francorchamps tutti si domandarono: “ma questo cosa ci fa qua?”».
«Nel 2 tempi non avevamo esperienza –precisa Enzo – quando a Modena vedemmo che non riuscivamo a starci con i tempi sul giro capimmo che davanti alla necessità o ti metti a lavorare o smetti. Soldi non ce n’erano, quindi imparammo un po’ come lavorarci su da autodidatti leggendo e documentandoci».
Non ci ha ancora detto come mai ha deciso di scrivere questo libro e di che cosa parla, domandiamo noi.
«In questo libro ho voluto parlare dei 3 anni immediatamente successivi all’incidente. Ho parlato di come è iniziata questa nuova avventura. Sono andato più in profondità che in ampiezza, perché se no di cose da dire ce ne sarebbero state troppe. Mio fratello ha corso dal ’64 al ’92…».
«Ho scelto di raccontare quegli anni perché sono stati sia i più difficili che i più emozionanti e ho quindi cercato di trasmettere soprattutto le emozioni, perché – prosegue - sono più difficili da comunicare rispetto alle classifiche. Se ci sono riuscito sta a voi dirlo!».
A proposito di emozioni, c’è qualche aneddoto in particolare a cui è legato e che ha voluto raccontare in questo libro?
«Ce ne sono diversi, sinceramente farei fatica a sceglierne uno in particolare, in quanto sono degli stati d’animo che in quel momento ho sentito e che ho cercato di trasmettere».
Abbiamo aperto uno “squarcio” su quella Pesaro degli anni ’70 dove il Motociclismo era al massimo dello splendore.
Cosa è rimasto di quello spirito di una volta adesso a Pesaro? chiede Allievi.
«La passione c’è sempre. Come vedi di piloti ce ne sono, Valentino è stato un frutto di tutto ciò e prima di lui suo padre. Sicuramente molte realtà sono scomparse: Benelli non c’è più e anche Morbidelli è sostanzialmente sulla stessa strada. Purtroppo sono i cicli della vita. Io spero che possa arrivare qualcuno a breve, perché queste cose qui basta “rispolverarle”. Basta molto poco a volte. E’ bastato poco l’altra volta con la Benelli che fu. Questo è uno sport contagioso, è passionale ed irrazionale, basterebbe semplicemente avere qualcuno in grado di trascinare».
All’interno della famiglia Lazzarini voi avete Ivan. Siete riusciti a trasmettere a lui un po’ di passione?
«Bhè – risponde Enzo - noi in famiglia siamo tutti appassionati!»
Di giovani e curiosi che vengono in officina ce ne sono come prima o avete notato un calo rispetto ai tempi passati?
«Ce ne sono ancora, anche se meno di prima. Adesso ci sono 1.000 altre cose che “distraggono”. Ripeto, ci vuole sempre qualcuno in grado di “trascinar un po’ il gruppo”. C’è Valentino al momento, ma quando non ci sarà più lui sarà difficoltoso. Inoltre oggi è tutto costosissimo. Di passione ce n’è tanta, ma ci vorrebbe qualcuno, o qualcosa, in grado di permettere agli appassionati di potersi almeno misurare con un dispendio economico limitato. Gente che va forte ce n’è. Ma per sfondare c’è bisogno di una combinazione di fattori, a cui bisogna però arrivare e purtroppo molti smettono prima.»
Miki Biasion ci disse lo scorso anno che uno dei problemi del motorsport italiano, nel mondo delle 4 ruote – e più nello specifico nei rally – è costituito dal Gruppo Fiat che non corre, mentre invece Citroen raccoglie i frutti dei propri sforzi nell’ambito della coltivazione dei talenti in Sebastien Loeb. Cosa dovrebbe fare per lei il motocilismo per agire in maniera analoga sulle giovani leve?
«Oggi bisogna coltivare un “vivaio” cercando di far crescere i giovani rapidamente, in quanto non è più come una volta dove si poteva iniziare a 25 anni. Oramai a 18/20 anni o ci sei o sei fuori. Bisogna quindi cercare di far crescere i giovani e rapidamente. Ci vogliono però le possibilità di poterlo fare e adesso non vedo molti sforzi in quel settore».
La serata si è poi come di consueto conclusa con un aperitivo gentilmente offerto dalla Libreria, nel quale gli appassionati, anche questa volta accorsi numerosi, hanno potuto cogliere l’occasione per approfondire svariate tematiche con l’autore del libro.
Alessandro Colombo
Bellissimo
Dove si potra reperire!?Lo comprero sicuramente!