Francesco Montanari e le BMW di una vita: da quella di papà alla sua nuova nineT
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Francesco Montanari e le BMW di una vita: da quella di papà alla sua nuova nineT

di Moreno Pisto
L'attore di Romanzo Criminale e de Il Cacciatore ha fatto visita a Moto.it, per decidere come personalizzare la sua BMW nineT con il programma Option 719, prima di andare a ritirarla e parlare di ricordi di viaggio e storie di vita e di lavoro
17 luglio 2019

Una battuta, per impararla a memoria e farla propria, un attore la deve ripetere più o meno 21 volte. 21. Come Il numero sulla NineT che Francesco Montanari ha scelto utilizzando Option 719, il configuratore BMW creato per personalizzare la propria moto.
Sì, perché per saper recitare serve disciplina e duro lavoro, solo così ci si può permettere il lusso dell'improvvisazione. Francesco Montanari - da Libano di Romanzo Criminale a Saverio Barone de Il Cacciatore - della recitazione ha fatto la sua vita.
Il gusto del recitare a soggetto lo ha portato fino alla redazione di Moto.it, dove Andrea Perfetti e Moreno Pisto lo hanno aiutato a scegliere la moto giusta per lui.

A bordo della sua nuova BMW NineT, poi, Francesco ha parlato di viaggi, di amore, di provini da dimenticare e della nascita dello sguardo che tutti conoscono: quello di Libano. Prima in moto a Milano, sotto un sole devastante e con un caldo debilitante, poi da
lù-po, un locale di Milano, per rispondere a un botta e risposta senza possibilità di ripensamenti.
Al Pacino o Robert De Niro? Rossi o Márquez? Totti o De Rossi? BMW Urban GS o NineT? Beh, Montanari ha scelto la NineT personalizzata con la funzione Option 719, quindi almeno su questo punto, la sua risposta era scontata.

 

Mio padre, prima di andare al lavoro, mi accompagnava a scuola in moto. Io mi addormentavo dietro, e lui mi legava per non farmi cadere

Qual è il tuo primo ricordo legato alle moto?

Questa passione me l’ha trasmessa mio padre. Lui è sempre stato un motociclista e poi, da quando lo ricordo, avrò avuto otto o nove anni, ha sempre avuto BMW. Era medico, chirurgo ortopedico, e prima di andare al lavoro mi accompagnava a scuola in moto. A me sembrava un’astronave, e mi addormentavo dietro perché mi appoggiavo sul bauletto, e lui mi legava per non farmi cadere.

Hai mai fatto un viaggio con lui?

No, da piccolo con lui no. Lo abbiamo fatto da adulti, tutti e due con le moto. Siamo andati fino in Puglia e poi ci siamo fatti tutta la costiera amalfitana, è stato molto bello.

Qual è il viaggio in moto più bello che hai fatto nella tua vita?

Ne ho uno che vorrei fare: andare con mia moglie a Pechino. Abbiamo pure fatto tutto l’itinerario e sarebbe una cosa fighissima, solo che servono una cosa come sei mesi. Adesso però andiamo in viaggio di nozze, finalmente! Andiamo a Tokyo, ma non in moto.

Ma scusa, ma da quand’è che siete sposati?

Eh tre anni, me la sono presa comoda. Sono bilancia, ero indeciso su che moto prendere figuriamoci sul viaggio di nozze. Adesso andiamo a Tokyo, però l’altro viaggio di nozze, un po’ wild, lo vorremmo fare in moto.

In moto cosa ti piace fare principalmente?

Viaggiare, assolutamente. Mi piace camminare. Mi piace prendere il vento, mi rilasso, penso, ripeto il mio lavoro.

Tu mentre vai in moto ripeti le battute?

Sì sì. Io ripeto le battute, penso alla costruzione del personaggio, ai processi emotivi. Mi piace perché stai con te stesso, ti isoli, soprattutto con il casco integrale chiuso.

Adesso stai girando "Il Cacciatore"…

Esatto, seconda stagione del Cacciatore. Sarà bellissima! Ormai abbiamo girato già quarantuno settimane, ne mancano altre quarantuno. La sceneggiatura è molto bella, tutto quello che è stato seminato nella prima stagione qui esplode. Sia per quanto riguarda Saverio Barone, che per quanto riguarda tutti i personaggi. È molto dark, c’è molta sofferenza in questa serie. Si toccano dei picchi di disperazione notevoli.

La preparazione per te quanto conta? Sei più da improvvisazione o sei più da analisi molto profonda del personaggio?

Io mi preparo tanto. Poi, a un certo punto, dopo aver studiato molto il personaggio, arrivi a incarnare quel tipo di umanità. A quel punto allora ti puoi concedere anche il lusso dell’improvvisazione, perché verrà tutto organico e coerente con la benzina che hai messo nel tuo corpo.

Raccontami di quando ti hanno dato la parte di Libano in Romanzo Criminale...

Ho fatto sette provini per fare Romanzo Criminale, praticamente avevo fatto il provino su tutte le scene della serie. A un certo punto Stefano Sollima, il regista, mi chiama l’ottava volta e non mi fa il provino ma mi chiede “tu la vuoi questa parte? Lo vuoi questo contratto?” E io dico “sì certo!” e lui “allora convincimi con lo sguardo”. Allora io mi metto lì tutto concentrato e alla fine è uscito quello sguardo lì che voleva lui e che poi è diventato lo sguardo del Libanese. Addirittura, sul set ogni tanto Stefano mi diceva “Libano ora mi fai lo sguardo da Contratto! Vai! Motore!”. Ma in realtà è fisiognomica, perché io ho gli occhi incavati quindi se sono molto serio sembro arrabbiato.

 

Ti è mai capitato di fare un provino in cui ci credevi, c’eri quasi… e poi non ti hanno preso?

Ah, ma sai quante volte? Tra l’altro è successo anche ultimamente. Il provino è un animale strano, ci vuole tempo per un attore per accettarsi e per capire che il rifiuto non deve andare a ledere la tua umanità e la tua persona. In altri lavori non vai a mettere in gioco anima e corpo in senso letterale come in questo caso. Quando fai l’attore invece vai a un provino, porti una proposta di scena e sei fisicamente tu: hai la tua voce, i tuoi occhi, la tua anima, la tua umanità, la tua sensibilità, la tua capacità di vulnerabilità e di aprirti. Magari fai un provino strepitoso, però sei comunque sottoposto al gusto di chi ti prende e il gusto è relativo e soggettivo. Tu magari fai un provino bellissimo però il regista ha in mente altro, e quindi non vieni preso. E ci sono dei provini che fanno male, perché magari tu ti fai delle prospettive, delle ambizioni… Sai qual è una cosa molto interessante dal punto di vista antropologico rispetto ad altri lavori, e anche rispetto alla mia formazione mentale? Io vengo da una famiglia cattolico-borghese. Mio padre è ortopedico, chirurgo, mia madre è filosofa. Io sono cresciuto con la mentalità del “mi spieghi le regole del gioco, io lavoro su queste regole, le imparo a memoria, mi applico, mi applico, mi applico. Magari riesco e magari non riesco”. Ok? Invece nel mio settore, apparentemente, non esistono regole. L’attore è un lavoro di subordinazione, per antonomasia, perché tu ti affidi a una parte, a un regista e poi a un produttore. E vieni sempre e costantemente selezionato da terzi.

La seconda stagione del Cacciatore sarà bellissima! Tutto quello che è stato seminato nella prima stagione qui esplode. È molto dark, c’è molta sofferenza in questa serie

Quanto ti aiuta saper recitare nel rapporto con le donne?

Ma dal quel punto di vista io sono una tragedia, chiedi a mia moglie. A parte che ormai ho appeso tutto al chiodo.

Anche tua moglie, Andrea Delogu, è un personaggio super pubblico e siete entrambi molto social...

In realtà devo dire che è più mia moglie quella social. È stata lei che mi ha istruito e mi ha avviato a questa cosa.

Si vede che vi divertite, ma è un po’ un’ossessione per voi?

No, devo dire che quando ho conosciuto Andrea e abbiamo iniziato a frequentarci io non ero per niente social, ma perché avevo una snobberia dovuta alla non conoscenza del mezzo.

Se tu avessi aperto un profilo Instagram quando eri Libano di Romanzo Criminale…

Eh, ma dieci anni fa non esisteva, o forse esisteva, non lo so. Tornassi indietro lo farei sicuramente. L’ho aperto molto tardi.

Ma comunque andate bene!

Sì, andiamo bene. Mia moglie in realtà mi ha insegnato che l’aspetto positivo dei social è l’opportunità: è un mezzo accessibilissimo a tutti per far conoscere quello che tu fai. Io sono un comunicatore, faccio un lavoro di comunicazione e faccio progetti che necessitano di un pubblico, altrimenti non esisto da un punto di vista lavorativo. Con il tempo ho capito che per arrivare a quella comunicazione lì serve creare anche un vivaio di vita semplice, normale e quotidiana.

Io voglio sapere un po’ di cose su di te: facciamo un botta e risposta, senza pensarci. Al Pacino o Robert De Niro?

Al Pacino.

Sei romano. Roma o Lazio?

Io non tifo calcio, però dico Roma perché sono nato a Roma. Se fossi nato a Viterbo avrei detto Lazio.

Totti o De Rossi?

De Rossi, perché è amico mio.

Valentino Rossi o Marc Márquez?

Valentino Rossi perché sono romantico, però Márquez… mi piace la spalla di Márquez, la scena. Però Vale è Vale.

L’ultima domanda che ti voglio fare dopo aver guidato in questa giornata è: BMW NineT o Urban G/S?

NineT!

Eh, te la sei presa!

Sono molto contento infatti. Gran moto pure la tua, per carità, però per il mio gusto mi piace di più il tipo di guida che dà la NineT.

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Moreno Pisto Moreno Pisto
Brand and Content Manager: 38 anni, tre figli, due libri (l'ultimo è Motorcycle Rockstar, una raccolta di interviste alle personalità più rock del motociclismo)