Lutto

Franco Farnè, un mito col desmo nel cuore, ci ha lasciati

- Una dolorosa perdita nel nostro ambiente. All’età di 80 anni ci ha lasciati uno dei tecnici più noti del nostro motociclismo. Cresciuto letteralmente all’ombra dello stabilimento di Borgo Panigale, Franco Farnè era una vera icona del mondo Ducati
Franco Farnè, un mito col desmo nel cuore, ci ha lasciati

Quando l’ingegner Fabio Taglioni creò i mitici motori desmo, a metà degli anni 50, Franco Farnè era già in forze alla Ducati in veste di meccanico, e correva con il famoso ciclomotore Cucciolo. Uomo dalla grande sensibilità, in qualità di pilota e collaudatore divenne presto una figura fondamentale nell’ambito della produzione, come in quella delle corse, ove diventò uno dei tecnici più famosi ed apprezzati a livello mondiale. La sua carriera di pilota venne stroncata da un incidente che gli limitò parzialmente l’uso del braccio destro, ma non tanto da impedirgli di accompagnare passo passo la storia della sua amata Ducati attraverso momenti e periodi esaltanti. 

Come quando l’ingegner Taglioni creò la bicilindrica 500 GP, prima bicilindrica desmodromica progenitrice delle mitiche 750. E non per caso nel ’72 Franco fu co-protagonista del vittorioso esordio delle 750SS alla 200 Miglia di Imola, con Smart e Spaggiari primo e secondo. Mentre nel 1978 seguì il leggendario Mike Hailwood nel suo magico ritorno alle corse, che vide l’asso britannico tornare alla vittoria al TT con la 900 bicilindrica desmo dopo 8 anni di assenza dalle gare. Naturalmente il tecnico bolognese fece anche parte della celeberrima scuderia bolognese N.C.R. (affiancando quindi i celebri Giorgio Nepoti e Rino Caracchi, altri due tecnici di alto livello), che funse praticamente da reparto corse esterno in quegli anni settanta in cui il marchio bolognese era in mano alle pastoie burocratiche statali dell’Efim: l’ente statale decise infatti di affidare all’esterno un’attività sportiva ormai limitata alle moto derivate dalla serie, vedi F1 e gare di durata, con le grosse bicilindriche.
Un’attività sportiva che ovviamente l’ingegner Taglioni e lo stesso Farnè ritenevano fondamentale per lo sviluppo della produzione e per l’immagine dell'azienda, in contrasto totale con l’assoluto scetticismo, se non dell’assoluto disinteresse della dirigenza Ducati.

 

Inutile dire che l’acquisizione della Ducati da parte dei fratelli Castiglioni fu una vera manna per l’ottimo Farnè, ormai da tempo uomo simbolo del marchio Ducati, che operò ufficialmente a fianco dell’ingegner Massimo Bordi nel rinnovato reparto corse fino all’età di 62 anni, ovvero nel 1996, anno del suo pensionamento, per diventare poi preziosissimo consulente fino al 2000.

In quegli anni Farnè ed i suoi uomini gestirono l’esordio della prima Ducati 750 bicilindrica bialbero raffreddata a liquido e alimentata ad iniezione, che nel 1988 dominò a Donington la primissima gara del neonato Mondiale Superbike con Marco Lucchinelli. Così come fu a fianco di Carl Fogarty fin dall’esordio nel ’93, sempre a Donington. Dopodiché offrì la sua esperienza al team Superbike allestito dalla Bimota per Anthony Gobert e diretto da Virginio Ferrari, che chiamò appunto Farnè per sviluppare il bicilindrico Suzuki a iniezione della nervosissima SB8. Ovvero la moto con cui il bizzoso australiano vinse una manche sul bagnato a Phillip Island. L’avventura tuttavia fallì presto per motivi economici, sicché Farnè se ne tornò in NCR, finché la salute gli è rimasta amica.
E noi lo ricordiamo con affetto e commozione.

  • username__602038
    username__602038, La Spezia (SP)

    poterlo clonare

    Questo è uno di quei personaggi che, se fosse possibile, andrebbero clonati . Siamo in un momento in cui un'intera epica generazione ci sta salutando per sempre.
    L'impegno e il dovere di quelli che ora prendono il loro posto è di continuare il loro lavoro e preservare il ricordo di quello che hanno fatto con la medesima passione.
  • Marco0362
    Marco0362, Ovada (AL)

    Come l'ing. Taglioni, una leggenda

    non ho avuto la fortuna di conoscerlo, ma il mio meccanico di fiducia, ex corridore di sidecar-cross e profondo conoscitore del bicilindrico bolognese era diventato suo amico. Tanto che un giorno del 1992, durante una sua visita al reparto corse Ducati, Farnè gli consegnò, oltre ad altri pezzi acquistati, due candele in regalo senza alcun marchio, solo un numero stampato sulla ceramica, per la mia 851 SP3. Grazie anche a queste due meraviglie, la mia 851 cambiò volto, su strada e in pista. Ormai la mia 851, purtroppo non esiste più, la vendetti nel 2001 ad un amico che pensò bene di parcheggiarla sotto un'auto, rischiando la pelle e perdendo, fortunatamente, solo la moto. Non sono sicuro, ma mi sembra di aver sostituito quelle due candele un anno prima di vendere la moto e devo averle conservate. Se le troverò sarà per me un piacere immenso e un onore sapere che provengono dalle mani di un mito.
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