Mercato parallelo, quando risparmiare significa rischiare
Mercato parallelo
Nella vendita di moto nuove da cross, dove manca quindi la registrazione al PRA, il mercato parallelo gestito da piccole società rappresenta oltre il 30% del totale grazie al forte sconto rispetto ai distributori nazionali. Ma proprio lo sconto equivale il più delle volte a circa il 20-25%, valore che corrisponde guarda caso all’IVA.
Nella vendita di moto da cross nuove, sia giapponesi che europee (il fenomeno è molto sentito anche nel caso del marchio austriaco KTM), operano da anni piccole società che offrono veicoli nuovi con un forte sconto rispetto agli stessi prodotti offerti dalla rete nazionale delle filiali e degli importatori delle Case.
Uno sconto così importante rischia di distruggere il mercato e nel corso degli anni ha generato un forte scontento, da una parte presso la clientela, che non ha sempre chiare le cause di questo divario di prezzi ed è portata a imputarlo all’eccessivo ricarico del distributore ufficiale; dall’altra presso il distributore stesso, che per reggere la concorrenza di questi operatori dovrebbe vendere sotto costo (o evadere le tasse).
Sì, perché come abbiamo verificato controllando i listini delle Case, alcuni prezzi, che troviamo negli annunci di vendita degli operatori paralleli, risultano al netto dell’IVA inferiori al costo con cui le moto arrivano dal Giappone ai distributori nazionali.
E visto che nessuno vende in perdita, è inevitabile trarre la conclusione che su queste moto l’IVA non venga versata. Ma da dove arrivano le moto del mercato parallelo?
Tante moto dai paesi europei, qualcuna anche dagli USA
Il mercato da cross in Italia vale circa 5.000 moto nuove all’anno (compresi i minicross), ma il numero non è di semplice determinazione perché su questo incide pesantemente il mercato parallelo.
Oltre agli operatori nazionali conosciuti (che acquistano le moto direttamente presso la Casa madre in Giappone o in Europa), ci sono una serie di piccole società che reperiscono le moto nuove in Europa e, più raramente, oltre oceano. E sono appunto questi piccoli dealer a costituire il così detto mercato parallelo del nuovo nel motocross.
Alcuni tra questi operano nel pieno della legalità, hanno una sede fisica, cioè un negozio e un numero di telefono fisso con cui si possono sempre rintracciare; e offrono sconti interessanti, ma non esagerati (per capirci: non superano la soglia del 20% su moto nuovissime che dovrebbe farci drizzare le antenne). Comprano infatti moto nuove in stock nei paesi confinanti, anche di annate precedenti, e in questo modo riescono a essere competitivi nei confronti della rete ufficiale.
Quando lo sconto è sospetto
Altri, ed è di questi che vogliamo parlarvi, non hanno una sede fisica e consegnano le moto direttamente sulle pista da cross (o nelle aree di servizio delle autostrade, come ci è stato segnalato da diversi lettori); offrono sconti superiori al 20% e pretendono il pagamento in contanti.
Quest’ultima richiesta – lo ricordiamo – costituisce di per sé un illecito poiché la legge fissa in 999,99 euro il limite massimo per i pagamenti in contanti. Sopra i 1.000 euro i pagamenti devono essere fatti con bonifico, carta di credito o assegno al fine di poter essere monitorati per evitare il rischio di evasione fiscale.
Lo sconto offerto è equivalente all’importo dell’IVA, vi spieghiamo quindi cosa succede.
In questi casi il venditore acquista la moto all’estero in esenzione IVA ed è tenuto quindi a compilare il modello Intrastat che consente all’Agenzia delle Entrate di fare i controlli incrociati (e verificare quindi che il venditore poi versi l’IVA dovuta al fisco italiano).
Esiste un certo lasso di tempo prima che l’Agenzia compia le verifiche, in questo periodo il nostro venditore ha il tempo di piazzare un certo numero di moto, incassare i contanti (non accetta pagamenti dilazionati ovviamente) ed emettere fatture che molto probabilmente non verranno mai registrate. Molto spesso queste società nascono e durano un paio di anni, salvo chiudere e riaprire con un’altra ragione sociale.
Come tutelarsi e che rischi si corrono. Il parere della Guardia di Finanza
Quando si compra una moto da cross, è fondamentale richiedere e ottenere la documentazione che attesti l’adempimento di tutti gli obblighi fiscali. Non fatevi quindi abbagliare dal cospicuo sconto, perché il rischio di sanzioni è alto, e queste non sono di poco conto.
Alla consegna della moto, ottenete la fattura e copia del modello F24 che dimostri il versamento dell’IVA da parte del venditore.
È fondamentale che il cliente possa dimostrare carte alla mano l’assolvimento dell’IVA, in caso contrario può anche incorrere nella denuncia per incauto acquisto e relativo obbligo del versamento dell’IVA oltre al sequestro del veicolo, che verrà svincolato solo dopo la presentazione dei documenti che attestano l’assolvimento degli obblighi fiscali (IVA e sanzioni accessorie).
L’articolo 60 bis della normativa sull'IVA (DPR 633/72) e i successivi decreti attuativi stabiliscono, in caso di evasione IVA da parte del venditore, la responsabilità solidale del compratore, che può quindi essere chiamato a pagare l'IVA eventualmente non versata dal venditore per la moto (ma la norma include anche auto, telefonini e computer).
Cosa cambia tra la moto ufficiali e quelle parallele
Se escludiamo alcune modifiche tra le moto destinate al mercato europeo e quelle invece americane, le moto da cross “parallele” sono essenzialmente identiche a quelle ufficiali.
Le vere differenze risiedono nel kit di ricambi (offerto talvolta solo dai distributori ufficiali, come nel caso di Kawasaki), nella garanzia (le moto da cross di norma non sono coperte dalla garanzia, ma se la Casa riconosce un difetto tecnico e fa un richiamo, soltanto presso la rete ufficiale è possibile ottenere l’assistenza dell’azienda produttrice) e nell’aggiornamento del software (le moto di oggi sono a iniezione elettronica e i programmi di aggiornamento vengono installati esclusivamente dall’assistenza ufficiale sulle moto vendute attraverso i propri canali).
Cosa dicono le Case
Abbiamo sentito i responsabili dei principali importatori e delle filiali italiane che distribuiscono in Italia le moto da cross. Ci hanno fornito opinioni autorevoli, che aggiungono informazioni utili e confermano quanto appurato dall'inchiesta di Moto.it.
Inchiesta che intende fare luce su un mercato, quello parallelo, coperto da un alone di mistero e in cui comportamenti sul filo della legalità (e oltre) vengono assunti in nome dello sconto sul prezzo finale.
Angelo Crippa (amministratore delegato di KTM Italia) ci svela un dato interessante riguardante le moto da cross austriache distribuite in Italia dai paralleli: queste sul nostro mercato non possono essere mai considerata nuove. «La moto KTM che viene acquistata presso un importatore parallelo non è mai un prodotto nuovo. Il concessionario estero è infatti tenuto a registrare la vendita nel suo paese, va da sé che se la stessa è acquistata da un importatore parallelo, nel momento in cui viene poi venduta al cliente finale risulta per KTM usata, perché già registrata dal concessionario ufficiale che a sua volta si era approvvigionato da KTM. La garanzia fa fede da quella data».
Angelo Crippa aggiunge che «spesso, se non sempre, queste motociclette non sono adeguatamente preparate, specialmente quelle a 4T dove l’impianto di iniezione necessita per la messa a punto di un software che solo il concessionario ufficiale KTM può avere. Non esiste nulla sul mercato after market che possa sostituirlo. Inoltre in caso di controlli, verifiche ed aggiornamenti sul motociclo da parte di KTM, esiste l’impossibilità di contattare l’utente finale in quanto mai registrato nel database di KTM».
Vito Cicchetti (direttore generale di Honda Italia) attribuisce lo sconto degli importatori paralleli all’evasione dell’IVA: «Il vantaggio troppo spesso è l'IVA. Ci sono tante aziende “fantasma” che aprono e chiudono dopo una sola stagione evitando di pagare l'IVA, che quindi non ricaricano, o ricaricano solo in parte, sul prezzo al cliente». Sulla garanzia Vito Cicchetti chiarisce che essa non è dovuta per le moto da cross, ma solo quelle ufficiali possono godere dei richiami tecnici della Casa: «Nel caso dei modelli per uso agonistico, come ad esempio le CRF da cross, non è prevista garanzia. Ma anche per questi modelli solo i Concessionari Ufficiali possono garantire l’esecuzione dei controlli previsti in pre-consegna e, nel caso, avvalersi del Servizio Assistenza ufficiale. Per questo motivo, se si effettuano acquisti di motocicli al di fuori della rete ufficiale, si corre il rischio di vedersi negare eventuali richieste di interventi originati da richiami tecnici».
Enzo Valenti è distributore per l’Italia delle Suzuki da cross. L’imprenditore lombardo sottolinea l’assenza di un controllo delle esportazioni da un paese all’altro da parte della Casa madre: «Il mercato parallelo non costituisce un problema per la Casa in Giappone, il problema è solo per la filiale o l’importatore nazionale».
Listino alla mano, Valenti ci mostra chiaramente come certi prezzi pubblicizzati dagli importatori paralleli siano giustificabili solo nella misura in cui non è versata l’IVA: «Vedendo alcune pubblicità sui siti Internet e sui giornali e facendo un po’ di conti, possiamo dire che molti importatori operano in piena illegalità. Facciamo un esempio concreto: il prezzo della moto di importazione parallela è 6.400 euro IVA compresa. Il prezzo IVA esclusa della stessa moto diventerebbe 5.290 euro. E’ impossibile: questo prezzo è più basso del nostro prezzo di acquisto, senza considerare che noi siamo diretti con la Casa madre».
Sergio Vicarelli (direttore generale di Kawasaki Italia) ci spiega che il controllo sulle moto di importazione parallela in Italia risulta difficoltoso a causa dei costi limitati di trasporto: «Purtroppo al momento non si è così efficaci come invece lo si è stati nel limitare l'import dagli Stati Uniti. Qui in Europa il fenomeno è più polverizzato e inoltre i costi di trasporto hanno un'incidenza molto minore rispetto all'import di container dagli USA».
«Inoltre sul nostro territorio operano società di import-export che nascono e muoiono nello spazio di un mattino. Triangolazioni di fatture con merce che si sposta di pochi chilometri. Ma questo esula dalle attività che possono essere controllate da un Costruttore, ma sono compiti delle autorità competenti».
Sergio Vicarelli ricollega la soluzione di questo problema alla lotta all’evasione fiscale (perché alla fine di questo stiamo parlando): «Se le autorità competenti si presentassero sui campi di gara chiedendo di esibire una copia della fattura di acquisto del mezzo, questo sarebbe un deterrente per arginare una parte (non tutto) del fenomeno. Ma chi ha voglia di avventurarsi in polverose piste di Motocross per portare nelle casse statali qualche briciola di un mercato asfittico? Molto meglio fare i super eroi alla ricerca dello scontrino perduto di Cortina».
Michele Berera (RedMoto, importatore dal 2013 delle Honda da motocross) sottolinea il danno di immagine che le Case subiscono dalla concorrenza sleale di alcuni importatori paralleli, che vengono visti come dei Robin Hood delle vendite dai clienti meno avveduti: «Come distributore ufficiale dei prodotti Honda Motocross, possiamo dire che questo fenomeno ci causa non pochi problemi, a volte anche di credibilità nei confronti della clientela finale alla quale porgiamo la massima attenzione e assistenza. Purtroppo il 90% degli operatori non agisce in maniera regolare. Per questo ci stiamo muovendo per sensibilizzare un’azione congiunta con le altre case motociclistiche per far fronte a questo fenomeno e combatterlo facendo intervenire le autorità competenti».
Il parere del rivenditore ufficiale
Abbiamo interpellato un concessionario ufficiale di un noto marchio giapponese. Questi ha sollevato due questioni cruciali, che portiamo alla vostra attenzione.
In primis emerge che la Casa madre avrebbe, se davvero lo volesse, i mezzi per supportare l’operato dei propri concessionari. Questo perché in Europa ci sono (e sono noti) diversi centri di acquisto che sanno già dove andranno a vendere le moto, anche su mercati esterni come quello italiano. E di conseguenza fanno ordini consistenti in Giappone per poi soddisfare la richiesta del mercato parallelo del nostro paese. Quindi di fatto le Case hanno il modo per controllare la distribuzione delle moto sul mercato europeo.
Secondariamente i numerosi compratori di moto parallele conoscono benissimo il meccanismo, e ne sono complici. Questo accade perché l’acquirente stesso molte volte non vuole la fattura per non essere rintracciabile. Sa che non è stata versata l’IVA sulla sua moto, e vuole evitarne il sequestro.
Una precisazione sulla garanzia
E' infatti la garanzia della Casa Costruttrice, la quale risarcisce in caso di rotture, sia la manodopera che i ricambi.
Detto questo, tutti i concessionari REGOLARI E PARALLELI che vi hanno detto che la garanzia sui cross non esiste... Vi hanno detto una balla.
Garantito da un concessionario ufficiale
ade56 alcune precisazioni
Il privato che acquista in un altro paese della ue, per essere in regola oltre che pagare le tasse del paese in cui si trova, deve anche procedere personalmente al ritiro della merce presso la sede di quel fornitore all'estero o incaricare un trasportatore per portarlo nel suo paese di residenza e quindi provvedere a sue spese al pagamento del trasporto. diversamente la ditta che all'estero fornisce il bene può essere incolpata di estero vestizione. Sicuramente i nostri grandi e'' informatissimi governanti'' non si sono preoccupati molto di evitare, con regole chiare, queste procedure e fare in modo che aziende molto attente e furbe ponessero in atto questo commercio , specialmente sul web, potendo usufruire di questi sgravi fiscali e quindi mettendo in essere una concorrenza sleale nei confronti della rete commerciale nazionale. Così poi le nostre aziende commerciali chiudono e lasciano a casa i dipendenti e dopo dobbiamo rinventarci i posti lavoro.