Nico Cereghini: “Roberto Gallina, un mito che potete conoscere”
Ciao a tutti! Roberto Gallina, spezzino, ottant’anni tondi, è stato il protagonista assoluto dei due titoli mondiali di Lucchinelli nell’81 e di Uncini la stagione successiva. Il dopo Agostini poteva essere traumatico - il ritiro del campione leggendario avrebbe potuto abbattere il nostro sport in Italia, un po’ come si teme possa accadere domani con Valentino - e invece Roberto seppe creare le premesse del rilancio e poi gestire l’impresa: con coraggio e intelligenza si lanciò nella costruzione di un team professionale, ottenne l’appoggio di Suzuki, formò personalmente i tecnici e i piloti, prima i suoi conterranei Lucchinelli e Toracca nelle classi medie, poi tutti gli altri, da Virginio Ferrari a Graziano Rossi, Uncini, Reggiani e Chili. Arrivando ai vertici, fino ai due titoli. E se Franco Uncini non si fosse fatto male ad Assen nell’83 (travolto dall’incolpevole Gardner), chissà.
Ho visto nascere quel team: Roberto fu il primo in Italia a curare anche i colori per moto, camion e divise, l’azzurro per partire; vedeva lontano, si impegnava forte, sapeva lavorare, ispirava fiducia. E quando la Suzuki aggredì la classe 500 con la prima serie limitata delle RG a quattro cilindri, lui era pronto. Certo non fu solo, fu aiutato da persone altrettanto speciali, come Maurizio Zanetti di Suzuki Italia regista dell’operazione, poi Hideyuki Miyakawa che da qui premeva sul Giappone, Gigi Nava quello dei caschi, Alvise Cattaruzzi di Olio Fiat. Mi piace fare i nomi. Avessimo oggi dei manager così.
Io ricordo il Gallo (come lo chiamano a casa) quando, dopo la Montagna e tanta gavetta in circuito, correva sulla Paton 500 nei primi Settanta. Si prese anche un podio mondiale, con la bicilindrica verde di Pattoni, ma era protagonista assoluto nel campionato italiano, partiva sempre come una saetta e guidava i primi giri davanti ad Ago e alla sua MV Agusta. Poi la Yamaha 250, qualche uscita con le Benelli, infine le Laverda, prima la 750 e poi la 1000 e l’Endurance. Sono stato il suo compagno di avventura nelle 24 Ore e posso assicurare che Roberto andava sempre forte, ma a fine ‘75 seppe mettere da parte la sua voglia di guidare per inseguire il suo migliore progetto. E sulle cose ragionava, non dava nulla per scontato, al punto da inventarsi dei sistemi originalissimi per migliorare la guida della moto. Massimo Tamburini, che di tecnica ne capiva, lo ammirava, e ha collaborato a lungo con lui.
Ora Gallina ha pubblicato un libro che vuole far conoscere, il titolo è “La mia vita tra motori e campioni” dove parla dei due titoli mondiali in 500, dei suoi piloti, delle sue gare e delle sue numerose intuizioni tecniche. E il bello è che nella serata di giovedì a Milano ci saranno anche, tra i suoi piloti, Virginio Ferrari, vice campione del mondo del 1979, Marco Lucchinelli, iridato dell’81 e Franco Uncini campione dell’82; oltre al celebre dottor Claudio Costa, che è un testimone prezioso di tutta l’epoca. Si comincia alle 20. Un gran bell’evento che purtroppo devo disertare: sarò all’estero e mi dispiace moltissimo.
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Sergio 60, Cuvio (VA)Un libro che non si può non leggere.
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matilda1perché dovete tirare in ballo rossi anche qua che non c'entra una mutanda?