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Se non è rigido, che chopper è?

- Blondy G fa voltare la testa quando passa. Per com’è fatta e per il rumore che fa! Una Harley-Davidson Sportster 1200 dal bicilindrico e dal telaio standard trasformata in un chopper rigido minimale, dalle linee armoniche e nette
Se non è rigido, che chopper è?


Ormai lo hanno capito anche gli smanettoni: è inutile insistere nel considerare le Harley-Davidson motociclette “normali”, come le altre. Ovviamente lo sono finché si parla di due ruote con un motore in mezzo, ma la storia finisce lì. I bicilindrici di Milwaukee sono un pianeta a parte, con un satellite colorato e rumoroso chiamato custom. Solo in quest’ordine di idee è possibile trovare senso, stile e bellezza a un custom come “Blondy G.”, uno dei lavori più recenti dell’officina brianzola Abnormal Cycles. Il nome è un’appropriata citazione cinematografica: ricordate Aigor/Marty Feldman di “Frankenstein Junior”, mentre sceglie il cervello da donare alla creatura e finge di ignorare che sul vasetto è scritto “Abnormal”? Una mossa apparentemente insensata: ma senza quello sbaglio deliberato non ci sarebbe stata storia. Non ci sarebbe stato divertimento.
Allo stesso modo, se negli anni 60 non fossero germogliati i fiori del male della filosofia chopper e nessuno li avesse coltivati con devozione, oggi non potremmo ammirare una motocicletta così apparentemente assurda, eppure elegante nella sua essenzialità.

I trucchi del mestiere non mancano e - giustamente - il lavoro artigianale si paga: per trasformare uno Sportster così, occorre aggiungere 12.500 euro all’XL standard


La dura legge del rigido


Non sempre è necessario scegliere un vetusto motore Harley-Davidson per arrivare a un chopper con le cose giuste al posto giusto. Certo l’autenticità è fondamentale, ma lo sono anche le ragioni del budget. La base di partenza per Samu di Abnormal Cycles è stato un comune Sportster XL 1200 del 1998. Quindi una Harley relativamente economica, maneggevole e poco impegnativa per la guida su strada. Anche se il telaio è rigido, una soluzione sempre popolare fra gli irriducibili cultori della “vecchia scuola”. Bisogna sapere infatti che le prime generazioni di chopper, quelle degli anni 60-70, erano realizzate su telai “hardtail” artigianali, o riciclati dai modelli Harley-Davidson antecedenti alla Duo Glide nel 1958, sprovvisti di ammortizzatori posteriori. Della “Blondy G.” è stata sfruttata la doppia culla in acciaio originale, “choppata” (cioè tagliata) all’altezza della sella per sostituire il forcellone con una semplice triangolazione rigida. La buona riuscita del lavoro si nota nella fluidità delle linee e nell’assenza di scalinatura sui tubi da 35 mm di diametro. Il telaio è spruzzato da una spessa coltre di vernice nera goffrata, cioè a finitura ruvida. Stesso trattamento per il bicilindrico in blocco, che sembra ordinario solo da fuori. In effetti, il grosso del lavoro di Abnormal Cycles si nasconde nei carter. Il V-twin da 1.200 cc è a tutti gli effetti un “chilometro zero”, visto che è stato necessario sostituire i pistoni (con relativa rettifica dei cilindri), valvole, molle, aste e punterie di trasmissione, cuscinetti, imbiellaggio, ingranaggi del cambio e guarnizione varie. Una lunga lista della spesa presentata a W&W, il distributore tedesco di parti aftermarket che ha in catalogo molte parti Harley-Davidson replicate. Per dare più pepe, il carburatore di serie è stato dotato di un kit di getti Dynojet. Avete notato lo strano filtro dell’aria? È il pacco di lamelle che di solito chiude il terminale di scarico ad azione variabile Supertrapp. Tanto qui di silenziatori non ce n’è neppure l’ombra: il 2 in 1 “cocktail shaker” annuncia l’arrivo della “Blondy G.” con anticipo ragguardevole... e direttamente proporzionale alle prestazioni: « Ha guadagnato molto tiro ai bassi, parte e sale come un missile », assicura Samu. La ciclistica conta sul classico abbinamento di cerchi a raggi rispettivamente da 19” e 16”. La frenata è di tipo integrale, azionata dal comando a pedale idraulico: una soluzione sperimentata da Moto Guzzi e Brembo già negli anni 70. L'azione è equamente ripartita sui due freni a disco nell’utilizzo ordinario. In caso di “arresto sul posto”, l'anteriore interviene con decisione solo dopo il bloccaggio del posteriore. Occorre “farci il piede”, insomma.

Serbatoi a sorpresa


Come nella migliore tradizione custom, l’elemento che cattura subito l’occhio è la carrozzeria. Anche su un chopper dove di solito è ridotta ai minimi termini. In questi casi, la creatività e l’artigianalità giocano un ruolo decisivo. Il serbatoio della benzina della Blondy G. è di origine Motom (probabilmente un modello Super Sport 48 degli anni 60), reperito durante una delle consuete battute di “caccia grossa” ai mercatini d’epoca, quindi adattato da Samuele al trave superiore dello Sportster. Il serbatoio dell’olio posto verticalmente sotto il sellino a molle è un doppio colpo di genio. Non soltanto per la forma di shaker, ma perché è stato ottenuto con due coppette da gelato Ikea in acciaio inox, saldate e incamiciate da una calandra sempre in acciaio. Il bocchettone chiuso da un tappo con indicatore di pressione è la boccola di giunzione del compensatore degli scarichi di serie dello stesso Sportster. Tanta artigianalità anche sul manubrio mini apehanger (letteralmente: appendiscimmie, per la postura a braccia alte del rider), ridotto a misura del cliente. La pulizia delle linee è stata ottenuta grazie alla razionalizzazione e alla sparizione dei cavi dei comandi e dell'impianto elettrico, che corrono nei grossi tubi del telaio. Gli indicatori di direzione sono minuscoli: quelli anteriori si notano appena tra gli steli della forcella.

La strumentazione con minidisplay a Led
La strumentazione con minidisplay a Led

La strumentazione è ridotta al mini-display a LED Motoscope di Motogadget, fissato tra i riser. Indica velocità, giri, contachilometri totale e parziale e ha l'omologazione del TÜV tedesco. Anche i blocchetti dei comandi sono assenti al manubrio. Sono sostituiti da quattro bottoni cromati che brillano sul trave superiore del telaio. Dall'alto in basso, sono rispettivamente il devioluci, il clacson e i due indicatori di direzione. Sul manubrio restano solo le manopole vintage e il dettaglio preferito da Samuele: la leva della frizione Tommaselli da cross senza il pallino di sicurezza. L'azionamento è ammorbidito grazie a un sistema di demoltiplicazione “a carrucola”, posta dove di solito si trova il regolatore di tensione, che è stato spostato più in basso. Il parafango anteriore è assente, in omaggio all'estetica senza compromessi dei chopper originali. Tuttavia sulla forcella sono rimasti i supporti, per poterci ripensare in caso di viaggi lunghi e piovosi. La batteria c'è, ma (quasi) non si vede: è infilata fra il trave verticale del telaio e il parafango posteriore. I trucchi del mestiere non mancano e - giustamente - il lavoro artigianale si paga: per trasformare uno Sportster così, occorre aggiungere 12.500 euro all’XL standard.


SCHEDA TECNICA

Nome della moto: Blondy-G
Preparatore: Samuele Reali - AbNormal Cycles
Tempo: 3 mesi
Prezzo: 17.000 €
Omologazione: no


MECCANICA
Motore: bicilindrico a 45° Harley-Davidson raffreddato ad aria
Cilindrata: 1.200 cc
Alesaggio e corsa: 88,9 x 96,8 mm
Ricostruito da: AbNormal Cycles
Accensione: elettronica digitale
Distribuzione: ad aste e bilancieri, 2 valvole per cilindro
Imbiellaggio: W&W
Cilindri: H-D
Pistoni:W&W
Alimentazione: a carburatore Keihin CV da 40 mm
Filtro aria: AbNormal Cycles
Scarichi: 2 in 1 AbNormal Cycles
Cambio: H-D in blocco a 5 marce
Frizione: H-D in bagno d’olio


CICLISTICA
Telaio: H-D a doppia culla in tubi d’acciaio
Tipo: modificato rigido
Forcella: H-D teleidraulica, steli da 39 mm
Piastre: H-D
Ruota anteriore: H-D 19” a raggi, in acciaio
Penumatico ant.: Avon MK2 90/90-19
Ruota posteriore: H-D 16” a raggi, in acciaio
Pneumatico post.: Avon 130/90-16
Freni: ant. a disco flottante da 292 mm, pinza Brembo a 4 pistoncini; post. a disco flottante Discacciati, pinza a 4 pistoncini.


ACCESSORI
Manubrio: Chop’s 76 modificato
Manopole: Tommaselli
Comandi manubrio: gas interno, leva frizione Tommaselli modificata
Comandi pedale: AbNormal, frenata integrale partizionata
Faro: Motorcycle Storehouse
Serbatoio benzina: Motom
Serbatoio olio: AbNormal Cycles
Parafango ant.: assente
Parafango post.: Chica Custom Cycles
Fanalino: Custom Chrome
Sella: Conti/AbNormal Cycles
Verniciatura: Tony Fontana/Luca Zucchelli
Cromature, lucidature: Alessandro Biella
Lettering, pinstriping e altre finiture: Tony Fontana


CARTA D’IDENTITA’ PREPARATORE
Ragione sociale: AbNormal Cycles
Indirizzo:via Roma 46, Bernareggio (MB)
Telefono: 0396093553
Web:www.abnormalcycles.com
Titolare: Samuele Reali
In officina: Karim Sacheli
Anno di apertura: 2006
Specialità: custom Harley-Davidson
Stile preferito: minimalista


Testo e foto: Paolo Sormani

  • Arma_81
    Arma_81, Avellino (AV)

    in Italia siam messi male!

    La classe politica non capisce nulla e nessuno si sbatte per "liberalizzare" modifiche del genere. Negli USA basta una targa e circoli quasi con qualunque aborto a due ruote, qui per due specchi ti fanno il verbale... che schifo.
    Molto bella la moto, spero sia anche omologata per circolare su strada (pratica costosa e comunque possibile solo per le officine "ammanigliate" con la motorizzazione.
  • Littlegeek
    Littlegeek, Piacenza (PC)

    Gusto e tecnica

    Complimenti per l'unione di tecnica e buon gusto.
    E' un custom essenziale ed elegante, di gusto più europeo che americano secondo me: poche giuste cromature e componenti di qualità.
    I cablaggi elettrici nascosti e i dettagli denotano grande impegno per cui 17000 euro sono un prezzo adeguato, ma anche se potessi non vorrei una moto così, penso sia poco guidabile causa manubrio alto e frenata combinata. Resta un mezzo non omologato da esibire ai raduni o peggio in salotto.
    Mi accontento di ammirare il buon lavoro.
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