Storie di Concessionari: Ceriani, dalle moto da regolarità alla mitica Saltafoss
Erano gli anni 50 quando Giulio Ceriani fondò l'azienda che (ancora oggi) porta il suo nome. Una piccola azienda per la vendita e riparazione di biciclette, che negli anni 60 inizia a trattare anche ciclomotori e motocicli - Garelli e Moto Morini - per poi allungare la lista negli anni 70 con Aprilia e Honda. Anche se la Ceriani è ancora viva oggi (la trovate a Castellanza, provincia di Varese, dove vende Suzuki, Husqvarna ed MV Agusta) pur se spostatasi dall'originaria Busto Arsizio, non è per parlare di moto che oggi la trovate menzionata qui sul nostro sito.
Chi ha vissuto gli anni 70 da bambino o adolescente, infatti, non può aver dimenticato la Saltafoss. La prima bici da cross, da cui nacquero decine di imitazioni. Quella che fece si che nessun ragazzino potesse fare a meno di una bicicletta con cui fare (o sognare di fare) fuoristrada, ben prima che qui da noi arrivassero BMX o Mountain Bikes.
Ma è lo stesso Paolo a raccontarci bene come nacque la Saltafoss. "Anni 70 - per noi ragazzi appassionati di moto era l'inizio dell'epoca delle famose, mitiche Regolarità, ovvero le Enduro di oggi. KTM, Zundapp, Puch, Morini, Gilera, Hercules... attendevamo con ansia i 14 o 16 anni sognando di possederne una. Mio padre Giulio, allora titolare di una concessionaria a Busto Arsizio che vendeva Garelli, Morini, Muller, Beta e Ancillotti, aveva anche una gran passionaccia per le biciclette. Un bel giorno decise di trasformare una Carnielli Roma Sport montandole una forcella e tanti altri dettagli di estrazione motociclistica"
Detto, fatto: Giulio prese il figlio, allora dodicenne, e lo portò al Ciglione della Malpensa dove gli fece provare per la prima volta "una nuova bicicletta". Una bici che voleva regalare le emozioni del fuoristrada a chi non aveva l'età o la disponibilità economica per comprare una moto. "Il nome Saltafoss? Nacque nel vedere me, suo figlio, e i suoi amici saltare da una montagnetta all'altra per vedere chi riusciva ad arrivare più in alto su una pista tutta saliscendi realizzata in un campo di periferia" continua a raccontare Paolo. "Senza volerlo eravamo diventati collaudatori di prototipi che, uno dopo l'altro, venivano modificati e migliorati. Forcelle, piastre, sospensioni posteriori, manubri, rinforzi.. sembrava di vedere una vera e propria moto da Regolarità prendere forma, mentre mio padre cercava di mantenere una struttura adeguata alla bici da cross che la Saltafoss voleva essere."
Sulla bici cominciarono a vedersi sempre più componenti prelevate dalle moto dell'officina, fino a quando Giulio ebbe la grande intuizione: bisognava farle vedere in giro. Costruì trenta esemplari della "Saltafoss" e li regalò agli amici del figlio Paolo, che diventarono promoter ante litteram di quello che sarebbe diventato un vero e proprio mito degli anni 70, facendo brillare gli occhi a tutti i ragazzini.
"I primi esemplari ebbero subito un grande successo, e dal 1970 iniziò la commercializzazione". Giulio la presentò al Salone del Ciclo e Motociclo di Milano, investendo subito in pubblicità sulla rivista che gli sembrò più naturale scegliere all'epoca: Motociclismo. "Il successo cresceva, e con lui anche la gamma. Arrivò la Bicicross, modello meno accessoriato e più economico, la Sempion classica e da corsa, e tante altre varianti che completavano l'offerta". La gamma arrivò a comprendere anche la Gambalunga, con forcella inclinatissima da chopper, ma anche un tandem a misura di bimbo, con cerchi da 16".
"Negli anni 80 arrivò in Europa la MTB" conclude la storia Paolo Ceriani. "Tutte le case passarono a costruire quel tipo di bici, e mio padre Giulio decise di vendere il marchio ad appassionati del settore per tornare a lavorare in Concessionaria con noi, i figli". C'è orgoglio nelle parole di Paolo, che sa bene come il padre Giulio abbia di fatto anticipato i tempi con le sue bicicross. "Mi piace ricordare quel grand'uomo di mio padre in questa sua avventura con orgoglio ed affetto, ripensando ai tanti anni trascorsi insieme a dividere passione e fatiche. Un abbraccio, papà"
Ci uniamo all'abbraccio di Paolo. Perché chi è nato fra gli anni 60 e i primi 70 non può non ricordare infiniti pomeriggi passati a sbucciarsi gomiti e ginocchia saltando e derapando fra giardini, parchetti e campi che nella nostra fantasia erano le piste del Mondiale. Se lo abbiamo potuto fare lo dobbiamo a Giulio Ceriani e alla sua Saltafoss.
magica!!!!!!!!
In salita era come giudare un cancello con le ruot
Il telaio era rosso metallizzato, parafanghi bianchi, la sella aveva delle borchie cromate, mi parevano stranissimi i freni a tamburo e le leve dei freni che terminavano con la palla cromata, e la maniglia dietro la sella per il passeggero! Da urlo il faro con la griglia che proiettava la luce con le righe nere e gli ammortizzatori. In campagna sull'appenino ligure eravamo in cinque o sei tutte saltafoss con ruote larghe e bicolore tranne la mia che era definita dagli altri da speedway perchè il manubrio era V senza chiusura superiore e le ruote monocolore e più sottili delle altre, anche i parafanghi erano più stretti e quello dietro con un baffo finale in plastica.
Ancora oggi alla tenera età di 48 anni mi si chiude la gola quando ne vedo una.