Husqvarna VITPILEN 701, il futuro è bello
Simon Reynolds è uno dei critici musicali più autorevoli al mondo. Nel 2011 ha pubblicato un libro, divenuto un vero e proprio cult, dal titolo Retromania. Al suo interno, Reynolds si concentra su quella che, a suo parere, rappresenta una stortura dell’industria musicale contemporanea. Da qualche tempo, infatti, la gran parte di ciò che è quotidianamente realizzato in ambito musicale attinge in maniera pressoché esclusiva, e spesso quasi fraudolenta, dal passato. Tutto è campionato, ripreso, riarrangiato. Il mondo della musica non riesce più a essere originale, a inventare qualcosa di nuovo. Una tendenza che è comune, tuttavia, a molti ambiti della creatività. Prendete l’industria motociclistica. Quanta attenzione è stata rivolta, negli ultimi anni, al passato? Moltissima, probabilmente troppa. Eppure, non esiste nulla di più entusiasmante del progresso. Il futuro è nuovo, inaspettato, frutto del cambiamento. Guardare avanti significa domandarsi come le cose possano migliorare, quale direzione sia possibile intraprendere per progredire. E non è un caso se c’è chi ha fatto, di questa tensione, la propria cifra distintiva. Esistono marchi, realtà, metropoli che, della modernità, dell’evoluzione, del cambiamento, hanno deciso di farsi testimoni eccellenti. Una sintonia di intenti e di opere che lega, in questo senso, Milano con la Svezia. La città lombarda è definitivamente il luogo in cui stare, nel 2018, in Italia e in Europa. Una comunità - prima ancora che un centro urbano - che ha fatto segnare un deciso cambio di passo, nell’ultimo ventennio, riuscendo a interiorizzare una tendenza alla sperimentazione che ha trovato la sua espressione più evidente nell’architettura.
Dalla Svezia arriva, invece, un brand dalla storia gloriosa che, nel recente passato, ha saputo dare il via ad un processo di cambiamento in grado di renderlo, oggi, quanto di più attuale sia possibile rinvenire, nel panorama della sua industria di appartenenza. Husqvarna Motorcycles è senza ombra di dubbio il marchio che più di ogni altro ha saputo individuare nel concetto di modernità la stella polare del proprio agire. Merito, di certo, della lungimiranza di una proprietà che, dal 2013 a oggi, ha deciso di partire da quella storia - fatta di un know-how impareggiabile, nel fuoristrada - per esplorare nuovi spazi, nuovi territori, semplicemente evolvere. E i milanesi se ne sono accorti. L’Husqvarna 701 Supermoto - con la pulizia dei suoi colori e quel monocilindrico che rappresenta lo stato dell’arte, di una tecnologia da molti ritenuta (a torto) destinata a tramontare - è una delle moto più apprezzate, da quanti cerchino, in ogni oggetto che acquistano, una forma di espressione della propria personalità. Ed è proprio a bordo di un’altra Husqvarna, la nuovissima VITPILEN 701, che abbiamo deciso di partire alla volta di un piccolo tour tra alcuni dei luoghi che, a Milano, meglio esprimono questa attitudine al cambiamento.
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Quello della nuova VITPILEN 701 è di certo una tra le espressioni più ricercate di design motociclistico attualmente disponibili sul mercato. Guidatela per pochi chilometri in una città come Milano e vi sentirete al centro del mondo. Donne, uomini, bambini: chiunque incroci la vostra figura si domanderà da dove venga quell’oggetto in qualche maniera familiare, eppure così moderno. Merito di un insieme di dettagli curatissimi in grado di caratterizzare le sue linee coniugando aggressività ed eleganza. A catturare lo sguardo, sopra ogni cosa, è la divisione tra la zona anteriore e quella posteriore: una linea netta, enfatizzata da una sottile verniciatura di colore giallo. Proprio le colorazioni - grigio e nero, entrambe opache - conferiscono, poi, alla VITPILEN, un carattere decisamente urbano, distante anni luce da quella sportività così manifesta che contraddistingue, in molte occasioni, l’estetica di svariati prodotti della più varia concorrenza. Un’immagine impreziosita da dettagli a contrasto come il carter e la fascia di sostegno dello scarico, di color bronzo, e caratterizzata da una sinuosità che trova un corrispettivo negli edifici progettati dall’architetto Zaha Hadid, all’interno di CityLife, prima tappa del nostro “viaggio” Milano-Husqvarna. Varato nel 2004 e operativo dal 2007, il progetto che ha visto mutare in maniera radicale il quartiere che ruota attorno alla vecchia Fiera di Milano, è uno degli interventi che hanno cambiato il volto della città a cavallo dell’Expo. Protagoniste dell’area - oltre alle Residenze Hadid e alle Residenze Libeskind, la serie di sette e otto edifici che affacciano su Piazzale Giulio Cesare - le tre torri, di differente altezza. Progettate da Arata Isozaki e Andrea Maffei, e da Zaha Hadid, sono parte integrante di quello skyline che, in maniera inedita, si è andato a comporre negli ultimi anni nel centro di Milano. Un progetto in grado di cambiare letteralmente il volto ad una zona un tempo occupata interamente da padiglioni fieristici.
Durante la sua prova, il nostro Edo ve l’ha detto: non confinate la VITPILEN tra le strade di una città, è fuori porta che l’ultima monocilindrica di Husqvarna sa dare il meglio di sé. Leggerissima, potente, ma mai in grado di mettere in difficoltà, datele due curve e non vorrete più scendere. Doti di guida, quelle esaltate dai percorsi extra-urbani, che, tuttavia, nulla tolgono al piacere di utilizzare la naked scandinava anche in ambito cittadino. Il suo peso e gli ingombri ridotti sono, infatti, una manna, quando è necessario spostarsi con agilità in mezzo al traffico. La potente frenata assicurata dall’unico disco anteriore (è ancora il peso contenuto a permettere queste performance), consente poi di gestire sempre con il massimo della sicurezza qualsiasi situazione si venga a verificare - panic stop inclusi. Lo spostamento dalla zona di CityLife a quella della neonata Fondazione Feltrinelli diventa, così, l’occasione per mettere alla prova l’assetto della VITPILEN su fondi tra loro differenti. Una delle cose che di certo vi colpirà maggiormente di questa moto - qualora abbiate occasione di guidarla - è l’estrema confidenza assicurata dall’anteriore. Merito, in parte, della posizione di guida - caricata, come è ovvio, in avanti, senza tuttavia risultare estrema (in questo la VITPILEN 401, ad esempio, sorprende decisamente di più) - e merito, anche, di un comparto sospensioni (marchiato WP), capace di assicurare un grande sostegno alla moto, a fronte di una buona scorrevolezza, anche sui temibili pavé milanesi - come quello che ci attende in Via Pasubio. È qui che sorge il nuovo complesso realizzato dallo studio Herzog & de Meuron, in cui hanno trovato sede - per l’appunto - la Fondazione Feltrinelli e Microsoft. Un intervento particolarmente interessante che è andato ad incidere su un’area oggetto - nel tempo - di numerose stratificazioni e che riporterà alla luce le mura spagnole, dopo un periodo di semi-abbandono, successivo alle distruzioni belliche. Su questo terreno, di proprietà della famiglia Feltrinelli da fine Ottocento, la nuova Fondazione prende il posto, così, dello storico Vivaio Ingegnoli, spostatosi in Via Mecenate. Interessante notare come l’intera opera rappresenti un omaggio all’architettura rurale tradizionale lombarda, con un edificio espressamente ispirato alle cascine della campagna limitrofa alla città. È ancora una volta il tema dell’evoluzione, quindi, a ritornare, per una città che, consapevole della propria storia, guarda con intraprendenza al presente e al suo futuro. Un percorso analogo a quello che Husqvarna ha compiuto con questa Vitpilen, pronipote così uguale (nello spirito pioneristico), ma così diversa, a quella Silverpilen che per prima, nel 1955, portò sulle strade e fra i boschi della sua terra, il concetto di moto da fuoristrada.
Poche centinaia di metri separano la nuova Fondazione Feltrinelli da quello che oramai è diventato, a tutti gli effetti, il simbolo della Milano contemporanea: Piazza Gae Aulenti. Il complesso di edifici che si erge alle spalle di Porta Garibaldi ha letteralmente ridefinito la fisionomia del capoluogo lombardo, catapultandolo, nel giro di pochi anni, in una dimensione internazionale - prima sconosciuta - anche dal punto di vista architettonico. Milano, ora, ha uno skyline degno di essere chiamato tale, ha dei nuovi spazi, un nuovo auditorium e ha completamente riqualificato una zona che, solo pochi anni fa, non era in grado di offrire pressoché nulla ai propri cittadini. Non solo, ha dato il via ad un circolo virtuoso che ha portato alla realizzazione, nel raggio di pochi isolati, di edifici come il cosiddetto Bosco Verticale, primo esperimento al mondo di grattacielo espressamente progettato per ospitare piante e alberi, in quantità paragonabili a quelle di un giardino. Nessuno ci aveva mai pensato prima, nessuno sa come evolverà quello che è, a tutti gli effetti, un esperimento, un oggetto la cui conservazione dipenderà dallo sviluppo e dall’adattamento di una infinita serie di esseri viventi. Quella stessa vita che potrete sentire pulsare tra le vostre gambe, ogni volta che spalancherete il gas a bordo della vostra VITPILEN, grazie ad un monocilindrico dalle caratteristiche di erogazione e potenza realmente eccezionali. Un motore che soltanto qualche anno fa sarebbe sembrato impossibile da realizzare, il cui comportamento è fortemente influenzato - in positivo - da un’elettronica in grado di smussare gli aspetti meno “urbani” (per l’appunto) di un’architettura di questo tipo. Se vi aspettate un grosso mono, scorbutico e con così tanto freno motore da farvi venire il mal di mare, vi sbagliate di grosso. Grazie al ride by wire, i tecnici austriaci che l’hanno progettato (parliamo dello stesso 690 che equipaggia la KTM Duke) hanno saputo rendere il suo comportamento perfettamente lineare e godibile in ogni frangente di guida. La potenza arriva in modo progressivo, con un allungo impressionante, che vi farà dubitare sia soltanto uno il cilindro montato dentro al telaio a traliccio che stringete fra le gambe. La stessa elettronica che è usata per far funzionare il cambio, dotato di funzione quickshifter anche in scalata e che ben si adatta pure a un uso meno sportivo. In Husqvarna lo chiamano “easy shift”, cambiata facile, ed è proprio in dettagli come questi che sta l’essenza stessa del progresso. Semplicità di utilizzo, tecnologia al servizio dell’uomo. Le cose belle del passato, fatte meglio. La novità del futuro, senza dimenticare da dove veniamo.