Meoni
L'incidente, i compagni, la decisione di continuare, le parole di Piero Batini
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L'incidente, i compagni, la decisione di continuare, le parole di Piero Batini
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E’ morto Fabrizio Meoni. A quest’ora sapete tutto, anche se non c’è da sapere molto, se non che Fabrizio non c’è più. E’ caduto al km 184,96 della speciale tra Atar e Kiffa, nel tratto di pista che molti hanno ritenuto il più bello di tutta la gara, fin’ora, e che resterà legato ad uno degli eventi più brutti del’intera storia di questa corsa.
I medici di Fidelia Assitance, responsabili dell’assistenza della Dakar, ritengono, per voce del loro direttore Christian Noel, che Fabrizio Meoni sia morto sul colpo per una lesione della base cranica e la frattura della colonna a livello delle cervicali.
Appena caduto, Meoni è stato raggiunto dai compagni che viaggiavano alle sue spalle, Esteve, Coma e Fretigné. Quest’ultimo ha acceso la sua radio balise, ed è rimasto al suo fianco. Il primo elicottero di soccorso è giunto sul luogo della tragedia circa 20 minuti dopo. I medici hanno tentato di rianimare Meoni con un massaggio cardiaco di 45 minuti, invano. Alle 11:11 Fabrizio è stato dichiarato deceduto.
Il corpo di Meoni è stato trasportato al bivacco di Atar, quindi all’ospedale militare di Nouakchott da dove rientrerà in Italia, via Parigi, stanotte. Per non rallentare le proecedure di rimpatrio e per stare accanto alla figlia Chiara, di due anni, la moglie Elena ha deciso di non scendere a Nouakchott. Nel suo ultimo viaggio di ritorno dal’Africa Fabrizio è accompagnato dall’amico del cuore Federico Milighetti, che era venuto a sostenere il suo ed il nostro Campione nella sua ultima Dakar da pilota.
In Italia Franco Acerbis, il rappresentante per l’Itaia della corsa, si è attivato per essere al fianco della famiglia di Fabrizio Meoni per ogni tipo di necessità.
I compagni delle squadre ufficiali KTM non volevano continuare, ma Cyril Despres, attuale leader della corsa, che aveva scambiato con Meoni la promessa di portare le loro moto sul podio di Dakar, si è fatto portavoce della richiesta di neutralizzare la corsa fino a Bamako, che i piloti raggiungeranno con un ponte aereo, da dove riprenderà fino a Dakar.
Io non ho altro da aggiungere. Come molti di voi ho perso un amico, e certamente non c’è bisogno di descrivere un uomo che era quello che tutti potevano vedere, e che per questo era diventato uno degli atleti più amati di questo strano pianeta che vive nei rally africani.
Non riesco a trovare pace e non riesco a fare a meno di pensare all’aldilà. Ed immaginare che Richard Sainct, morto tre mesi fa durante il Rally dei Faraoni, sia andato ad aprire la porta del Paradiso all’amico Fabrizio, dicendogli “Non ti aspettavo tanto presto!” Noi qui non riusciamo a non pensare a sua moglie Elena, a Gioele ed a Chiara.
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