Sei Giorni 2013: la Sardegna un esempio nella promozione dell’Enduro
La Sei Giorni del centenario
Il “modello Sardegna” dimostra che l’enduro, se ben gestito grazie anche a una corretta comunicazione, può essere una risorsa economica vitale in particolare per le aree montane e con una forte vocazione turistica.
Ne abbiamo discusso con Alessandro Marzi, architetto pianificatore olbiese, che dal 2011 è referente della Federazione Motociclistica Italiana (FMI) nell’isola per promuovere e organizzare al meglio questa importante manifestazione.
La FMI – in particolare il suo presidente Paolo Sesti e il coordinatore nazionale dell’enduro Franco Gualdi – hanno creduto moltissimo in questo progetto che darà grande visibilità al nostro Paese e alla bellissima Sardegna: sulla Six Days 2013 cadrà lo sguardo degli appassionati di tutto il mondo dal 30 settembre al 5 ottobre, quando andrà in scena l’edizione numero 100 della celebre gara di enduro per squadre.
A che punto sono i preparativi a un mese dalla partenze della Sei Giorni?
«I percorsi, le autorizzazioni sono a posto. La prossima settimana entriamo nella fase esecutiva, tornerà in Sardegna lo staff della FMI al completo. Allestiremo il paddock e preparemo i tracciati, rifinendo le prove speciali, che sono già stabilite, ma verranno ulteriormente pulite e preparate»
E’ un lavoro che parte da lontano.
«Sì, abbiamo iniziato nel 2011 a lavorare alla Sei Giorni, collaborando con tutte le amministrazioni locali per conoscere il territorio e le varie problematiche».
Su quanti chilometri si sviluppa la gara?
«Ogni giorno i piloti percorreranno 250 chilometri su tre anelli differenti. Avremo un percorso più vicino al mare, costiero, uno intermedio e uno interno. La finale si svolgerà nella pista di cross di Tempio Pausania.
La ricerca del percorso è stata difficile, abbiamo svolto studi ambientali approfonditi e dialogato con gli enti per ottenere tutti i permessi. Sull’isola ci sono vincoli ambientali non indifferenti da rispettare e una sensibilità forte dei sardi verso l’ambiente».
La Sardegna si presta benissimo alla pratica dell’enduro.
«La morfologia del territorio aiuta e si presta alla pratica di questo sport. Da Olbia si parte dal mare e in pochi minuti si sale in montagna, per fare un esempio. Il granito poi costituisce una base favolosa per fare fuoristrada sia col bagnato che con l’asciutto».
La Costa Smeralda, dopo le gare veliche e i suoi ricchi equipaggi, ospita le moto da enduro. Come siete riusciti a ottenere questo risultato, per molti versi inaspettato?
«La Sardegna vive la stagionalità legata all’estate. Un evento sportivo a fine stagione è ben visto dalle amministrazioni locali, che hanno ritenuto una gara come la Sei Giorni un ottimo modo di chiudere la stagione turistica 2013. Una volta c’erano solo le regate veliche in questo periodo. L’enduro è un’ulteriore boccata d’ossigeno per l’economia della Sardegna e per questo è ben visto da tutti».
Diamo onore al merito di chi accoglie a braccia aperte questo sport.
«Sicuramente la Gallura tutta accoglie volentieri gli sport motoristici, a partire dai rally automobilistici. Anche motocross ed enduro sono sempre stati amati in Sardegna, ma soprattutto negli ultimi anni si è capita l’importanza di questo sport.
Oggi è visto come una risorsa turistica che va da settembre a giugno, non è più visto come lo sport dei “banditi”, ma come una disciplina sana che porta nell’isola ogni anno tanti campioni di fama internazionale che scelgono la Sardegna per allenarsi e divertirti in uno scenario fantastico».
Quali sono i Comuni e gli enti che hanno dato la propria adesione all’evento promosso dalla FMI?
«Innanzitutto Olbia che è in prima linea in tutto l’evento, poi Golfo Aranci, Padru, Loiri, Ala dei Sardi, Telti, Calangianus, Sant’Antonio di Gallura, Arzachena e Tempio.
Si sono tutti impegnati tantissimo, consci del ritorno mediatico mondiale che la Sei Giorni garantirà. Anche l’Ente Foreste Sardegna, che gestisce tutti i demani regionali, ha fatto un ottimo lavoro. Ci ha messo a disposizioni tecnici e operatori per lavorare al recupero di diversi percorsi, chiedendoci in cambio un canone di locazione assolutamente accettabile. Anche GEASAR, che è l’ente aeroportuale di Olbia, è partner ufficiale nella logistica e ci dà una grande mano. L’autorità portuale del Nord Sardegna, presso i moli crociera dell’Isola Bianca, ospiterà il paddock.
Anche la Regione Sardegna ha compreso l’importanza che può avere una gara di enduro di questo livello, e l’Agenzia Sardegna Promozioni (braccio operativo dell’Assessorato al turismo della Sardegna) in particolare, ha appoggiato dal principio l’organizzazione dell’evento. Il governatore della Regione, Ugo Cappellacci, ci è stato vicino».
Tutta questa partecipazione in previsione di grandi numeri: quanti appassionati arriveranno per la Sei Giorni?
«Si parla di oltre 10.000 persone, solo gli addetti sono 4.000. Credo che arriveremo anche a 20.000 persone. Molti appassionati, specie italiani, si stanno muovendo ora per prenotare».
I traghetti saranno pronti per supportare un'affluenza così importante? E con che prezzi?
«La FMI ha stretto un accordo con Corsica Ferries per mettere a disposizione le proprie navi a seconda delle richieste e con un prezzo agevolato, quindi non dovrebbero esserci problemi».
E dopo la Sei Giorni, cosa ne sarà dell’enduro in Sardegna?
«Già diversi Comuni si sono fatti avanti con la FMI per avere gare nel corso del 2014. Il dialogo con il territorio e con le amministrazioni locali ha dato i propri frutti, anche perché ci siamo impegnati in modo molto serio nel ripristino dei percorsi dopo la gara.
Abbiamo studiato anche la raccolta differenziata dei rifiuti durante la Sei Giorni, l’attenzione verso l’ambiente è infatti il migliore biglietto da visita con le istituzioni per gli eventi che verranno in futuro».
Però bisogna anche stare attenti a non rompere un equilibrio delicato, non si corre il rischio di un ritorno mediatico sin eccessivo con una gara così famosa?
«L’enduro è un’ottima fonte di richiamo turistico e la Sardegna potrà diventare la California d’Europa per il clima e per i percorsi. Ma questo può avvenire solo se si chiedono i permessi e si mantiene vivo il rapporto con gli enti e con le istituzioni. È un equilibrio delicato, bisogna stare attenti e muoversi con prudenza e rispetto».
La FMI ha creduto fortemente nel progetto Sardegna.
«Sì, il presidente Paolo Sesti e il coordinatore nazionale dell’enduro Franco Gualdi hanno creduto moltissimo in questo progetto. Sesti in particolare conosce molto bene le dinamiche di questa regione e ha rispettato fino in fondo le promesse fatte in Sardegna, con le istituzioni e con tutti gli enti.
Lo dimostra la presenza in regione di Daniela Taschini, che è sul territorio a nome della Federazione dal mese di febbraio al fine di allacciare un rapporto vero e costruttivo con tutti gli enti coinvolti».
I percorsi sono top secret, ma sveliamo comunque qualche dettaglio generale ai lettori- piloti che verranno in Sardegna per correre la Sei Giorni.
«I percorsi sono tecnici e mostreranno paesaggi indimenticabili. Ovviamente la Sei Giorni è una gara storica di enduro, che cercherà di appagare tutti, campioni e amatori. Certo, se poi qualche pilota con meno allenamento non riuscirà a portare a termine i sei giorni di gara, potrà sempre godere del mare della Sardegna, e per lui e la sua famiglia ci saranno una serie di eventi collaterali bellissimi.
In ogni caso andranno a casa soddisfatti. E con il desiderio di tornare presto sulla nostra isola».
A tutti gli appassionati ricordiamo che, durante la Sei Giorni, sarà assolutamente proibito accedere con la propria moto ai percorsi di gara, compresi i trasferimenti. Questo per evitare inutili rischi ai piloti in gara.
bravi ragazzi
amministrazioni... ambientalisti ecc...
Inutile vietare vietare e vietare.Qui serve regolamentare seriamente queste discipline e rilanciare in modo intelligente queste specialità che nei territori "storici" dove sono nate vengono sempre più spesso contrastate e proibite