EuroVespa: a caccia del Guinness World Record con la PK 50
Ogni storia ha un inizio. Questa, forse, inizia nell'estate del 2009, mentre passavo le mie serate sfogliando la guida Routard dell'Argentina; nella stanza accanto, il mio amico e coinquilino studiava la Lonely Planet sull'Australia. Ogni tanto mi alzavo e andavo a trovarlo per scambiare qualche idea e qualche parere. Sul suo comodino notai un libro dal titolo curioso. Brum brum. Cos'è? La storia di un tizio che ha girato il mondo in Vespa, Giorgio Bettinelli. Gran libro, te lo presto.
O forse l'inizio di questa storia è più recente: primavera 2010. Il mio vecchio esausto scooter, messo alla frusta dalle scorribande adolescenziali di mio fratello minore, mi abbandona. Sono a piedi e ho bisogno urgente di due ruote per andare a lavorare. Un amico mi propone la sua vecchia Vespa PK 50: “E' un po' vecchia, deve fare il collaudo, ma è a posto – mi dice – per 150 euro è tua, io non la uso più”. Io non ho mai guidato una moto a marce; in effetti, non sono mai stato nemmeno un motociclista e il primo scooter l'ho preso a diciotto anni, dopo la patente. Ma la Vespa mi piace e mi serve: la prendo al volo.
Uno più uno, più un bel po' di interessi che si sono affastellati negli anni intorno alla cara vecchia Europa, più le idee di viaggio che si sono saldate una con l'altra come le linee del pennarello sulla carta stradale: così, l'anno scorso, è nato Eurovespa.
La scorsa primavera ho cominciato seriamente a considerare l'idea di toccare tutti i paesi dell'Unione Europea, più i paesi candidati e quelli considerati candidati dalla stessa UE. Senza barriere, dogane, visti. Alla scoperta dell'Europa, al di là della politica e della burocrazia. Un viaggio lento, lungo strade secondarie e piccoli paesi. Un viaggio vecchio stile, in onore di Bettinelli: in solitaria, senza navigatore; si va avanti con cartine e domande ai passanti. Una tenda e un sacco a pelo da usare il più possibile. Per scoprire, conoscere, capire, attraversare. Dall'Italia alla Turchia, attraverso i Balcani, e da lì verso nord, fino alla Finlandia, alla Svezia e, di rientro, alla Danimarca. Quindi verso Est, fino alle isole Britanniche e poi giù, verso la penisola Iberica e dal Portogallo il ritorno, dopo tanti chilometri e parecchio tempo, a casa. Questo è il piano, la teoria, la linea tracciata sulla mappa. Ma le mappe, dice Paolo Rumiz – uno che coi suoi libri l'Europa me l'ha fatta sognare – non servono a orientarsi, ma a sognare il viaggio nei mesi che precedono il distacco. Il sogno è stato fatto e la partenza è ormai prossima. Da mesi, ormai, non penso ad altro: quanti giorni, quante frenate, cambiate, cadute, salite, curve, discese, ore di noia, freddo, momenti di euforia: la strada. Saranno oltre 16.000 chilometri, e se arriverò a destinazione, sarà il nuovo Guinness dei Primati nella categoria “Longest Journey on a 50 cc”.
A inizio marzo ho fatto un giro di prova: Savona - Lugano e ritorno. Un piccolo assaggio: calcoli sul carico, sui consumi, sul grado di resistenza di polsi, gambe, culo. Sulla via del ritorno ho fatto la prima esperienza di guasto lungo la strada: previsto, dal momento che ancora non avevo nemmeno cominciato a mettere mano alla parte meccanica della Vespa. E' servito anche quello. E ho anche scoperto che non importa quanto sia sperduto il luogo in cui ti fermi: mentre spingi la Vespa lungo la carreggiata incontrerai sempre un vecchietto che ti dirà: ai miei tempi avevo la Vespa anche io! Ti dirà la sua su carburazione, candela, miscela... e si proporrà di fartela ripartire. Se non cade mentre ci prova, può anche funzionare.
I primi di novembre mi metterò in viaggio: avrò con me il bagaglio indispensabile, più le cartine stradali, più qualche pezzo di ricambio che nel frattempo, grazie alle lezioni dei ragazzi dell'officina, ho imparato a sistemare e il necessario per riuscire a guidare tante ore senza morire fradicio e congelato. Qualche quaderno che farà da Log Book per il Guinness (insieme a un dispositivo Spot GPS, che traccerà il percorso senza che io possa vederlo), un notebook per aggiornarvi qui su Moto.it, ovviamente la macchina fotografica e la consapevolezza che sarà un viaggio faticoso e forse, a volte, difficoltoso. D'altra parte, la chiamano avventura, no? Brum brum, Simone.
Io e Peyton siamo quasi pronti. Peyton è la Vespa, come Peyton Manning, campione di football americano; qualche anno fa, operato al collo, lo davano per finito, il suo storico team l'ha scaricato. Lui si è ripreso, è tornato il campione di prima e qualche sera fa ha infranto il record di touchdown pass di tutti i tempi in Nfl. Non avevo ancora deciso come battezzare la moto, ma mentre guardavo la partita mi sono illuminato: cara vecchia Vespa, anche tu eri data per finita eppure eccoci qui: pronti per la strada e chissà? Forse anche noi riusciremo a battere il nostro piccolo record.
Simone Sciutteri
Auguri
Vespa