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L'analisi tecnica dei tempi di MotoGP, Moto2 e 125

- Analizziamo tempi e condizioni tecniche dei piloti. Stoner l’unico sotto al 56”, Lorenzo velocissimo e in forma, Rossi un problema nel terzo settore. Poi Moto2 e 125 | M. Temporali, Losail
L'analisi tecnica dei tempi di MotoGP, Moto2 e 125


ANALISI MOTOGP


Casey Stoner non ha cambiato il modo di affrontare il turno di prove. E’ il pilota che ha girato meno di tutti, con soli 17 giri all’attivo (contro la media dei 22-23 degli altri piloti) e il “tempone” l’ha stampato subito al nono passaggio, anziché negli ultimi due giri disponibili come gli altri. Per ben 5 volte è sceso sotto al muro del minuto e 56”, col miglior crono di 1’55”500. Tutto ciò nonostante al decimo passaggio sia stato costretto a fermarsi ai box per un manicotto dell’acqua del motore della sua Ducati, che trafilava acqua, essendo perciò costretto a terminare il turno con la seconda moto.

Chi non ha lasciato molti dubbi sulla sua forma è Jorge Lorenzo, secondo tempo. Non ha il passo di Valentino Rossi, ma il problema alla mano infortunata faceva pensare a una difficoltà maggiore. Bisognerà verificare se avrà la tenuta per la gara. Per lui, cinque passaggi sul ritmo dell’1’ e 56” basso e pochi giri (20 in tutto) se si considera che nel 2009 era il pilota che percorreva più chilometri in ogni turno di prove.

Rossi è il più veloce al T1, ma perde 4-5 decimi nel terzo settore e nell’ultimo lascia un altro paio di decimi

Valentino (23 giri, più di tutti con Dovizioso ed Hayden) gli è a soli 2 millesimi, ma conta ben 13 passaggi in 56” quasi netto che fa pensare possa rompere il muro per scendere in 55” se riuscirà a sistemare i problemi che la sua moto evidenzia nel terzo settore di pista. Rossi è infatti più veloce di tutti al T1, ma perde in media 4 decimi (a volte sono anche 5) nel terzo settore e anche nell’ultimo ci lascia un altro paio di decimi.
La parte finale del tracciato è caratterizzata da curve più aperte e veloci, si usano terza e quarta marcia (la prima parte è invece tutta da seconda) e ci sono allunghi importanti dove anche l’accelerazione del motore conta.

Dovizioso è quarto, primo dei piloti Honda, ma staccato nettamente dai primi tre: quasi un secondo e due il suo ritardo da Stoner, ma ha una moto che si ripresenta in testa alle classifiche delle velocità massime, con 319km/h (il record in Qatar è dello scorso anno con Pedrosa che ha toccato i 338,557 km/h); un evidente segno di indebolimento dei motori MotoGP con l’arrivo dei propulsori contingentati.
Le 4 Yamaha (con la media dei 313 km/h) occupano gli ultimi otto posti della classifica, dietro alle due Suzuki.

ANALISI MOTO2


Parecchi piloti in pista, che derivano da scuole differenti: 125 e 250, e motori a 4 tempi, Superstock e Supersport. La classifica dà ragione ai primi, più efficaci e incisivi. De Angelis, in testa, l’unico a guidare visibilmente “di cattiveria” la sua Force GP210. Ha compiuto 4 giri in 2’03” basso con relativa disinvoltura. Non evidenzia alcun vantaggio nei singoli intertempi, anzi, a volte non è nemmeno il più veloce, ma ha la capacità di compiere il giro ideale, al contrario degli altri piloti che hanno i 4 intertempi molto buoni ma non riescono ad allinearli nello stesso giro. I Piloti ex 125 sono tutti col fiato addosso al sanmarinese: Redding, staccato di 6 decimi, Simon, Aegerter, Bradl. Rolfo, subito alle spalle, è il pilota della zona alta che più ha faticato, compiendo due giri buoni solo alla fine del turno, dove ha tolto ben un secondo rispetto ai tempi fatti segnare nei primi 19 giri.

Le squadre sono così indietro coi lavori che la sensazione è che oggi tutto possa cambiare alla velocità della luce

La sensazione è che oggi tutto possa cambiare alla velocità della luce: le squadre sono così indietro coi lavori che basta un turno per vedere risalire un pilota che in questo momento è magari ventesimo. Come Claudio Corti, ad esempio (19esimo), o Niccolò Canepa, ventottesimo, che prende quasi 2 secondi e mezzo dal suo compagno di squadra. Le prime tre moto in classifica hanno nomi diversi: Force GP210, Suter e RSV, segno che l’equilibrio tecnico non manca. La più bella del lotto resta però Bimota, diciassettesima col tailandese Wilairot.

I motori Honda non hanno evidenziato problemi in questo primo turno di prove
, dove hanno mostrato prestazioni diverse, con velocità di punta contenute fra i 261 km/h (Baldolini, al decimo posto) e 270,8 km/h (per la moto di Talmacsi, nono posto), ma dove sono complici scie (e sono tante, viste le numerose moto in pista), rapporti di trasmissione finale, aerodinamica e corporatura del pilota. Certo fa un po’ strano vedere che le Bimota si prendano dai 16 ai 20 km/h dalle moto del Team Speed Up ed Elias abbia la settima e ultima velocità (su 41 moto…). Di lavoro da fare ce n’è davvero ancora parecchio.

Parecchi piloti in pista, che derivano da scuole differenti: 125 e 250, e motori a 4 tempi, Superstock e Supersport. La classifica dà ragione ai primi

Per il momento siamo lontani circa un secondo e mezzo dai tempi fatti lo scorso anno in gara dalle 250, mentre ricordo che il giro veloce fatto segnare sempre in gara dalle Supersport anno 2009 è di Andrew Pitt (Honda) in 2’02”577 (si è corso a marzo con il 44% di umidità, 31 gradi di temperatura dell’aria e 53 dell’asfalto, rispetto al 32% di umidità di ieri, con 27 gradi per aria e asfalto). Le velocità massime raggiunte dalle Supersport erano racchiuse fra i 275-280 km7h. Ovviamente i dati vogliono solo aiutare a comprendere meglio dove posizionare, in questa fase di avvio, la categoria della Moto2.

ANALISI 125


Solo 26 moto, con 19 Aprilia, 4 Derbi (che sono sempre Aprilia…), 2 Lambretta (ex Loncin) e una Honda. E il bello è che le quattro Derbi si sono posizionate davanti a tutti. Espargaro, il pilota più maturo e completo del momento, ha sparato un 2’07”218 che hanno saputo avvicinare solo Vazquez e Marquez. La differenza è tutta contenuta nel T1 e T2, dove le curve strette e i cambi di traiettoria a Pol riescono nettamente meglio. Se il piccolo Marquez riuscisse a mettere insieme nello stesso giro i suoi migliori intertempi, allora rischieremmo di vederlo navigare davanti a tutti e pure con un minimo vantaggio. Ma siamo solo al primo turno di libere, all’appello mancano ancora un paio di secondi tondi, dato che Smith, nel 2008, segnò un ottima pole in 2’05”242. Proprio il pilota inglese è stato la delusione del primo turno di prove, soltanto dodicesimo con 2” e 7 di ritardo. Le nuove leve come Folger, Schrotter, Kornfeil mancano all’appello. Così come pure Savadori è solo diciottesimo, ma nel suo caso il disturbo al polso per la frattura nei test invernali ancora lo disturba, tanto da costringerlo a fermarsi a metà sessione.

La "carena" di Max
La "carena" di Max

Punterei un occhio invece sul debuttante Alberto Moncayo, 18 anni, campione uscente del CEV, grintoso come un leone. Il ragazzo, quattordicesimo, ha stoffa e sorprenderà. Purtroppo l’Italia schiera solo 3 piloti (Moretti,del Team Fontana, si aggiungerà solo dalla gara di Jerez). Quindi Savadori, Marconi e Ravaioli qui in Qatar,con il più veloce (Savadori) staccato di 5 secondi e mezzo dalla testa. Se in gara entriamo in zona punti sarebbe già un successo…

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