L'analisi tecnica del GP di Le Mans
ANALISI 125
Qui a Le Mans la differenza tra gomme morbide (Terol, Aprilia) e dure (Espargarò, Derbi) non ha dato l’idea di essere sostanziale. 24 giri che però non hanno avuto un ritmo sempre forsennato, ma altalenante. Espargarò ne aveva di più, dopo il primo sorpasso su Terol avrebbe potuto tirare immediatamente per allontanarsi. Probabilmente non ha letto le indicazioni dei box, che davano Terol già staccato di più di mezzo secondo. In fondo al curvone ha rallentato, per farsi superare dall’Aprilia di Martinez che credeva avere attaccato alla coda (invece era lontana almeno una trentina di metri) e lasciargli così condurre nuovamente la gara.
Si è passati dal tempo di 1’44”0, a 1’45”6, per poi scendere a 1’43”9 e risalire a 1’45”5… Tutto tra il 14° e il 17° giro. Espargarò ha vinto di forza, senza testa né astuzia. Ma per diventare grande non basta. Terol, invece, assomiglia a Pedrosa vecchia maniera: vince solo se in fuga. In staccata è troppo vulnerabile, non ha cattiveria. Ma dei due è il pilota più razionale e con più testa; al Mugello potrebbe tornare a vincere perché sul lungo rettilineo la spunta chi ha una moto veloce ed esce secondo dall’ultima curva.
Dalla zona podio, chi merita voti pieni nonostante sia sul gradino più basso, è Marc Marquez, che è stato ad aspettare il momento propizio degli ultimi giri prima di attaccare e superare Smith e Vazquez, consapevole che il dolore alla spalla ancora non gli consentiva di essere al top. Gran bella maturità, studia da campione. Bravo il suo team manager, Emilio Alzamora. Marquez, il più giovane dei tre coi suoi 17 anni, è stato l’unico a parlare ai microfoni della televisione in italiano per esprimersi subito dopo davanti alla stampa internazionale, in lingua inglese. Davvero un piccolo professionista.
MOTO2
Le 41 moto al via e il livello equilibrato fra moto e piloti, comporta incidenti spettacolari e pericolosi, soprattutto in partenza. Personalmente credo che anche l’avvio per
il giro di ricognizione sia una trappola infernale per i piloti: c’è chi parte adagio, anzi, pianissimo, chi scatta col motore a 15 mila giri… In questa caotica fase può accadere di tutto. Sarebbe forse il caso di far partire una fila per volta con un minimo intervallo tra una e l’altra. La direzione del GP non ha applicato, come il più delle volte è solita fare (specie in Motogp), la discrezione della pena nella valutazione della partenza anticipata di Alex Debon. Dalle immagini rallentate si percepisce una “vibrazione” in avanti della ruota, dentro i limiti della riga bianca. Davvero una sensibilissima percezione di movimento, dalla quale il pilota francese non trae il minimo giovamento. Poteva fare una gran gara in casa e invece è finito per pagare dazio col ride through.
L’esperienza in Motogp di Elias l’ha portato a condurre anche stavolta una gara da pilota completo e veloce. Ad ogni avvicinamento di Simon, ha risposto con un giro veloce, per ristabilire le distanze. E’ anche l’unico a dare l’idea di affrontare la corsa senza essere “appeso a un filo”. Non ha mai commesso una sbavatura. E pensare che nella classifica delle massime velocità raggiunte nel week end è solo 30°, con 252,6 km/h, contro i 261,7 km/h di Iannone.
MOTOGP
Stoner deve imparare ad andare piano quando occorre. E’ partito male, al primo passaggio
accusava 1 secondo tondo di ritardo da Rossi, in testa alla corsa. Ma ne mancavano altri 27, aveva il tempo di recuperare mezzo decimo di secondo al giro per vincere. Invece, prima di cadere, all’inizio del terzo passaggio, al T1 aveva segnato il tempo di 21,888 secondi, contro i 22,061 di Rossi, i 21,998 di Lorenzo e i 22,051 di Pedrosa. Casey aveva cambiato marcia per recuperare.
E’ rara la dinamica della sua caduta: in uscita di curva la gomma dietro “ha spinto” sull’anteriore, che ha perso aderenza. Questa è la spiegazione tecnica di Guareschi, team manager. A chiunque abbia visto la televisione sarà sembrato invece avere perso la gomma dietro in accelerazione. Stoner deve aprire gli orizzonti della sua mente per interpretare ogni gara con la giusta misura. Per ora usa sempre la solita tattica: giù il testone, più veloce della luce. Bello, emozionante, ma lasciamolo fare ai ragazzini della 125.
Oggi che tra le due squadre del Team Yamaha non avviene più lo scambio dei dati, Lorenzo ha sempre la moto più a posto di Rossi. In Qatar, a Jerez e qui a Le Mans, sempre perfetto, su un
binario e veloce. Più di chiunque. Difficile capire la situazione, ma il ragionamento fila su una strada a senso unico: la squadra di Lorenzo batte quella di Rossi, almeno in queste prime tre gare. Rossi è sempre velocissimo, ma la sua moto si muove in uscita dalle curve e si vede. Nella fase
centrale di gara Lorenzo ha stampato 8 giri in successione in 34” e mezzo, 34” alto; Valentino ne conta solo 3 in successione, in 34” alto. 23 anni, contro 31. 2 titoli mondiali contro 9. Forse anche questo vuole dire qualcosa. La butto lì: non accadrà mai, è praticamente impossibile, ma, se al Mugello Lorenzo dovesse battere Rossi, allora lo spagnolo vincerà il suo primo titolo in Motogp. Ma, ripeto: il Mugello è la prova del fuoco.
Lorenzo -Valentino
Gabrylacchy
Rossi Lorenzo e Stoner
Non è che Stoner è stato un eccezione nel 2007? A parte quell'anno il resto della sua carriera è stato una caduta si e l'altra pure...