Corse e ricorsi. Il GP d'Australia
GP AUSTRALIA: Ecco un GP da non perdere per nulla al mondo. Perché Phillip Island è un circuito da pelle d’oca, in uno scenario a dir poco spettacolare, con l’oceano a fare da sfondo. Perché la gente è molto appassionata, cordiale, sempre disponibile a fare due chiacchiere. Perché nel paddock si incontrano campioni del mondo straordinari, come Mick Doohan, Wayne Gardner, Casey Stoner. E spesso si assiste a imprese memorabili. Ecco le principali nei miei ricordi, ma sicuramente ne dimentico qualcuna...
1998: VITTORIA E TITOLO PER DOOHAN
Nel 1998, il GP d’Australia è il penultimo appuntamento stagionale: a Mick Doohan basta un piazzamento per conquistare il suo quinto titolo consecutivo in 500. Mick, però, come suo solito non si accontenta, forza e vince il GP: quando sale sul podio, sotto di lui c’è una marea di appassionati – paragonabile all'invasione del Mugello – con le bandiere australiane, tutte per lui. Per la prima volta nella mia vita, vedo Mick emozionarsi, mentre con la mano fa segno “5 titoli mondiali”: ancora oggi, mi viene la pelle d’oca a pensarci.
2000: JACQUE BEFFA NAKANO
Olivier Jacque e Shinya Nakano, compagni di squadra nel team Tech3 di Erve Poncharal, si giocano il mondiale 250 in sella alla Yamaha. Non ricordo esattamente quanti punti di differenza ci fossero tra due in classifica, so per certo che chi arrivava davanti avrebbe conquistato il titolo. Ecco, nel 2000 va in scena una delle gare più incredibili, con una tattica di Nakano a dir poco scellerata, sfruttata alla perfezione da Jacque: il giapponese sta davanti per 25 giri, è lui a impostare il ritmo, con il francese sempre incollato al suo codino. Si va avanti così fino al rettilineo finale, quando Olivier, sfruttando la scia, beffa il compagno di squadra sul traguardo per 14 millesimi! Ok, si potrà dire che perdere un mondiale per 14 millesimi è sfortuna, ma la realtà è che quella di Nakano fu una tattica “kamikaze”, perché permise a Jacque di studiare perfettamente la situazione per 25 giri, di provare la volata ogni volta che transitava sul traguardo, senza che al compagno di squadra sorgesse il benché minimo dubbio. Mai visto una cosa simile.
2001: ROSSI COME DOOHAN
Valentino Rossi fa come Mick Doohan (che ha sostituito in sella alla Honda NSR 500): a Phillip Island gli basta un piazzamento per conquistare il titolo, ma il fenomeno di Tavullia vince anche il GP, battendo al termine di una volata leggendaria Max Biaggi (secondo a 0”013) e Loris Capirossi (terzo a 0”581), in uno dei GP più entusiasmanti per i piloti italiani e, ovviamente, per Rossi in particolare. Quella di Valentino è una dimostrazione di forza tecnica e psicologica impressionante: tanto per fare un paragone con un grandissimo campione attuale, Marc Marquez non ha ancora conquistato il titolo della MotoGP tagliando anche per primo il traguardo. Per riuscirci devi essere un fenomeno assoluto. Proprio come Valentino Rossi.
2003: ROSSI PRIMO ANCHE SE PENALIZZATO
Un’altra impresa memorabile di Valentino Rossi. Per un sorpasso in regime di bandiere gialle, Rossi viene penalizzato di 10 secondi, che gli vengono segnalati sulla lavagna mentre è al comando, davanti a Loris Capirossi. La vittoria sembra ormai impossibile, ma Valentino inizia a spingere come un forsennato, fino a tagliare il traguardo con 15” di vantaggio sulla Ducati di Loris, sufficienti per conquistare il GP al di là dei 10 secondi inflitti dalla direzione corsa.
2004: IL PRIMO TITOLO CON LA YAMAHA
Nel 2004, si arriva a Phillip Island, penultimo appuntamento della stagione, con Valentino Rossi che potrebbe accontentarsi di un secondo posto per conquistare matematicamente il titolo. Ma Valentino, come suo solito, non si accontenta e con il rivale Sete Gibernau dà vita a una sfida fatta di sorpassi e controsorpassi fino all’ultimo giro, con Rossi primo sotto la bandiera a scacchi per 0”097 sullo spagnolo. Un’altra pagina che riempie il cuore: un pilota che prende simili rischi solo per il gusto di conquistare anche la vittoria non è normale. Una gioia per tutti quelli che amano il motociclismo.
2006: STORICO FLAG TO FLAG
Si inizia il GP con l’asfalto umido ma con i piloti che montano comunque le slick, ma dopo un po’ di giri inizia a piovere forte e si rientra ai box per quello che verrà ricordato come il primo “flag to flag” della storia del motociclismo. Ecco quindi che lo strepitoso successo di Marco Melandri con la Honda del team Gresini entra di diritto nel libro dei primati: un’altra dimostrazione del talento del pilota di Ravenna, capace in quel frangente di controllare la moto meglio di chiunque altro in condizioni davvero critiche.
2011: ANCHE STONER NELLA LEGGENDA
Casey Stoner è imbattuto a Phillip Island dal 2007 e nel 2011 raggiunge un traguardo che difficilmente potrà essere replicato da qualcun altro: nel giorno del suo compleanno, Casey vince il GP e il secondo titolo mondiale, davanti al pubblico di casa. Semplicemente pazzesco. E, come era già successo per Doohan nel 1998, il rettilineo sotto il podio si riempie di migliaia di appassionati, per un colpo d’occhio indimenticabile. Sul podio assieme a Stoner salgono Marco Simoncelli (secondo podio e anche miglior risultato della sua carriera in MotoGP) e Andrea Dovizioso.
2013: UN ERRORE PAZZESCO
Nella passata stagione, la Bridgestone va in crisi: le gomme si sfaldano, non riescono a durare per tutto il GP e la gara viene accorciata. Ma non basta: viene reso obbligatorio il cambio moto e gomme, da effettuarsi tassativamente prima del decimo giro. Lo fanno tutti, tranne il capoclassifica del campionato Marc Marquez, che rientra ai box con un giro di ritardo, venendo poi inevitabilmente squalificato con la bandiera nera. Un GP purtroppo memorabile in “negativo” con una serie di errori – da parte della Bridgestone, della direzione gara e del box HRC – da festa del paese. Il GP d’Australia 2014 deve cancellare questo scempio.
Turconi
Poi Jampra