Corse e Ricorsi. Il GP di Misano
GP SAN MARINO E RIVIERA DI RIMINI: Dal 2007, il motomondiale è tornato nella riviera romagnola sul rinnovato circuito di Misano Adriatico, che non solo è stato allungato a 4226 metri, ma, soprattutto, ha cambiato senso di marcia: dal 2007 si gira in senso orario. Nel 2007 vinse Casey Stoner con la Ducati, nel 2008 e nel 2009 Valentino Rossi con la Yamaha, nel 2010 Dani Pedrosa con la Honda, nel 2011, 2012 e 2013 Jorge Lorenzo con la Yamaha in gare quasi sempre senza storia e piuttosto noiose, con il vincitore solitario sotto la bandiera a scacchi.
SHOYA TOMIZAWA
Intitolato a Marco Simoncelli, per me il circuito di Misano è purtroppo legato soprattutto alla morte di Shoya Tomizawa, caduto al “curvone” nei primi giri della Moto2. Quel giorno, il 5 settembre 2010, ero lì, proprio in quel preciso punto, perché volevo vedere dal “vivo” come i piloti della Moto2 affrontavano il “curvone”, il punto più difficile e rischioso del tracciato, quello che quando da appassionato vengo a Misano a girare con la mia Honda 250 mi crea più problemi e mi mette più in apprensione. Tomizawa era nel gruppone, quando perse il controllo della sua Suter venendo poi travolto da Alex De Angelis e Scott Redding, che se lo ritrovarono disteso sull’asfalto senza poter fare assolutamente nulla per evitarlo.
L’impatto fu tremendo e gli attimi successivi sono ancora ben nitidi nella mia memoria: Shoya esamine sul tracciato, l’intervento affannoso – e anche un po’ goffo – dei commissari di pista, il trasporto fuori dal tracciato, il disperato tentativo di rianimazione, la corsa dell’autombulanza. Fasi drammatiche, dall’esito purtroppo scontato, anche se il dottor Claudio Costa assicura che Tomizawa era ancora vivo quando venne trasportato all’ospedale di Riccione, dove morì dopo poche ore.
Tomizawa, nato il 10 dicembre del 1990, era un bravissimo pilota e un ragazzo simpaticissimo: dopo lo strepitoso e inaspettato successo nella gara inaugurale in Qatar, al GP successivo venne portato in trionfo da un collega spagnolo, Mela Chercoles, in un ristorante di Jerez de la Frontera, tra i prosciutti appesi sul soffitto, con Shoya incredulo, ma ebbro di felicità, con la sua faccia sempre allegra e divertita, quasi un fumetto, una caricatura.
Un bel personaggio, un pilota promettente: «mi aveva chiesto di tornare in Giappone a pregare, purtroppo non ha fatto in tempo» rivela commosso Max Sabbatani (ascolta il suo audio), il suo team manager con il quale passava moltissimo tempo, anche fuori dalle corse. Un abbraccio.
Mr70a+
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