Folla per Ben Spies a Milano
Si sa che tutti i top rider hanno legami spesso quasi viscerali con i loro sponsor principali. Sponsor che magari li hanno seguiti fin dagli inizi della carriera, e con i quali hanno diviso numerosi successi, se non addirittura uno o più titoli iridati. Prendiamo Ben Spies, l’uomo del giorno, per esempio. L’ormai celeberrimo Texas Terror, che l’anno prossimo sostituirà nientemeno che Valentino Rossi, e quindi affiancherà Jorge Lorenzo in seno al team ufficiale Yamaha, indossa da anni un casco HJC, marchio coreano che da anni è numero uno non solo sul mercato USA ma – come orgogliosamente sottolineato sul sito ufficiale dell’azienda– anche a livello mondiale.
Dal 1971, HJC produce caschi per motociclisti negli stabilimenti siti in Corea, Cina e Vietnam, che attualmente sfornano oltre un milione di pezzi l’anno. E ha accompagnato Spies, oggi 26enne, nella conquista di tre titoli nazionali consecutivi (2006, 2007 e 2008) nel Campionato AMA Superbike, prima di approdare nel Mondiale di categoria e vincerlo con autorità lo scorso anno, per poi andare meritatamente ad affiancare in MotoGP il suo amico “Texas Tornado” Colin Edwards nel team Yamaha Tech 3.
Sabato scorso, 11 settembre, HJC ha organizzato a Milano un incontro tra Ben e i suoi tifosi, con la collaborazione di Union Bike, il noto superstore di abbigliamento e accessori moto della famiglia Sacchi, che naturalmente rappresenta anche il marchio coreano.
La giornata dedicata ai tifosi è stata molto interessante a loro favore, visti anche gli sconti speciali organizzati da Union Bike su svariati articoli. Il più intrigante dei quali, secondo noi, era il nuovo, bellissimo integrale R-PHA 10 Ben Spies Replica (quello con la stella in cima: un vero guanto, provare per credere!), in vendita – ma solo per l’occasione - a 299 Euro (anziché 430), perdipiù autografato dallo stesso Ben.
Non solo, al centro del locale Union Bike ha allestito una divertente attrazione, tipicamente yankee: mentre due bravi bluesman creavano l’atmosfera di sottofondo, chi voleva tentare di vincere un casco autografato da Ben poteva saltare in sella al toro meccanico, e tentare di rimanerci – cronometro alla mano - il più possibile…
Ben è arrivato in via Tolstoj dopo mezzogiorno, accompagnato da Massimo “Majo” Meregalli,
che è stato suo team manager nel team Sterilgarda Yamaha WSBK e tornerà ad esserlo nel 2011 in MotoGP. Dopo un pasto veloce, prima di dedicarsi all’affettuoso assalto dei tanti tifosi presentatisi all’appuntamento, si è sottoposto anche all’inevitabile incontro con i giornalisti, per le domande di rito. Ecco le nostre:
Come giudichi la tua stagione attuale, fino ad ora?
«Beh, ovviamente sono contento sia dei due podi (3° a Silverstone e 2° a Indianapolis ) che della mia prima pole in MotoGP (Indianapolis). Ma ritengo di avere molto margine di miglioramento, quindi mi aspetto non solo altri podi, ma anche di riuscire a vincere»
Durante l’anno hai avuto l’opportunità di studiare i piloti più forti della MotoGP, visto che sempre più frequentemente (dal GP di Germania in poi, ndr) sei stato molto vicino a loro. Chi ti ha impressionato di più, e chi temi maggiormente nell’ottica del prossimo anno?
«Penso che al momento Lorenzo sia il migliore, ma Valentino è sempre Valentino, su di lui non ho alcun dubbio, sta solo passando un periodo di assestamento. Casey per me rimane un pilota eccezionalmente ricco di talento, quindi fortissimo. Quanto a Dani, quando parte come un razzo e scatta in testa diventa assai difficile prenderlo. Ed è un vero piacere vederlo guidare».
Quanto alle domande poste dai colleghi, è stato chiesto a Ben quanto egli contribuisca nello sviluppo del casco:
«Certamente capita di suggerire a chi ti fornisce l’abbigliamento come eventualmente migliorare qualche particolare, anche minimo. Anche in questo campo, naturalmente, c’è sempre spazio per far meglio»
E a chi gli ha chiesto quanto la sua popolarità sia cresciuta in patria, Ben ha risposto:
«Da noi il nostro sport non è così popolare come in Europa. Per quanto mi riguarda, nonostante io abbia vinto anche un mondiale e ora sia in MotoGP non è cambiato nulla, non è che la gente ti riconosca e ti fermi per strada. Per me, in ogni caso, conta molto di più che sia il nostro sport a crescere in popolarità».
Ben Spies
Ben Spies mi ricorda molto l'indimenticabile J.Dunlop e Troy Bayliss: esempi di etica motociclistica. Ma temo di non essere compreso. Ciao