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La MotoGP atterra a Jerez, tutti i segreti della pista spagnola

- Secondo appuntamento della stagione, ma certamente il primo per atmosfera, clima, pista, pubblico e passione. Tutte le notizie e le anteprime sul GP di Spagna | G. Zamagni, Jerez
La MotoGP atterra a Jerez, tutti i segreti della pista spagnola


JEREZ – Si torna in pista, finalmente. Terminate le bizze del vulcano islandese, arrivate le moto e tutto il materiale dal Giappone, il motomondiale è pronto per il GP di Spagna a Jerez de la Frontera, secondo appuntamento stagionale, uno dei più belli in assoluto per atmosfera, clima, pista, passione, pubblico.

PISTA

Il tracciato di Jerez, in Andalucia, profondo sud della Spagna, misura 4.423 metri, con tredici curve, 8 a destra e 5 a sinistra. Il rettilineo più lungo è di 600 metri e il primato appartiene a Valentino Rossi (1’39”818, 2009), mentre la migliore pole position è di Jorge Lorenzo (1’38”189, 2008), la migliore velocità massima risale addirittura al 2005, quando Marco Melandri con la Honda venne rilevato a 291,891 km/h.

Secondo i dati forniti dalla Brembo, alla prima curva si arriva a 260 km/h e si frena fino a 100 km/h, con una staccata di 240 metri e 5,4 secondi. Bella e impegnativa la seconda curva, nuovamente a destra, che si affronta in seconda marcia a circa 80 km/h, dopo una frenata di 140 metri. Nel veloce cambio di direzione si infila la terza, si piega a 200 km/h e si arriva a 240 km/h in quarta, si scala nuovamente in terza per un curvone a destra da 130 km/h che immette sul rettilineo posteriore. Quarta, quinta e sesta fino a raggiungere i 280 km/h prima della staccata più violenta del circuito: 260 metri di frenata per un totale di 5,9 secondi; si scala in seconda e si piega a 85 km/h.

Si rimette la terza, si piega a sinistra, si toccano i 220 km/h e si curva nuovamente a sinistra a 140 km/h dopo una frenata di 180 metri. Si arriva così dentro lo stadio naturale, con le tribune zeppe di pubblico, e si affrontano tre curve a destra: le prime due si fanno in seconda a circa 115 km/h, la terza, da pelo, si affronta in quarta tra 170 e 190 km/h. Siamo pronti per l’ultima curva, un tornantino a sinistra da seconda e 75 km/h, dopo aver raggiunto i 230 km/h.

STATISTICHE


In dieci anni di 500/MotoGP, Valentino Rossi ha conquistato sei vittorie, per un totale di otto podi complessivi. Solo nel 2004 (4°) e nel 2006 (14°) non è finito nei primi tre, mentre è dal 2005

La pista di Jerez
La pista di Jerez

che Valentino non scatta dalla pole a Jerez.

Casey Stoner non è mai stato troppo competitivo a Jerez tanto che solo una volta nella sua carriera e in tutte le classi, è riuscito a salire sul podio (3°), l’anno scorso con la Ducati GP9. Un podio, è bene ricordarlo, frutto anche della caduta nel finale di Jorge Lorenzo.

Dani Pedrosa ha corso quattro a volte a Jerez in MotoGP, ottenendo come peggiore risultato un secondo posto: secondo nel 2006 e nel 2007, primo nel 2008, secondo nel 2009 dopo essere stato al comando per 17 giri.

In Qatar, i primi quattro (Rossi, Lorenzo, Dovizioso, Hayden) sono arrivati al traguardo in 1”876: si tratta del distacco più contenuto da quando, nel 2007, in MotoGP sono stati introdotti i motori da 800 cc.


RICORDI

Alla fine del 1997, dopo aver conquistato il mondiale 125 e al debutto sull’Aprilia 250, Valentino Rossi andò a baciare l’asfalto alla curva Dry Sack, (la numero sei), quella in fondo al rettilineo posteriore del tracciato, dove qualche settimana prima Jacques Villeneuve si era toccato con Michael Schumacher, conquistando poi il mondiale di F.1. Allora Valentino era tifoso di Villeneuve e solo in seguito è diventato ferrarista.

Nel 1995 ho visto morire, in un assurdo incidente, Noboyuki Wakai, pilota giapponese della 250. Durante le prove del sabato, Wakai investì un uomo mentre usciva dalla corsia box e cadendo sbattè il casco contro il muretto di cemento che delimita la zona per le segnalazioni dei meccanici. Un impatto fatale e assolutamente imprevedibile.

Nel 1999 ho visto cadere Mick Doohan in prova alla curva numero quattro, la veloce sinistra da circa 200 km/h: una brutta scivolata che ha messo la parola fine alla straordinaria carriera del pilota australiano.

Nel 1992, seguendo il GP in televisione, ho visto trionfare Loris Reggiani con l’Aprilia 250 e, soprattutto, esultare come un indemoniato PierFrancesco Chili per il secondo posto, dopo un avvincente duello con Luca Cadalora: purtroppo per Chili, però, mancava ancora un giro alla fine della gara…

Nel 1998 ho visto Tetusya Harada andare a celebrare sotto il podio il successo di Loris Capirossi, che aveva battuto il debuttante Valentino Rossi. I tre erano nel team ufficiale Aprilia e, in quel momento, sembrava esserci un’alleanza Harada-Capirossi contro Rossi. Ma il rapporto Tetsuya Loris era tutt’altro che idilliaco, tanto che i due si presero a sportellate nell’ultimo appuntamento in Argentina, quando poi Capirossi conquistò il titolo tra le polemiche.
 
Per leggere tutti i dati del circuito scarica la carta d'identità di Jerez (PDF) compilata da Brembo.

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