MotoGP 2017. Yamaha: confusione totale
VALENCIA – Quella che all’inizio sembrava una semplice illazione da paddock, era invece la pura verità: Valentino Rossi e Maverick Viñales hanno corso con il telaio 2016. Sì, proprio così: con il motore e le carenature 2017, ma con il telaio 2016. In pratica, quello del team Tech3 e di Johann Zarco.
«Ieri sera abbiamo deciso di montare il telaio 2016, per cercare di capire qualcosa in più sui nostri problemi. Diciamo che in un giorno è difficile fare dei miglioramenti, ma con la 2017 avremmo ottenuto più o meno lo stesso risultato. Questo è un periodo importante per il futuro, dobbiamo capire bene come risolvere i problemi, che sono tanti. Spesso in gara capisci più che in tanti test: non avendo niente da perdere abbiamo fatto questa mossa. La sensazione è che la 2016 si guidi meglio, ma rimane il problema del consumo delle gomme: in questo momento non saprei dire quale possa essere la base per l’anno prossimo, bisogna fare altri test, anche se con la 2016 ti senti meglio. I programmi erano di usare la M1 2016 nei test di martedì, ma abbiamo deciso di anticipare questo test».
Valentino, vista da fuori, sembra la mossa della disperazione.
«Sicuramente è stata molto rischiosa, ma con la 2017 sarebbe cambiato poco, sarei stato lì dove sono arrivato, sempre in quinta posizione. Così, però, abbiamo capito cose importanti: non dimentichiamo che abbiamo poco tempo a disposizione. Marzo sembra fra un sacco di tempo, invece è vicinissimo».
Zarco, però, è arrivato molto più avanti di te e Viñales...
«Intanto va detto che lui è molto forte e che riesce a correre con gomme più soffici di tutti. Inoltre usa questa moto da un anno, e ha sicuramente più esperienza rispetto a noi. Inoltre, il nostro motore è differente. Ciò non toglie che Johann ha fatto una gran gara».
Ma come ti spieghi la differenza di tempi di Viñales tra il novembre scorso e oggi?
«Ci sono un po’ di cose che non capiamo. Oggi c’erano più o meno le medesime condizioni del 2016, eppure ho girato 20 secondi più lento dell’anno scorso. Anche chi ha vinto la gara è andato più piano di 15 secondi rispetto a Lorenzo nel 2016: non credo che le moto siano peggiorate. Evidentemente c’è un limite diverso che non c’era l’anno scorso, è come se tutti avessimo perso un po’ di grip».
I tecnici cosa dicono?
«Sono preoccupati come lo siamo noi. Non so però cosa faranno: loro mi fanno delle domande, io rispondo e poi decidono».
Una situazione davvero poco chiara, che diventa ancora più confusa dopo le dichiarazioni di Maverick Viñales. «Mi sono bastati due giri per recuperare il feeling perduto. Mi è chiaro che questa è la moto con la quale martedì inizierò la stagione 2018» ha detto, in sintesi, il pilota spagnolo. Poi, però, guardi la classifica e qualche dubbio ti viene: Viñales ha finito 12esimo a 35”012, il suo giro più veloce è stato il 20esimo in 1’32”269, a 0”693 da Zarco. Sinceramente, tutti questi miglioramenti non si vedono. Nel box Tech3, però, si esulta. «E’ la dimostrazione che il nostro pilota fa la differenza» avrebbe detto il team manager Hervé Poncharal.
Insomma, si fatica a non far fare 4 a 'sto 2+2...
Fatto certo è che il riferimento sin dal 2016 per lo sviluppo della Yamaha 2017 sia stato Valentino e non Vinales, tantomeno Lorenzo, che comunque - quest'ultimo - già denunciava certe carenze della M1 nel 2016.
'Inciso: quello che segue è al netto dell'incidenza strategicamente pianificata, che Michelin secondo me ha avuto sull'andamento di questo mondiale'
A tal proposito, torna bene un parallelismo opinionistico su questa vicenda: quando Lorenzo nel 2016 evidenziava che la M1 aveva delle gravi difficoltà di grip, veniva scritto su queste pagine che siccome Rossi invece con la M1 ci andava forte (anche e soprattutto sul bagnato), Jorge era solo una frignetta col braccino e che non si poteva ascoltare chi con la moto andasse piano a discapito di chi invece si trovasse bene.
Quest'anno le stesse persone scrivono l'esatto contrario, e cioè che Yamaha avrebbe dovuto seguire immediatamente le indicazioni del pilota più lento, ignorando le vittorie del pilota più in palla.
E' bastata quindi una gara storta di Vinales per far salire alla ribalta della strategia evolutiva della moto, il 46. Peccato che il risultato sia sotto gli occhi di tutti, cioé una M1 senza acuti e con molte voragini prestazionali.
Magari seguendo lo sviluppo originale, Maverik avrebbe ottenuto altre vittorie - alternando certamente GP difficili - che invece non sono arrivate. Avrebbe così dato indicazioni circa qualche pregio della moto, lati positivi ad oggi invece completamente scomparsi.