MotoGP 2023: È corretto il nuovo regolamento sulle concessioni?
Dopo un paio di stagioni in cui tutti i Costruttori hanno avuto pari possibilità di sviluppo tecnico, in MotoGP torna di attualità il tema delle concessioni, ovvero della maggiore libertà di sviluppo permessa a coloro che non hanno brillato nel campionato appena chiuso.
Nel recente passato, gli ultimi a perdere le concessioni in virtù dei buoni risultati ottenuti erano stati Suzuki, KTM e Aprilia nell’ordine.
In occasione del recente GP di Valencia è stato diramato un comunicato stampa da Dorna per annunciare il nuovo accordo su questo tema appena approvato dai Costruttori impegnati in MotoGP
Di come sia questo nuovo regolamento si è già scritto molto; qui si vogliono proporre alcune considerazioni per arrivare a capire se, almeno a livello concettuale, questo nuovo sistema sia davvero equo.
Strapotere Ducati?
Iniziamo con il dire che pur se la MSMA, cioè l’organo che riunisce i Costruttori impegnati in MotoGP, ha approvato la nuova regola, lo scontro nelle varie riunioni deve essere stato decisamente acceso. Non potrebbe essere stato altrimenti in quanto da una situazione, quella di fine stagione 2023, in cui tutti erano a pari possibilità di sviluppo si entra ora in un periodo in cui, almeno fino alla prossima estate, Ducati appare decisamente limitata, mentre i giapponesi di Honda e Yamaha potranno evolvere le loro moto con molta più libertà.
Appare, in effetti, eccessivo il fatto che Ducati, l’unica Casa rientrante nella categoria A, venga limitata maggiormente rispetto a quanto ha potuto fare sino ad ora, con la cancellazione di ogni possibile Wild Card e con una pesante riduzione del numero di pneumatici a disposizione per le sessioni di test. Perché non limitarsi a mantenere inalterata la situazione del 2023? Suona quasi come una precisa volontà di contenere lo strapotere tecnico raggiunto dalla Casa bolognese.
260 pneumatici per i test
Il metodo di calcolo dei punti e quindi la suddivisione in quattro categorie non valuta per nulla i podi e le vittorie conseguite e così Honda e Yamaha vengono entrambe collocate nella categoria D, quella che dispone del maggior grado di libertà, pur se Honda ha vinto un GP nella stagione appena conclusa, quello americano di Austin con Alex Rins. Personalmente, il metodo precedente, quando invece venivano considerati i podi e le vittorie, mi sembrava più corretto per la valutazione del reale potenziale della Casa.
Trovo, invece, corretta la differenziazione nella quantità di gomme disponibili per le sessioni di test. Le 170 gomme a disposizione di Ducati contro le 260 a disposizione delle giapponesi fanno circa 8-10 giornate di test in più con un singolo pilota-collaudatore per Honda e Yamaha, quattro – cinque sessioni di test in più al massimo. È corretto che venga concessa la possibilità di fare più lavoro in pista per recuperare.
Ducati: nessuna Wild Card
Molto meno comprensibile la completa eliminazione della possibilità di partecipare ai GP con una Wild Card per Ducati, lasciando 6 possibili occasioni a Honda e Yamaha. La differenza sembra troppo elevata e, probabilmente, più che per limitare lo sviluppo serve a garantire di non avere in pista più delle 8 Ducati che già partecipano regolarmente al Campionato.
Giuste, e del resto molto simili a quanto avveniva prima, le possibilità in più date allo sviluppo aerodinamico, al numero di motori concessi ad ogni pilota e alla possibilità di evolverli durante la stagione. Su questi componenti, se si vuole velocizzare il recupero di chi sta dietro, non c’è altra possibilità che questa.
Infine, anche il calcolo della classifica dei Costruttori fatto due volte all’anno mi sembra corretto: di fatto si arriverà ad uno standard in cui le concessioni verranno rivalutate ad inizio e a metà stagione. Questo è in linea con la volontà dichiarata da Dorna di garantire un equilibrio migliore e più stabile tra le Case.
Ad agosto 2024 vedremo quanto avranno saputo recuperare Honda e Yamaha ed in che modo verranno, eventualmente, riassegnate le concessioni.
Foto apertura: Milagro
E già con tutte le restrizioni tecniche imposte dal regolamento - compreso il monogomma -, in MotoGP rasentiamo il ridicolo.
Adesso siamo ampiamente nella farsa.
E voglio dire che questa ingiustizia perpetrata ai danni di Ducati e richiesta a gran voce da KTM e Aprilia, dimostra la loro patetica inferiorità tecnica come progettisti e costruttori, nonostante gli scopiazzamenti e nel caso di KTM, anche degli acquisti fatti a suon di euro nei reparti di ingegneria di Borgo Panigale.
Perdenti!