MotoGP, Dall’Igna (Ducati): “Mi rimane un sogno: vincere il titolo piloti”
L’obiettivo è chiaro: “Vogliamo vincere il titolo mondiale piloti e costruttori”. Lo dice chiaramente l’amministratore delegato Claudio Domenicali, lo sottoscrive anche il direttore generale di Ducati Corse, l’ingegnere Gigi Dall’Igna. E’ naturalmente Dall’Igna il protagonista principale della presentazione della squadra ufficiale, completamente rivoluzionata rispetto al 2020, con due piloti nuovi.
Partiamo dallo sviluppo della moto: cosa avete potuto fare?
“Ci sono delle parti congelate, come il motore, ma puoi fare un'evoluzione aerodinamica durante la stagione: ogni costruttore può decidere quando introdurla. Anche sul telaio si può lavorare, ma nel complesso la situazione è piuttosto difficile, non si può testare come al solito, non puoi avere i tradizionali incontri con i tecnici. Ma qualcosa abbiamo fatto: la moto 2021 sarà un’evoluzione della 2020, proprio per i congelamenti non si può cambiare più di tanto. Per esempio, non puoi modificare completamente il telaio se non puoi intervenire sul motore. I 'jolly' da giocare sono pochi, sicuramente cercheremo di sfruttare al massimo la possibilità di modificare l’aerodinamica: si vedrà già nei test in Qatar”.
Parliamo dei piloti, iniziamo da Miller?
“E’ un carattere forte, è importante per un pilota che vuole raggiungere buoni risultati. Con lui abbiamo lavorato abbastanza bene in passato, ci conosciamo bene a vicenda, possiamo fare bene insieme. Ha tutto per vincere, ha un grande talento e negli ultimi anni ha fatto importanti passi in avanti nella gestione della gara. Nelle ultime due gare del 2020 è stati praticamente perfetto: può fare molto bene”.
E Bagnaia?
“E’ un altro che ha dimostrato di avere tutte le armi giuste per fare molto bene. Deve solo trovare più continuità in certe situazioni, sfruttare meglio le gomme. Nel 2020 ha fatto un grande passo in avanti rispetto al 2019: ha uno stile molto particolare, lui non soffre tanto a centro curva”.
Parliamo anche di Zarco.
“E’ stato una delle belle novità del 2020, una bella scoperta per Ducati, ha dimostrato un grande potenziale. Si è conteso con Bagnaia il posto nella squadra ufficiale, può fare ben in Pramac”.
Si proverà solo in Qatar, pista solitamente favorevole alla Ducati: è un bene o un male?
“Non è il massimo sviluppare la moto in un solo circuito e tanto meno se lì solitamente sei competitivo. Ma purtroppo non c’è alternativa. Speriamo di aver capito come migliorare la 2020, come sfruttare la messa a punto. Non ci saranno grandi novità, ma saranno sufficienti per fare un passo in avanti e migliorare le prestazioni complessive della moto”.
Adesso schierate sei moto: sarà così anche in futuro?
“Non sappiamo quanto potremo continuare con tre team: il nostro obiettivo è andare avanti il più possibile in questa situazione perché con sei piloti abbiamo dei vantaggi, possiamo raccogliere più informazioni per sviluppare la moto”.
I piloti del passato si sono spesso lamentati come la Ducati avesse difficoltà a chiudere le curve; credi che quelli di oggi sarà un po’ differente?
“Alla fine piloti e tecnici vogliono vincere ed è normale che per un pilota una moto non giri mai abbastanza, come non sarà mai abbastanza veloce: bisogna lavorare su tutti gli aspetti per alzare il più possibile l’asticella e il livello di competitività della moto della moto. Questo è il nostro obiettivo e deve essere anche l’obiettivo dei piloti”.
La Suzuki ha vinto con una moto “semplice”: questo ha portato Ducati ha una riflessione “filosofica” sulle proprie teorie costruttive di grandi innovazioni?
“Per vincere serve una buona moto e la Suzuki evidentemente lo è: loro hanno avuto un approccio diverso dal nostro. Io credo sia necessario unire le due strade: una buona moto di base, ma soluzioni innovative che ti permettano di fare la differenza. Non è un caso che tutti i costruttori, compresa la Suzuki, abbiano inserito nelle loro moto soluzioni prima sperimentate da Ducati: anche Suzuki ha le appendici aerodinamiche, il sistema di partenza e altre novità introdotte da noi. Ecco, bisogna inserire idee innovative in una buona base”.
Guardiamo un po’ al passato, visto che in precedenza, ai microfoni di Sky, Dall’Igna aveva parlato del passato e delle dichiarazioni di Dovizioso, che anche a livello umano aveva avuto uscite un po’ pesanti sul tuo conto.
“Ho già detto che non credo che la stampa sia il posto giusto per parlare di queste cose… E’ stato un periodo bellissimo, con tanti bei ricordi ed emozioni che ognuno ricorderà a modo suo per tutta la vita. E’ stato un rapporto lunghissimo, il più lungo della storia della Ducati, ma come tutte le storie tra professionisti finiscono. Sicuramente è stato un rapporto che ha portato grandi risultati e sono sicuro che sia lui che noi abbiamo fatto il meglio per raggiungere certi obiettivi. Il pilota è uno dei collaboratori più importanti: non fa piacere se un tuo collaboratore pensa così di te, ma non credo che sia come dice lui”.
Ma è vero che c’era la possibilità di prendere Marquez?
“Nella vita e nelle aziende ci si pone degli obiettivi raggiungibili: in quel momento, Marquez non era raggiungibile per la Ducati, perché in Honda avevano di fatto solo lui come pilota di punta, la HRC avrebbe potuto rilanciare facilmente la nostra offerta. In Yamaha era diverso, perché c’era anche Valentino Rossi, secondo noi non avevano la possibilità di rilanciare la nostra offerta. Ecco perché abbiamo puntato su Lorenzo”.
Ma Lorenzo è stato un fallimento?
“E’ stato fatto un investimento importante, che però non ha portato al titolo mondiale, l’obiettivo che ci eravamo posti. Mi spiace non essere riusciti a completare con lui il lavoro”.
Il congelamento dello sviluppo, considerando la situazione sempre delicata, potrebbe essere estesa anche al 2022?
“Non credo, anche se non sappiamo cosa succederà in futuro. Io sono sempre ottimista, ma congelare per un anno si può accettare, per più stagioni no: noi dobbiamo sviluppare tecnologia. Dobbiamo essere pragmatici e fare ciò che è necessario, ma bisogna andare avanti. Certo se dovesse succedere qualcosa di drammatico a livello mondiale, la mia opinione potrebbe cambiare”
Qual è il sogno di Gigi Dall’Igna?
“Nella mia carriera ho vinto tantissimo, mondiali e gare, e nel 2020 ho conquistato con la Ducati il titolo costruttori. Mi manca solo quello piloti della MotoGP: è l’unico sogno lavorativo che mi resta”.
D'accordo che i risutati non erano quelli sperati, volevano vincere subito etc. etc. ma visti i progressi che comunque ci sono stati perchè non provare a fare un altro anno?
L'investimento era fatto, facendo leva sui risultati potevano anche (forse) ridurre l'ingaggio e Lorenzo si sarebbe magari "accontentato" di meno soldi a fronte di una vera possibilità di vincere il mondiale.
L'unico motivo che mi viene in mente è, appunto, solo l'ingaggio; probabilemnte Jorge ha chiesto troppo e Ducati non ha ceduto.
Io il dubbio che avesse potuto lottare con i primi al 3° anno in Ducati ancora ce l'ho.