MotoGP: Dovi contro Márquez anche in TV
Da una parte c’è l’Imperterrito, dall’altra l’Illimitato. In questi tempi di quarantena forzata, volontaria o minacciata, e di mancanza della MotoGP, un modo per sentirsi più tranquilli c’è, ed è quello di mangiarsi i documentari sui due piloti che da tre anni oramai arrivano secondo e primo: Undaunted su Dovizioso e Unlimited su Marquez (si, è tutto un “Un” oramai...).
Rivali anche in questo: il Dovi su Redbull Tv e Márquez su Sky. “Mangiarsi” non è un termine tecnico, ma rende l’idea: durano 58 minuti uno e tra i 16 e i 19 minuti a puntata l’altro (sono 5); minuti che passano molto velocemente se sei appassionato: quello che vedi è ciò che succede dietro le quinte, ne vorresti ancora ancora e ancora. Nei box, negli hotel, in macchina per andare in circuito, in macchina per andare verso il podio, dal fisioterapista e in tutti quei posti dove le telecamere difficilmente possono entrare. Una goduria, insomma.
Una goduria anche perché capisci molto di più sui due principali competitor al titolo. E per farlo, dispiace dirlo, basta partire dal titolo: illimitato contiene imperterrito, ma non viceversa. Tradotto: guardando i due documentari si capisce perché Márquez vince mondiali su mondiali e Dovizioso ci prova, ci prova ma non ce la fa.
Agli antipodi
Sarà una questione di moto, sara una questione di team, sarà una questione di dettagli, sarà l'anagrafe (7 anni di distanza...). Sarà, certo. Ma è anche una questione di come vivono questi due, di storie personali agli antipodi, delle differenze nell’approccio, nella lotta, nella faccia.
Se guardate i documentari focalizzatevi sugli occhi, sui sorrisi, perché descrivono la qualità del peso che si portano sulle spalle. Pesantissimo, quello di Dovizioso. Leggerissimo, quello di Márquez. È proprio un modo diverso di vivere, di affrontare la realtà.
Dovizioso, lo dice chiaramente in un passaggio, si sente in gabbia, la MotoGP per lui è l’antitesi del cross, dove lui invece si sente libero.
In Undauted non si nascondono le frecciate e le freddezze tra lui Domenicali e Dall’Igna. Quando i ragazzi del team devono parlare al Dovi sono preoccupati, temono la sua reazione, fanno fatica a guardarlo in faccia.
In Unlimited invece si racconta un Marquez dopo la prima operazione alla spalla, in un 2019 difficile ma comunque vincente. E qui i toni cambiano: se Dovizioso sorride pochissimo, Marquez ha la bocca sempre aperta, i suoi collaboratori lo trattano come un allievo e lui ascolta, succhia informazioni, si fida.
Dovizioso - da come si mostra nel documentario che lo vede protagonista - no, non si fida. La differenza è palese.
Strategia e aggressività
In Undauted vedi la tensione che provoca la sfida, in Unlimited il gusto che provoca la sfida. Chiaro? Il momento in cui nel suo documentario Márquez è più teso è quando assiste alla gara del fratello, quella in Malesia che lo porterà - arrivando secondo - alla vittoria del mondiale di Moto2. Non quando si allena, quando sta per andare in pista, no: quando corre il fratello (sarà interessante vedere come adesso la vivrà da compagno di squadra e avversario). Durante i festeggiamenti ad Alex glielo dice: ora goditi questo momento, nel giro di onore non urlare, respira, rilassati, urla al parco chiuso!, goditi questo momento. Marc Márquez sa come fare.
In Unlimited uno dei piloti intervistati è proprio il Dovi, che lo dice tranquillamente: non puoi battere Márquez essendo più aggressivo di lui o rischiando più di lui, così perdi, lo puoi fare agendo di strategia. Ma di strategia, con Márquez, ce ne vuole eccome. Perché la sua capacità strategica non sarà al pari della sua aggressività, ma è comunque alta. E poi resta comunque una verità incontrovertibile: i piloti devono essere aggressivi, i piloti devono rischiare. E su questi due territori tutti gli avversari intervistati (oltre al Dovi, Viñales e Quartararò) sono concordi: Marc è imbattibile, imbattibile perché non ha limiti.
Ripetiamo: di questi tempi Incoronati (Uncoronated?) se la MotoGP vi manca come manca a noi ci sono questi due documentari da guardare. Godeteveli. Si possono intuire tante piccolezze che di norma non vediamo. Godeteveli. Come ci si può godere un giro di onore. Ché per urlare ci sarà tempo dopo, quando finalmente partiranno le gare del 2020.
Non conoscendo personalmente nessuno dei 2 piloti è difficile farsi un idea sui loro aspetti caratteriali, si può andare a sensazioni da quello che loro dicono, da come lo dicono, cercare di capire se dicano o meno la verità, dare importanza alle loro facce insomma.
I 2 personaggi in comune oltre al fatto che fanno i piloti non vedo tanto altro.
Come dice anche il carissimo ZioOdo, l'ambiente in cui operano i 2 conta sicuramente tanto da influire sui loro odierni comportamenti e umori.
Oltre tutto Dovizioso è un pilota maturo, penso che gran parte di quanto aveva da dare lo abbia già dato, almeno in funzione di puri risultati sportivi, può sicuramente riservare altre belle sorprese ma la vedo moto dura pensare a lui campione del mondo nei prossimi anni, potrebbe anche smettere prima del previsto stando a quanto da lui dichiarato.
Un pilota che da quando è comparso sulla scena ha sempre avuto un rendimento molto simile a quelli considerati il "top di gamma" senza "mai"superarli, sempre li sul pezzo, mai oltre, ha dato spesso l'impressione di fare il sufficiente, quasi mai quel rischio in più che tanto piace agli appassionati.
Marquez fino ad ora è stato come una lunga sequenza di fuochi artificiali una forza esplosiva che sembra non possa esaurirsi mai.
L'uomo giusto nella squadra giusta, si è conquistato a suon di risultati la fiducia dei giapponesi tanto da dedicarsi a lui anima e corpo, se non gli mettono a disposizione quello che chiede, è sicuramente è perché non riescono, non certamente perché non lo voghiamo fare per diversità di vedute.
Dovendo aggiungere qualcosa: Marquez credo non andrebbe in una squadra non competitiva per nessuna cifra al mondo, a lui credo non interessi dimostrare nulla a nessuno, la sola cosa che gli interessa è vincere, sempre e subito, battere tutti i record a suon di risultati, visto anche che (ormai lo ha capito pure lui) non potrà mai essere più popolare di chi lo ha preceduto.
Dovizioso, potrei pure sbagliare ma ho come l'impressione che per una cifra importante potrebbe pure lasciare una squadra competitiva per una che lo è di meno, una specie di lavoratore del manubrio insomma, fermo restando la soddisfazione nel caso si riuscisse poi a rendere vincente anche quella.
Passato molto diverso, presente molto diverso, risultati a parte e futuro molto diverso anche perché non sono proprio coetanei.
Valentino Masini