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MotoGP. Iannone: “Un risultato che dovevo a Ducati”

- Andrea ancora su di giri dopo il successo in Austria. “E’ stata una lezione di vita: se continui a crederci, prima o poi raggiungi l’obiettivo. Contento anche per tutti: a Borgo Panigale hanno creduto in me fin dai tempi della Moto2”. Su Brno: “Possiamo essere veloci anche qui”
MotoGP. Iannone: “Un risultato che dovevo a Ducati”

BRNO – E’ il suo momento e Andrea Iannone, giustamente, se lo gode fino in fondo.

«Mi sento molto bene, come non mai… Sono contento di tornare in pista e, soprattutto, sono felice per come abbiamo affrontato il GP d’Austria e per il risultato ottenuto: ci voleva dopo tanti anni di lavoro e sacrifici. E’ stato un momento incredibile e voglio condividere il successo con tutto il gruppo Ducati, perché dopo tanta sofferenza ci voleva una gioia così».


Cosa cambia questo successo?

«Nella tua testa pensi sempre di poter ottenere un risultato così, ma solo quando ci riesci hai la conferma delle tue capacità. Io non ho mai mollato ed è un’altra lezione di vita: se continui a crederci prima o poi ci arrivi».


Qual è l’obiettivo a Brno?

«In Austria era un po’ diverso, tutti ci davano per favoriti, ma qui non sarà altrettanto facile. Credo però che il nostro potenziale sia molto alto, anche se in Austria, su una pista a noi favorevole, abbiamo potuto concentrarci solo sui dettagli e questo ha fatto la differenza. Ma nel 2015 ero sempre stato veloce qui, avevo fatto una buona gara: l’obiettivo è sempre quello di stare con i migliori».


A Zeltweg, dopo il successo, hai sottolineato come quasi sempre nella tua carriera, quando vinci ottieni anche la pole e il giro veloce: è casuale o c’è dietro una spiegazione?

«Non lo so. Sicuramente quando sono a posto, riesco a guidare bene, sono sempre molto veloce e tutto viene più facilmente. In Austria avevo margine, ho fatto il miglior giro in gara senza rischiare, ho spinto veramente solo nel passaggio finale, sono andato in progressione senza sbagliare. Quando la situazione è perfetta, puoi fare un giro perfetto».


Petrucci dice che c’è una grande differenza di motore tra la GP15 e la DesmosediciGP: confermi?

«Non so, è cambiata l’elettronica, ma la mia GP15 andava molto forte. In MotoGP ci sono tanti aspetti che fanno la differenza: come affronti una curva, con quale angolo esci, se la moto si impenna in accelerazione e così via».


Adesso la tua moto finirà al museo Ducati: sei orgoglioso?

«Mi sarebbe dispiaciuto andare via dalla Ducati senza un risultato importante: loro hanno creduto in me fin dai tempi della Moto2, mi hanno dato fiducia. Dovevo ripagarli in qualche modo».


Il più bel complimento che hai ricevuto?

«Non lo dico…».

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