MotoGP. Le pagelle della stagione 2016
Pagelle di fine anno, con due premesse fondamentali: le stesse di sempre, ma che vale la pena ricordare ogni volta. La prima: uno decisamente famoso, disse, un po’ di tempo fa, che tutto è relativo. Quindi, per fare un esempio, Jorge Lorenzo non può essere giudicato con lo stesso metro di Héctor Barberá: le attese alla vigilia erano completamente differenti. La seconda: tutti questi campioni, così come tutti i piloti del mondo, di qualsiasi disciplina, meritano rispetto. Tutti, nessuno escluso, fanno qualcosa di straordinario. Detto questo, via con i voti 2016 secondo l’ordine della classifica finale.
MARC MÁRQUEZ - VOTO 9
Ha vinto il mondiale piloti e, praticamente da solo, anche il mondiale marche, essendo stato il miglior pilota Honda al traguardo in 12 GP su 18. Fino al GP del Giappone, quando conquistando la gara ha ottenuto anche il titolo, si è visto il “Márquez 2.0”, straordinaria evoluzione del pilota già vincente del passato, capace di “violentarsi” correndo spesso in difesa, e non all’attacco. Poi, una volta campione, è tornato il “vecchio” Márquez, con errori a ripetizione nelle ultime quattro gare. I suoi numeri sono esagerati in tutto: 5 vittorie, 12 podi, 3 iridi in quattro anni in MotoGP (!), ma anche 17 cadute, con la media pazzesca di quasi una a gara. Primo in tutto.
VALENTINO ROSSI - 7,5
Ancora una volta è stato capace di rigenerarsi, di migliorarsi rispetto al passato. Così, dopo essere stato per tanti anni vulnerabile in prova, è diventato estremamente efficace in qualifica, come confermano le tre pole position e le 12 prime file conquistate. Altro miglioramento rispetto al 2015: è stato competitivo in tutte le piste, in ogni condizione, faticando solo – lui, la Yamaha e il suo team – in condizioni “miste” e di “flag to flag”. Però ha vinto solo due GP, con 10 podi complessivi e quattro “zero” pesantissimi, tre per errori suoi e uno per rottura meccanica. Insomma, a 37 anni ha avuto una stagione all’opposto delle aspettative: è stato velocissimo, ma ha sbagliato molto, anche se, complessivamente, è caduto appena quattro volte (nessuno è scivolato meno di lui tra i piloti che hanno disputato tutto il mondiale). Sorprendente, come da vent’anni a questa parte.
JORGE LORENZO - 6
Quattro vittorie, ma anche tanti errori, tanti GP da pilota qualsiasi e non da campionissimo quale è. Dopo il grande inverno e il perentorio successo in Qatar, sembrava destinato a dominare il 2016, invece le nuove gomme Michelin introdotte dalla terza gara in poi lo hanno messo in crisi e in situazioni critiche – pioggia, freddo, poco grip – è stato irriconoscibile. Quando tutto gira per il verso giusto è quasi imbattibile, ma deve imparare a “guidare sopra i problemi” (cit. Wayne Rainey). Altalenante.
MAVERICK VIÑALES - 8
Nella sua seconda stagione in MotoGP è cresciuto tantissimo, confermando pilota di talento e sicuro valore. Il confronto con il compagno di squadra dice che ha fatto una differenza mostruosa, ma ancora deve migliorare per lottare contro Márquez, suo autentico obiettivo: i due si sfidavano già ai tempi delle minimoto, tra loro la rivalità è paragonabile a quella tra Rossi e Biaggi di qualche anno fa. Gli manca un po’ di aggressività nei sorpassi, ed è su questo che deve lavorare maggiormente. In ogni caso è, e sarà, uno scomodo compagno di squadra. Predestinato.
ANDREA DOVIZIOSO - 7,5
Se si aggiungessero i punti sicuri persi non per colpa sua a Termas (centrato da Iannone), Austin (centrato da Pedrosa), Jerez (rottura meccanica), sarebbe finito quarto in campionato: un ottimo risultato. In ogni caso, la sua è stata una buona stagione, con una vittoria e cinque podi e, soprattutto, la capacità di non avvilirsi di fronte alle avversità, come invece gli capitava spesso in passato. A volte continua a essere troppo “tattico” e poco “istintivo”, ma la sua crescita è stata evidente e importante: un patrimonio fondamentale per far crescere la Ducati. Cerebrale.
DANI PEDROSA - 5
Una stagione sicuramente negativa, una delle peggiori in MotoGP. L’inizio è stato traumatico, il paragone con lo scomodo compagno di squadra praticamente improponibile. Poi, purtroppo, quando aveva preso le misure alla sua difficile Honda RC213V, moto che sente poco sua, si è nuovamente fatto male. Anche lui ha sofferto molto, troppo, le gomme Michelin, ma a Misano ha comunque dimostrato tutto il suo talento. La sensazione è che per lui non sarà facile nemmeno in futuro: sempre a rincorrere.
CAL CRUTCHLOW - 8
Dopo un inizio difficilissimo, ha dimostrato, finalmente, tutto il suo valore, vincendo due gare e riuscendo ad essere spesso protagonista. La sua velocità non è in discussione, la sua costanza sì: 26 cadute sono troppe, un primato (per nulla invidiabile) in MotoGP, e nelle tre categorie sono caduti di più solo Rodrigo in Moto3 (27 scivolate) e il primatista Lowes in Moto2 (30). Il suo finale di stagione fa ben sperare per il 2017: sarà costantemente tra i primi? Intanto, si guadagna il titolo di “sorpresa positiva dell’anno”.
POL ESPARGARÓ - 6
Non ha mai entusiasmato, ma ha fatto meno “danni” che in passato. Appena sufficiente.
ANDREA IANNONE - 6
Sorpassi pazzeschi, prestazioni incredibili, errori ingiustificabili: manca ancora qualcosa alla definitiva maturazione di un pilota comunque capace di esaltare gli appassionati. Se riuscirà a mantenere questa velocità sbagliando meno, allora saranno dolori per tutti. Un classico: genio e sregolatezza.
HECTOR BARBERA - 7
Lavora in prova in maniera inconcepibile: il suo unico obiettivo è sfruttare la scia altrui, mettersi al gancio di un pilota più veloce. Cosa che, gli va riconosciuta, sa fare benissimo: se non sei capace a guidare, ti puoi attaccare a chi vuoi che i suoi tempi non li riesci a fare. In gara si è messo tante volte in mostra, ma la sensazione – perlomeno la mia – è che se si concentrasse più su se stesso, potrebbe fare molto meglio. Talento sprecato.
ALEIX ESPARGARÓ - 5
A parte un paio di GP a fine stagione, il suo rendimento è stato sempre ben al di sotto delle aspettative, nonostante la competitività della sua Suzuki. Occasione sprecata.
ALVARO BAUTISTA - 7,5
La sua è stata una stagione molto positiva, sotto certi aspetti la migliore da quando corre in MotoGP. Non si lamenta mai, fa squadra, sfrutta quello che ha, pensa solo a guidare senza polemica: uno così bisognava tenerlo, non mandarlo via. Encomiabile.
DANILO PETRUCCI - 5
Una stagione condizionata pesantemente dall’infortunio nei test invernali in Australia, ma anche tanti errori, specie sull’acqua, quando avrebbe quanto meno potuto salire sul podio. Nel finale, poi, ha gestito male la tensione di doversi giocare la GP17, che lui pensava di meritare al di là degli ultimi risultati. Può e deve fare meglio.
SCOTT REDDING - 5
Aveva iniziato bene, poi si è perso: ridimensionato.
STEFAN BRADL - 5
Passa in SBK senza, purtroppo, lasciare segno in MotoGP.
BRADLEY SMITH - 4
Dopo un 2015 certamente positivo, nel 2016 ha faticato oltre ogni più negativa previsione. Gambero.
JACK MILLER - 6
Il successo di Assen salva, alla grande, una stagione anche nel suo caso negativa, pesantemente condizionata anche nel suo caso dall’infortunio invernale. Tra i nuovi piloti capaci di conquistare almeno un GP in questo incredibile 2016, il suo trionfo in Olanda è parso sinceramente il più casuale. In ogni caso, è stato bravissimo a sfruttare l’occasione. Ancora lontano.
TITO RABAT - 4
Totalmente inadeguato alla MotoGP: non sarebbe meglio tornare in Moto2?
Chiacchiere...
EHHH????
In Qatar, la rossa arriva in fondo al rettilineo senza pilota a bordo perché il desmo ha risucchiato pure il piccoletto e lo ha spalmato sulle camicie dei cilindri...