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MotoGP. Lorenzo/Yamaha: un altro fallimento?

- Nonostante Valentino Rossi sarà costretto a saltare anche il prossimo GP, la Casa giapponese ha deciso di non sostituirlo con il suo collaudatore, troppo lento nei test di Portimao. Per Jorge una bocciatura: difficilmente continuerà nel suo lavoro di tester
MotoGP. Lorenzo/Yamaha: un altro fallimento?

Come era già chiaro da giovedì scorso, la Yamaha ha deciso di non sostituire Valentino Rossi nemmeno per il prossimo GP di Aragon: adesso è ufficiale. Il regolamento glielo permette, perché siamo dentro i 10 giorni stabiliti, oltre ai quali una squadra ha l’obbligo di trovare un sostituto. Certo che avendo Jorge Lorenzo in casa, la decisione suona come una bocciatura per il collaudatore Yamaha. Del resto, i tempi fatti segnare a Portimao, durante i due giorni di test organizzati per permettere alla Michelin di raccogliere dati per il GP di fine novembre, sono stati molto lenti. 

“Lorenzo è uno che è sempre andato forte con la Yamaha, il suo contributo potrebbe essere importante, ma se vuole fare il collaudatore bisogna che si alleni e che vada in moto. Invece è arrivato a Portimao dopo otto mesi senza fare nulla” è stata la stoccata di Rossi dopo i test portoghesi. Effettivamente, Jorge è apparso totalmente fuori forma e il verdetto del cronometro è stato impietoso: 4 secondi più lento dei migliori.

 

Un solo vero test

Così non si può andare avanti, questo è ovvio: complice anche il maledetto virus, Lorenzo ha effettuato nel 2020 un solo vero test, quello di inizio anno in Malesia. Lì, Jorge era andato piuttosto forte, ma anche in quel caso con qualche perplessità. La prima: la Yamaha aveva messo a disposizione una M1 2019. “Perché la 2020 non è ancora pronta” avevano spiegato i responsabili della Casa giapponese. E Lorenzo era sì andato forte, ma con le gomme nuove e facendo pochissimi giri consecutivi. Esattamente il contrario che solitamente fa un collaudatore: chiedere a Michele Pirro per conferma. Secondo i piani, Lorenzo avrebbe dovuto andare a girare ad aprile in Giappone ed effettuare i test a Jerez dopo il GP di Spagna di maggio, per poi correre a Barcellona con una “wild card”, ma il Covid-19 ha bloccato tutto. Lorenzo, come tutti gli altri collaudatori, è stato fermo, ma ha continuato a godersi la vita - giustamente, secondo il mio punto di vista -, anche quando ci si poteva allenare. Poi il test di Portimao, ancora una volta con la Yamaha 2019 e non la 2020. “Per il lavoro che deve fare Jorge, va benissimo quella moto” è stata la giustificazione, per me poco condivisibile. Fatto sta che Lorenzo avrebbe dovuto andare molto più forte, anche con una M1 leggermente meno evoluta.

Così è difficile continuare

Quando Valentino Rossi è stato purtroppo trovato positivo al Covid, si è capito immediatamente dalle parole di Maio Meregalli che la Yamaha non lo avrebbe sostituito e quando i meccanici della squadra di Valentino sono stati mandati a casa, è stato ancora più evidente, fino all’ufficializzazione di oggi. Avere Lorenzo come collaudatore e non farlo correre nell’unica occasione possibile, significa non ritenerlo all’altezza: un altro fallimento per Jorge, dopo quello in Honda. Jorge può essere considerato un ex pilota a tutti gli effetti: non ha più voglia di allenarsi, di fare sacrifici per rimanere a un certo livello. Anche nel 2019, secondo il team manager Alberto Puig, Lorenzo non era sufficientemente allenato e adesso, inevitabilmente, la situazione non può che essere peggiore, sotto l’aspetto fisico, a un anno di distanza. Così, probabilmente, si chiude la collaborazione tra Lorenzo e la Yamaha, che sta trattando con Andrea Dovizioso. E pensare che la Ducati aveva anche pensato a Jorge Lorenzo per il 2021…

  • albedeschi11
    albedeschi11, Padova (PD)

    tetrafallito
  • DesmoBang
    DesmoBang, Reggio nell'Emilia (RE)

    Jorge Lorenzo non ha più voglia di correre in moto.

    Gli è venuta a mancare la voglia, la prontezza e la professionalità per fare il collaudatore, figurarsi di tornare in pista.
    Non capisco come si possa anche solo provare a difendere quello che ha fatto/dimostrato dall'annuncio del suo ritiro ad oggi.
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