Spunti, considerazioni, domande dopo il GP d’Argentina
Quali sono state le chiavi del GP?
1) Gli errori della direzione gara. Impossibile fare peggio. Ecco, in sintesi, gli sbagli commessi: 1) ha inventato una nuova procedura di partenza, inventando al momento un nuovo regolamento; 2) Non ha squalificato Marc Marquez per essere partito dalla ipotetica sesta casella, invece che dalla pit lane; 3) Non ha punito Zarco per la durissima entrata su Pedrosa alla fine del primo giro, con conseguente caduta del pilota spagnolo (sospetta frattura del polso destro); 4) Ha solo punito con 30 secondi Marquez invece di squalificarlo dopo aver abbattuto Rossi: era recidivo, andava squalificato immediatamente;
2) Lo spegnimento del motore di Marquez. In prova – ma poi anche in gara – ha dimostrato di avere almeno un secondo di margine da amministrare, ma sulla linea di partenza ha commesso un errore da principiante, facendo spegnere il motore: questo ha determinato tutto il resto e la sua sconfitta in un GP che sembrava aver già vinto;
3) La calma di Crutchlow. Cal è stato bravissimo a gestire tutta la gara e, soprattutto il finale: è sempre rimasto calmo, ha fatto tutto quello che doveva fare al meglio, attaccando al momento giusto;
4) Le difficoltà della Ducati ufficiale. Dovizioso non è mai stato in grado di dire la sua, ha potuto solo difendersi.
Cosa ha detto Zarco del sorpasso su Pedrosa?
Zarco: «In quel punto ho preso una chiazza di umido e per non cadere ho dovuto rialzare la moto: per questo c’è stato il contatto con Pedrosa. Ma non ho commesso errori». Difficile essere d’accordo.
Il terzo posto di Rins (al primo podio in motoGP) significa che la Suzuki è al livello delle migliori?
Presto per dirlo. La Suzuki è un’ottima moto, ma la gara in Argentina è stata troppo particolare e condizionata da eventi esterni per dire che la GSX-RR può giocarsi il podio in tutte le gare. Comunque è una moto molto competitiva.
Il GP d’Argentina ridimensiona la Ducati?
Solo in parte. Certo, fa specie vedere Miller con la GP17 quarto al traguardo a 4”390, dopo essere stato a lungo in testa, e Dovizioso solo sesto a 22”533 e costretto a difendersi in ogni maniera. Per non parlare poi di Petrucci e Lorenzo. Sicuramente, come era già emerso nel 2017, la Desmosedici fatica a essere competitiva su tutti i tracciati.
Giri veloci in gara (tra parentesi il giro in cui è stato realizzato).
Marquez 1’39”902 (22); Crutchlow 1’40”386 (23); Zarco 1’40”425 (24); Vinales 1’40”614 (17); Iannone 1’40”647 (21); Rins 1’40”756 (23); Miller 1’40”840 (21); Rossi 1’40”895 (18); Lorenzo 1’41”060 (21); Syahrin 1’41”091 (24); Nakagami 1’41”093 (18); Dovizioso 1’41”148 (16).
La gara di Marquez.
1 giro: 2 a 0”117; 2 giro: 1 +0”264; 5 giro: 1 +1”663; 7 giro: 19esimo a 21”107; 9 giro: 18esimo a 21”116; 14esimo giro: 12esimo a 19”565; 16esimo giro: ottavo a 17”717; 20esimo giro: sesto a 16”623; 24esimo giro: quinto a 13”860.
Le più tre belle frasi del GP
3) Marco Bezzecchi (primo in Moto3): «Per l’emozione non mi sento più il cuore»
2) Mattia Pasini (primo in Moto2): «Quando due anni fa abbiamo firmato il contratto, forse nemmeno il mio team credeva che io fossi così veloce…»
1) Dovizioso: «Oggi Marquez ha fatto tutto quello che non doveva fare».
Vincere per Marquez è più difficile che per tutti gli altri perché lui deve combattere contro un avversario in più:
lui stesso.
Valentino Masini