Yamaha MotoGP: cambiano i vertici. Via Tsuya?
Quando nello scorso agosto, il sabato precedente il GP d’Austria, Koujii Tsuya chiese ufficialmente scusa ai piloti per conto della Yamaha, fu una sorpresa.
Che le M1 andassero male era lì da vedere, e in quella occasione né Rossi né Viñales si erano qualificati nei dieci, ma il project leader dei tre diapason in MotoGP quella volta andò ben oltre le consuetudini. E subito immaginammo che questa sua uscita fosse il preludio delle dimissioni, perché in Giappone non ci si scusa a vanvera. Ora la voce arriva dalla Francia, e si è sparsa in fretta in tutto il mondo. Tsuya sarebbe effettivamente già fuori e Yamaha avrebbe definito anche il successore: si tratterebbe di Takahiro Sumi, che aveva il ruolo di responsabile della divisione telai dell’azienda.
In Italia i vertici del Racing di Yamaha non confermano e nemmeno smentiscono: giustamente fanno notare che la presentazione ufficiale del team è imminente, si terrà a Jakarta il prossimo 4 febbraio, e sarà quella l’occasione per comunicare eventualmente il cambio al vertice e spiegarne tutte le motivazioni e gli obiettivi. Perché sarebbe una staffetta molto importante, ed è chiaro per tutti: a Yamaha serve una svolta, troppo grande il divario patito nelle ultime tre stagioni rispetto a Honda e Ducati. Valentino Rossi e Maverick Viñales, finita la presentazione e vista la nuova livrea della M1 con Monster Energy main sponsor, voleranno a Sepang per i primi test del 6/8 febbraio. E subito potranno misurare i miglioramenti apportati alle moto in questi ultimi mesi.
Takahiro Sumi, ammesso che sia proprio lui il nuovo project leader, avrà la competenza e la personalità necessarie per gestire il nuovo corso? Tutto il popolo di Yamaha se lo augura vivamente, perché dopo Masao Furusawa, che aveva dato un enorme impulso alla evoluzione della moto, ai vertici delle corse è indubbiamente mancata una figura di riferimento altrettanto forte.
Sapranno bene loro quale sia stato (qual'è) il loro anello debole.
Sui responsabili dei team si può dire di tutto e di più anche perché sono loro che rappresentano la marca in pista ma verrebbe da dire che loro gestiscono quello che gli arriva, possono dare indicazioni agli ingegneri cosa migliorare ma non come fare, non sono loro che progettano le moto.
Poi è anche vero che quando una moto non è competitiva il nervosismo cresce ed è più facile commettere errori.
la questione è chiara, mi sembra lo abbiano detto apertamente pure loro di non sapere su cosa lavorare per migliorare.
Potrebbe essere che di punti deboli non ce ne siano ma che tutto il complesso non sia sufficientemente competitivo.
Tanto per fare un esempio: sarebbe come un atleta in forma fisica perfetta che però non riesce a spuntarla con i suoi avversari in quanto più forti di lui e……..un vero guaio, praticamente irrisolvibile.
Non è proprio la stessa cosa perché qui la vittoria non dipende solo dal mezzo meccanico ma dal connubio "mezzo/pilota", se per esempio la moto non fosse proprio la migliore del lotto (quasi) ma a pilotarla fosse il pilota più forte in assoluto, potrebbero pure spuntarla. E' successo ancora in passato.
Ora però la concorrenza sta benissimo sia come moto e piloti, la vedo molto dura.
Valentino Masini
Proprio ora che la sua M1 è tornata competitiva?
Non capisco, eppure nelle ultime gare e nei test la sua M1 è stata piuttosto competitiva con diversi piloti.
Ora la patata passa (forse) nelle mani del responsabile telai ad Iwata.
Non mi sembra che da quando si sia passati alle Michelin Yamaha abbia fatto un telaio decente...
Auguri!!!