Max ci svela il suo sesto titolo mondiale
La gara della vittoria
"In gara due non sono partito bene come in gara uno ma ero comunque in decima posizione – debutta Max davanti a decine di microfoni – sono quindi risalito sino alla settima posizione, ma dal box mi segnalavano che per vincere il mondiale avrei dovuto arrivare quinto e quindi mi sono messo all’inseguimento dei piloti che mi precedevano. Ho preferito non farmi prendere dalla foga perché so per esperienza che la fretta ti porta a commettere degli errori che ti fanno perdere terreno anziché guadagnarlo. Ho trovato un buon ritmo anche grazie alle gomme che avevamo scelte che si sono rivelate quelle giuste. Una volta raggiunto Checa ho visto che non aveva nessuna intenzione di farsi superare e ci sono voluti alcuni giri per superare sia lui che Giugliano. Ho continuato senza forzare ma cercando di avvantaggiarmi sui miei inseguitori. Subito non ci sono riuscito ma poi a pochi giri dalla fine ho visto che il mio vantaggio aumentava e mi sono un poco tranquillizzato. Però non ho dato nulla per scontata ed ho esultato solo quando ho visto la bandiera a scacchi”.
Il momento più difficile
"Il momento più difficile – prosegue Biaggi – è stato quello immediatamente successivo alla caduta di gara uno. Non stava assolutamente forzando, ciò nonostante mi sono ritrovato in terra all’improvviso. Prima ancora della curva ho perso l’avantreno e sono caduto. Una cosa del genere non mi era mai successa in questo weekend. Ora ne parlo tranquillamente, ma ero davvero molto preoccupato”.
Un Biaggi fatalista.
Sempre parlando di questo titolo mondiale Max ci mostra inaspettatamente un lato fatalista del suo carattere che non conoscevamo. “C’è una persona a me molto cara e vicina, che mi dice sempre che se le cose devono accadere accadono che non sempre noi siamo in grado di modificare o indirizzare gli eventi. Ancora una vota questa persona ha avuto ragione. Io per natura sono un calcolatore. Faccio il pilota e per me sono importanti i secondi e i decimi, sono portato per natura a ragionare e faccio fatica a credere al destino, alla fortuna o a cose astratte. Ora però mi devo ricredere e devo dire che questa persona ha ragione. Dobbiamo arrenderci al fatto che c’è un momento per tutto e per tutti e forse è successo così anche oggi”.
I ringraziamenti
Dopo questa confessione il Corsaro dell’Aprilia passa ai ringraziamenti. “E’ stata una vittoria mia, della mia squadra e dell’Aprilia, ma ci sono anche altre persone che devo ringraziare. Prima di tutto la mia famiglia che mi è stata sempre vicina. La mia compagna ed i miei figli mi hanno dato molta serenità, ma hanno anche aumentato la mia determinazione. E poi c’è Marino Laghi (il suo fisioterapista) che per me è come un padre adottivo ed è la mia fedele ombra e ovviamente mio padre e mia madre. La mia squadra ha lavorato sempre molto bene e con lei ho raggiunto questi ottimi risultati”.
La scaramanzia
“Dei miei sei mondiali solo due sono arrivati senza dover lottare sino all’ultimo metro dell’ultima gara. Gli altri quattro sono stati come questo e quindi non ho avuto la possibilità di correre una gara tranquillo, godendomi il titolo. Per questo appuntamento di Magny Cours non ho voluto preparare niente. Qualcuno voleva fare magliette celebrative o organizzare qualche festeggiamento, ma io mi sono opposto. Non volevo rischiare di tirarmi addosso la sfiga da solo”.
I momenti chiave di questa stagione
“La prima tappa di Phillip Island è stata molto importante perché mi sono ritrovato con una squadra completamente nuova ma siamo riusciti a vincere una gara su di un circuito dove non avevamo mai vinto. Questo ci ha caricato molto e ci ha dato fiducia per proseguire al meglio il campionato. Anche Misano però – prosegue il sei volte campione del mondo- è stata una tappa fondamentale perché abbiamo fatto una doppietta che ci ha procurato un bel vantaggio in classifica. E poi c’è stato il Nurburgring quando sono caduto e sono risalito in moto per raccogliere solo tre punti che allora sembravano pochi ma che ora sono risultati determinanti”.
Fiorello e i quarant’anni di Max
“Giorni fa – ci racconta Biaggi – ero a Roma ed ho incontrato per caso Fiorello che mi ha detto “Max, ma ti rendi conto che se tu per caso, fatti tutti i debiti scongiuri, dovessi vincere un altro titolo mondiale a quaranta anni alzeresti l’asticella in modo preoccupante? Pensa a tutti quelli che hanno magari 25 o 30 anni che vedono le gare e che ti vedono vincere e che da domani potrebbero pensare di iniziare pure loro a correre, visto che di tempo ne avrebbero tanto”. Non gli ho risposto ma, toccando tutto il ferro che avevo a portata di mano, l’ho simpaticamente invitato a cambiare discorso...”.
Ringrazio Battà per avermi portato in Superbike
Nel paddock di Magy Cours era presente Francesco Battà il manager del team Alstare che nel 2007 convinse Biaggi ad iniziare l’avventura in Superbike. Battà si è congratulato con Max ed i due sono rimasti a lungo a parlare prima del paddock show.
“In questo momento di gioia e di festeggiamenti voglio ringraziare anche Francesco Battà che mi ha dato questa grande opportunità. Quando lui mi ha chiamato io avevo anche altre possibilità ma ho visto in lui un entusiasmo che mi ha contagiato. Ci siamo rivisti qui a Magny Cours e lui mi ha detto che nel mondo del motociclismo ci sono due grandi personaggi e che uno di questi sono io. Francesco mi ha detto che io ho dato tanto a questo sport e chi non lo pensava si deve ricredere. Lui ha sempre creduto in me e ascoltando i suoi suggerimenti mi sono ritrovato qui in Superbike e anche per questo lo voglio ringraziare con affetto”.
La Dorna
"Consco Dorna per aver militato in MotoGP. Penso che il fatto che sarà la società spagnola a gestire in futuro il mondiale Superbike possa essere una cosa positiva. Dorna ha sempre mostrato una grande professionalità nel gestire il mondiale prototipi e quindi credo che possa far bene anche in Superbike.
Ascolta l'audio dell'intervista a Max Biaggi
amore
Ci sono persone che amano la moto e tutto quello che rappresenta , i piloti i tecnici gli ingegneri e le case, che per vincere ci mettono un sacco di quattrini senza essere sicure del risultato ( Non ci sono arbitri) .Il pilota è solo sopra la moto e se sbaglia paga di suo e anche salato .Per questo a differenza di altri sport il piloti possono essere paragonati ai cavaglieri medioevali o ai gladiatori.Perchè allora non proviamo amarli tutti per quello che sono e gioire per le loro vittorie indipendentemente da dove sono nati o se sono belli o brutti o antipati o simpatici. I piloti sono dei temerari del rischio amiamoli per le loro imprese e preghiamo per la loro incolumità.Buona SBK a tutti.
linus!
le ultime 5 gare Battà sbottò dicendo pubblicamente che gli ultimi ricambi li stava comprando da un normalissimo concessionario, e che non aveva avuto aggiornamenti dall'inizio della stagione!
probabilmente haslam in quella famosa gara ruppe il motore perchè lo lavorarono troppo o cmq legato al gap prestazionale a cui il buon haslam suppliva più che coraggiosamente col suo polso!
se cerchi qui trovi molti post a riguardo su quelle gare.
:-)
oggi si può dire che Suzuki lo fece apposta visto che appena dopo un paio di giorni dalla dichiarazione del ritiro di Battà, la suzuki annunciò l'accordo con l'attuale team.....