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Dainese: a Molvena il “cuore” dell’azienda

- Abbiamo analizzato meglio la situazione di Dainese e le misure prese dall’azienda per reagire alla crisi. Nessuno spostamento della produzione all’estero

Torniamo su Dainese a pochi giorni dal precedente articolo e cerchiamo di far maggiore chiarezza su alcuni concetti riportati dalla maggior parte dei giornali, causa probabile della forte reazione popolare che si è sollevata nei confronti dell’azienda di Molvena.

Come prima cosa è fondamentale chiarire che, come erroneamente riportato, la produzione precedentemente fatta a Molvena, non sarà trasferita in Tunisia. Quindi Dainese oggi non ha attuato alcun taglio del personale con l’obiettivo di spostare la produzione all’estero e contenere i costi. Le due unità produttive, già precedentemente aperte dall'azienda nell'ultimo biennio in Tunisia, hanno invece il compito di svolgere quei lavori in precedenza affidati a terzi in altre aree europee e asiatiche. Dainese è un’azienda che complessivamente impiega circa 500 dipendenti.

Il centro logistico automatizzato Dainese a Vicenza Ovest
Il centro logistico automatizzato Dainese a Vicenza Ovest


Cerchiamo allora di capire meglio cosa sta succedendo dalle parole dell’Amministratore Delegato di Dainese Franco Scanagatta. «Non portiamo lavorazione da Molvena in Tunisia. La riduzione della produzione a Molvena riguarda una fascia di mercato che ha perso competitività e che è sostanzialmente sparita dal mercato ».
La riduzione del carico di lavoro di alcuni reparti a Molvena, a cui fa riferimento Scanagatta, è legata alla cucitura, al taglio e alla confezione delle pelli per tute sportive o racing di alta gamma. Il segmento quindi che ha subito maggiormente le conseguenze della contrazione dei consumi e della domanda del mercato.
In questi ultimi tre anni Dainese ha affrontato la situazione senza toccare i livelli occupazionali: riassorbendo le perdite, rinunciando a margini di profitto e dallo scorso maggio facendo anche ricorso alla Cassa integrazione per i dipendenti.
Questo processo, non più sufficiente per le condizioni del mercato, ha spinto Dainese, in pieno accordo con le organizzazioni sindacali, ad un intervento di ridimensionamento del personale, che toccherà circa 80 dipendenti. « Le 120 figure di cui si parla nell’accordo stipulato in Provincia di Vicenza con le organizzazioni sindacali e l’Associazione Industriali è un dato assolutamente tecnico, a rischio ci sono nella realtà dei fatti 80 persone, ma l’obiettivo è, al termine dei 12 mesi di Cassa integrazione, di contenere ulteriormente questo numero ».

I dati sono confermati da Giuseppe Sforza,  segretario generale della Filcem Cgil. « E’ un accordo positivo, di difesa, preso di fronte ad una trasformazione di un’azienda che investe in ricerca ma perde posti di lavoro all’interno della complessità di una competizione globale non governata. Dainese si è impegnata per gestire gli esuberi con incentivi all’esodo e anche con forme innovative di supporto che prevedono processi di riqualificazione e di formazione del personale, dove l’azienda mette un bel pacchetto di soldi per ridurre drasticamente alla fine dei 12 mesi il numero di persone messe in mobilità ».

D-Tec, la sigla che contraddistingue la ricerca tecnologica continua di Dainese
D-Tec, la sigla che contraddistingue la ricerca tecnologica continua di Dainese


« Come azienda leader
continua l’AD Dainese Scanagatta abbiamo l’obbligo di fare continua ricerca e sviluppo e non smetteremo mai perché è nella nostra cultura. Quando però esce sul mercato un nostro nuovo prodotto, subito viene rifatto con costi inferiori e noi dobbiamo combattere contro questo scenario competitivo serrato, con l’esigenza di dare ai consumatori prodotti sempre meno costosi. Dainese investe in ricerca non meno di 3 milioni di Euro all’anno a cui si aggiungono altri 3 milioni (circa il 6% del fatturato) per la gestione dello sviluppo dei nuovi prodotti ».

D-Air, l'innovativo strumento per la protezione dei motociclisti, in produzione a fine anno
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Dunque innovazione e ricerca per uscire dalla crisi e per provare a ridare lavoro alle persone che oggi sono in cassa d’integrazione.
«D-Air è il nostro progetto principale
– prosegue Scanagatta – un “airbag” da utilizzare partendo dalle gare per arrivare al motociclista comune. Un prodotto da inserire all’interno di tute e giacche, per proteggersi dalle cadute. Dopo 8 anni di ricerca siamo entrati in questi mesi nel processo di industrializzazione e vogliamo approcciare il mercato a fine 2010, inizio 2011 ».

Franco Scanagatta ci tiene inoltre a sottolineare che « nessuno si è ricordato che nel 2007, con l’acquisto di Agv da un fondo di investimento belga, abbiamo riportato in Italia da Bruxelles il quartier generale e dalla Repubblica Ceca la produzione dell’azienda di caschi ».

Dal lato dei consumatori quindi è giusto che ognuno cerchi, soprattutto in questo momento, il maggior vantaggio in termini di qualità, sicurezza e prezzo, senza però escludere a priori dalla scelta i prodotti di un’azienda che investe e innova in Italia. Dainese in base ai risultati, ha chiaramente espresso l’intenzione di impiegare ancora molte delle persone che oggi sono in Cassa integrazione. Molvena dunque è e resta il "cuore" della Dainese, sempre più perno delle fasi legate alle ricerca e sviluppo dei prodotti del futuro.

(Foto in HomePage, Corriere della Sera - ©Bianchi/Massimo Pistore - Foto Lapresse)

  • Mansell01
    Mansell01, Assago (MI)

    E' ora di dire basta al mondo low cost e tutto esternalizzato!
  • Dueruote75
    Dueruote75, Faenza (RA)

    Senza polemica...

    ... poichè non si può fare diversamente. Il cuore sarà anche in Italia, ma gambe, braccia, fegato, reni e tutto il resto sono all'estero senza che questo abbia comportato negli anni una diminuzione dei prezzi dell'abbigliamento moto della case più famose.

    Questa è una mia opinione e come tale potrebbe essere erronea (in quanto puramente soggettiva), tuttavia mi ritrovo a pagare più di 10 anni orsono scarpe e guanti fatti in Cina (se non in Vietnam) con una qualità palesemente peggiore.

    La roba che compravo sul finire degli anni '90 ancora la porto nonostante ci sia addirittura caduto, mentre quella che compro oggi mi dura al massimo un paio d'anni pur essendo (non mi riferisco a Dainese nello specifico) peggiore e più o meno altrettanto costosa.

    Qualcosa non funziona a mio personalissimo e forse erroneo modo di vedere.
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