Dakar 2016. Alex Doringer: “Già da un anno lavoravamo sul futuro di KTM nei rally”
Il direttore d’orchestra del team che ha vinto le ultime 14 Dakar è Alex Doringer, 40 anni Matthighofen “Original”. Dal 2002 in KTM, Division Manager Off Road e dal 2009, dopo la scomparsa del leggendario Hans Trunkenpolz, a capo della struttura factory della casa di Mattighofen impegnata alla Dakar e nel campionato del mondo cross-country. Doringer è una figura che si vede poco, che elude le grandi platee. Non perché sia schivo, ma perché è costantemente concentrato sul suo lavoro e sulla “missione” di KTM: vincere. La squadra che dirige è il team con il maggior numero di vittorie, ottenute consecutivamente senza interruzioni e senza un solo passo falso. L’amministrazione di un patrimonio così importante richiede grandi doti manageriali, certo, ma non solo. È necessario saper organizzare e gestire le risorse attuali, ma soprattutto lavorare costantemente sulla trasformazione della squadra per mantenerla vincente. Ci vuole decisione, una accorta visione dell’evoluzione delle circostanze, e un perenne sguardo rivolto all’orizzonte alla ricerca del “passaggio” giusto per il futuro.
Vengono in mente tante domande. Il cambio di generazione di una squadra, per esempio. Anche se progressivo, è sempre difficile. Figuriamoci questa volta: il ritiro di Marc Coma lo fa apparire quasi come un evento improvviso, urgente, traumatico. È stato così, eravate in qualche modo preparati alla notizia bomba del ritiro di Marc? Avete avuto il tempo di preparare i nuovi piani prima che la notizia fosse di pubblico dominio?
«Il tempo che abbiamo avuto a disposizione per correre ai ripari è stato cortissimo, per tutti noi! Ma non parlerei di cambiamento generazionale “traumatico”, perché già avevamo raggiunto un accordo per far correre Toby Price con noi, e in effetti eravamo al lavoro già da un po’. Basta vedere gli inserimenti in squadra dell’ultimo periodo. Oltre a Price, Mathias Walkner e Sam Sunderland, e adesso parliamo anche di Antoine Meo e Pierre-Alexandre Renet, Pablo Quintanilla. Erano nelle nostre intenzioni già da almeno un anno.
Ecco, sono sicuro che avremo una Dakar 2016 davvero molto interessante. Nuove storie stanno per riempire le pagine della Dakar, e sono sicuro che saranno molte».
Il “vecchio” Team Ufficiale KTM per i rally, alla fine, era Coma-centrico. Quale sarà la filosofia, adesso che Marc si è ritirato?
«Se parliamo di filosofia, la nostra prima filosofia è basata sul lavoro e sul grande impegno. Lavoriamo da così tanto tempo così, e il nostro obiettivo resta quello di riuscire a dominare anche in futuro. Per questo è meglio mantenersi concentrati sulla via del lavoro. In KTM è un modo di lavorare basato su un vero e proprio, forte spirito di Team. Lo chiamiamo “Spirito di famiglia”, ed è questa la formula di spirito su cui continueremo a spingere. Certo, bisogna sempre evolvere, non solo tecnicamente sulle Moto, ma con lo stesso impegno in ogni circostanza della vita».
L’arrivo di Husqvarna nei Rally-Raid era largamente rumoreggiato. È casuale che la definizione della nuova squadra e l’annuncio ufficiale siano arrivati praticamente in contemporanea con la notizia di Coma? Quali son gli obiettivi del doppio team? Husqvarna avrà diverse risorse tecniche, umane, diversi obiettivi?
«Anche in questo caso, ci lavoravamo da tempo. La contemporaneità è casuale, anche se ci voleva una “contro-notizia” forte e ci è parso il momento opportuno! L’obiettivo della nuova iniziativa agonistica del secondo marchio in casa KTM AG, Husqvarna, è quello di creare una grande piattaforma di crescita per questo meraviglioso sport. In gara Husqvarna avrà le stesse possibilità di KTM e la stessa grande qualità, in tutti i dettagli, che possa garantire di ottenere i migliori risultati possibili. Un top Team».
È possibile dare un’idea schematica della struttura della nuova doppia Squadra?
«Sì, è possibile dicendo che al bivacco, durante la Dakar e le altre corse, entrambe le squadre saranno sotto la stessa tenda, ovvero nella stessa struttura opportunamente adattata. Certamente, con una struttura di questo tipo, alcune figure leader potranno essere coincidere per entrambe le squadre.”
Anche il tuo ruolo all’interno del progetto Dakar KTM-Husqvarna, quindi, sarà più importante?
«Non parlerei di importanza. Probabilmente avrò maggiori responsabilità, ma come sempre la cosa più importante sarà riuscire a creare il miglior team, e con questo dare alla nostra fabbrica il miglior ritorno possibile in termini di risultati e di immagine».
Cambiamo argomento. Naturalmente Marc Coma. Quale “era” secondo te, il suo più grande talento?
«Secondo me il migliore talento di Coma “era” la capacità di capire lo scenario della corsa già solo leggendo il road book. Ma Marc “era” un talento in ogni aspetto di questo sport. Un grande talento, per esempio, è anche riuscire a capire dove è il punto in cui sei più debole, e adattarsi, lavorare in quella direzione. Il pacchetto totale del pilota Marc Coma, comunque, è buono al 100%, e a questo bisogna aggiungere il suo grande carattere e un’eccezionale personalità. Sono sempre stato felice di avere Marc come Amico!».
Pensi che Marc possa avere lo stesso talento anche dall’altra parte della barricata?
«Sicuramente! Sono sicuro che Marc sarà molto importante nel suo nuovo ruolo, così come non ho alcun dubbio che riuscirà a fare il suo nuovo lavoro con lo stesso altissimo livello professionalità. Come ha sempre fatto, del resto».
Pensi che sarà una figura cruciale per il futuro della Dakar?
«Sono sicuro che darà a questo sport un grande impulso e il suo impatto positivo».
C’è qualcosa che ti piacerebbe aggiungere, anche di meno tecnico?
«Sì, vorrei. Non è mai un bel momento quando un campione, un vincente decide di fermarsi. Ma, nel caso del mio amico Marc, sono molto felice che abbia deciso da uomo prima ancora che da campione. Dopo così tanti buoni anni, finire la propria carriera all’apice, dopo aver vinto così tante corse e così tante magnifiche battaglie, senza essersi mai fatto seriamente male, ecco, vorrei dirgli grazie Marc! E vorrei dirgli anche: “Ben fatto, Amico!”».
foto Piero Batini