Dakar 2019 Rewind: Toby Price, “l’Animale”
Dakar 2019. Ha vinto Toby Price. Il Campione dell‘Edizione 2016. Alle sue spalle Mathias Walkner, vincitore nel 2018, e Sam Sunderland, Campione 2017.
Podio interamente KTM Red Bull Factory Racing. Solo quarto Pablo Quintanilla, che per i primi dieci chilometri dell’ultima Tappa ha illuso i fans, e più di tutti sé stesso, di potercela fare. Il presupposto era chiaro, bisognava battere Toby Price con un allungo poderoso, un attacco risolutore approfittando delle “non perfette” condizioni fisiche dell’avversario. Si poteva fare. Alla Dakar bisogna essere al 100%...
Ma non è stato così. Nonostante qualche esempio che pure confortava la teoria, sin dai primi giorni. Paulo Gonçalves, asportazione della milza un mese prima, aveva resistito pochi giorni. Inizialmente bene, poi alla prima Tappa davvero micidiale… forfait. Lo stesso si può dire di Franco Caimi. In sella troppo presto dopo la frattura di un femore. Pochi giorni di sofferenza e… addio.
Era l’inizio quasi scontato della Dakar, per definizione Rally ad eliminazione. Una caduta, un problema, un motore e, pian piano, se n’erano andati, non senza lasciare allibiti o profondamente dispiaciuti, Barreda, Brabec, con Gonçalves tre quarti della forza Honda, Adrien Van Beveren a due Tappe dalla fine, Stefan Svitko, Lorenzo Santolino, Armand Monleon, il nostro Jacopo Cerutti… e così via fono a 75 sopravvissuti dei 135 partenti. Un vera e propria ecatombe
Il caso a parte. Fiato sospeso per 10 giorni. Toby Price. Era partito con una frattura al polso destro ridotta dal Dottor Mir, il Chirurgo-Mago di Barcellona. Un mese prima del via. Conosciamo la storia di Price, della sua irriducibile scorza. Ma non sapevamo abbastanza. All’inizio nessuno aveva detto che si trattava di una frattura difficile. La guerra psicologica della Dakar. Solo alla fine della prima, e della seconda Tappa, era apparso evidente che Toby soffriva. Inutile chiederglielo. Si vedeva chiaramente, e l’australiano si indispettiva. Oltre alla sofferenza, la stessa, incessante domanda: “Ti fa male?” Toby ti guardava con quell’aria di sofferente sopportazione, cambiava discorso. Era lì per correre, non per cercare solidarietà.
E così è stato fino alla fine, fino alla vittoria nell’ultima Tappa, dimostrazione ultima di una fibra fuori dal comune, fino al successo strepitosamente inseguito e voluto a tutti i costi. A tutti… già. Non sapevamo.
Ecco quello che nessuna sapeva. A metà Corsa, durante la giornata di riposo, Price era stato sottoposto a una visita accurata. All’ispezione radiografica la riduzione della frattura dimostrava di “tenere”. Il lavoro del tutore fatto apposta era stato eccellente.
Il Rally riprende, ma la situazione peggiora. Il dolore si acuisce e diventa insopportabile. Al tutore, che limita il raggio di evoluzione del polso, viene affiancato un piccolo congegno artigianale, realizzato dal suo meccanico, che consente a Toby di usare il gas con la pressione del palmo della mano in luogo della rotazione del polso.
È un sistema rudimentale, utile solo nei trasferimenti. Quando si deve spingere tutto il carico di dolore e di disagio è sulle spalle del pilota. Anzi, sul suo polso destro.
Finisce il Rally. Toby si preoccupa delle condizioni di Quintanilla, caduto a dieci KM dal via dell’ultima Tappa, prima ancora di realizzare. Ha vinto. Ha vinto il dolore e il Rally. Un caso rarissimo.
Tempo di rientrare a Lima. Il trasferimento stradale, lungo, è festoso, il polso appoggiato sul rudimentale accorgimento neanche si sente più, è l’adrenalina della vittoria, di un successo mai così sofferto. Tempo di podio, e di farsi tagliare i cappelli per mantenere la promessa fatta a Laia Sanz. Di riposare.
Poi la radiografia. Doveva essere un controllo. Invece no. I raggi X rivelano che la frattura si è aperta nuovamente. Toby Price ha corso buona parte del “girone di ritorno” della Dakar con il polso nuovamente… anticamente fratturato. Più attenzione, più dolore, ma i chilometri scendevano, il successo si avvicinava, soprattutto ormai nessuno più chiedeva: “Ti fa male?”
Eccolo, il doppio successo di un Campione incredibile: vincere la Dakar con un polso fratturato!
Piero Batini – Mr. Franco
Invece ci si perde in scuse assurde quali stress,problemi familiari e di vita(che sono sempre gli stessi da secoli,anzi,oggi rispetto a un tempo,per lo piu',sono autentiche sciocchezze),pur di farne il meno possibile,e con leggerezza,che porta al nulla cosmico.
Andate a dirlo a gente come questo ragazzo.
Ha compiuto un impresa leggendaria,spero mai piu' imitata,per la sicurezza dei piloti stessi.
Sara' un professionista,ok,ma qui gente,giu' il cappello e tanto onore e rispetto.
Un impresa alla bayliss,quando si fece tagliare il dito per correre la gara successiva.
Anzi,peggio,perche' qui la situazione era piu' lunga,da sopportare,e peggiore,perche' pensare di affrontare una dakar,con un polso fratturato,col dolore che comporta,con le sollecitazioni che quel polso deve sopportare,e' roba che fa' rabbrividire al sol pensiero.
Eppure.....eppure c'e' gente che stringe i denti e vince.
Questi ,dal punto di vista professionale,sono esempi da prendere,altro che cavolate modaiole ecc ecc.
Questi australiani hanno veramente la pellaccia dura.....
Immenso onore e rispetto,applausi,sei un GRANDISSIMO!!!!!!
resterà negli annali, come Auriol('87) arrivato con le caviglie fratturate!
poi se guardi una partita di calcio vedi degli imbecilli milionari in mutande che frignano per una spallata!
per fortuna che noi amiamo questo sport fatto di eroi antichi su moto avveniristiche...
Grazie di esistere, Toby Price!