Dakar 2023. La Leggenda degli Italiani in Moto
Yanbu, 24 Dicembre. Il mega-bivacco, l’inedito Sea Camp che è una delle novità assolute della Dakar numero 45 è deserto. Solo gente al lavoro per sistemare gli ultimi tasselli del puzzle, affinare, verificare, concludere, per poi consegnare le chiavi della “città” agli organizzatori, a ASO, Amaury Sport Organization, che a sua volta la metterà a disposizione dei “cittadini” della Dakar Arabia Saudita 2023. Il Sea Camp si popolerà gli ultimi giorni dell’anno per dar vita alla solita, colorata, eccitata e anche un po’ caotica fase preliminare della corsa. Al bivacco e attorno al bivacco del Sea Camp, 400 chilometri a Nord di Jeddah e affacciato sul Mar Rosso, si svolgeranno gli ultimissimi test e tutte le operazioni della burocrazia preliminare che consegna i passaporti a Equipaggi e mezzi in gara. C’è sempre un po’ di apprensione, molta apprensione, in quei giorni. È un conto alla rovescia che diventa stillicidio di ansie, più o meno giustificate, e di impazienza.
Attorno al Sea Camp si svolgerà il prologo del 31, dopo la cerimonia del podio di partenza, e il 1° Gennaio 2023 la prima Tappa delle 14 del Rally. Per i più si tratta di vivere nel contesto del super bivacco 4-5 giorni che rappresentano comunque una fase cruciale della partecipazione. Per questo si dice che ASO abbia cercato di pensare proprio a tutto, compreso l’allestimento di tutti i servizi utili ai Concorrenti, e comprese alcune infrastrutture dedicate alla rottura della tensione, leggi intrattenimento e svago. Il Sea Camp, infine, fuga o dovrebbe fugare del tutto la preoccupazione di quell’ingerenza violenta che caratterizzò la mossa dell’edizione scorsa, quando la macchina di Philippe Boutron e il camion di assistenza di Camelia Liparotti, guidato da Walter Fortichiari, saltarono in aria per due esplosioni. Solo mesi più tardi si ebbe la conferma che si trattava di atti deliberatamente criminosi, per fortuna con conseguenze contenute. Matrice e rivendicazioni, siano esse “politiche” o semplicemente criminale, non sono mai chiarite o arrivate, ed è logico che si sia cercato di risolvere alla radice anche questo problema che non è nuovo nella storia della Dakar.
Comunque è Natale e si parlerà solo di cose belle. E tra le più belle di tutte queste ci sono gli italiani, gli Italiani Alla Dakar Arabia Saudita 2023. Siamo degnamente rappresentati in tutte le categorie, più o meno in evidenza come è il nel caso più frequente. Teoricamente una bella forza nella Gara delle Moto, un po’ meno in quella delle Auto (ma eccitati dalle potenziali sorprese, soprattutto nelle categorie degli SSV, potentemente (è il caso di dire) tra i Camion, ed “esageratamente” nella nuova, clamorosa corsa parallela della Dakar Classic. Il primo degli italiani da citare è, in ogni caso, Edo Mossi, l'ex "Dakariano", ex organizzatore del bel Merzouga Rally, che oggi è lo Sport Coordinator di ASO e della Dakar. Edo è l'uomo che meglio ci rappresenta nel mondo... francese della Maratona motoristica per definizione.
Le Moto Italiane. L’Italia conta le 4 vittorie di Edi Orioli e le due di Fabrizio Meoni. È storia, è leggenda, è pelle d’oca. Oggi non è così e stiamo ancor aspettando il nuovo ciclo degli italiani. Diciamo anche e subito che non abbiamo la “star” assoluta e cross-over che fu, lo scorso anno, Danilo Petrucci, sorprendente stella di prima grandezza alla sua prima partecipazione e travolgente “segnalibro” di ogni giorno della Dakar 2022. Danilo si è dimostrato ancora una volta personaggio e uomo eccezionale, di rara intelligenza e buon senso, di straripante passione. Ha vinto una tappa, ha fatto parlare di sé e della Dakar che sembrava di essere tornati ai tempi d’oro, e ci mancherà ad ogni Dakar a cui non parteciperà. Punto. Passiamo al presente.
Di super italiana c’è quest’ano la super partecipazione di Fantic, che debuttò lo scorso anno con la sola Moto di Franco Picco. Picco è naturalmente “confermato”, e la tabella porta numero con il #67 viene a ricordarci che il fuoriclasse vicentino corre la sua 28ma Dakar alla tenera età di 67 anni. Ma Fantic “si allarga”, e affida una XEF 450 Rally a Alex Salvini, #66, il Campione del Mondo di Enduro che sperimenta per la prima volta l’emozione del Deserto “vero” e della Dakar. È un’esperienza multiforme che non offre nessun indizio preliminare, è sempre stato così. Giorno dopo giorno sia Alex che noi scopriremo quanto valgono le azioni del Salvini Dakariano. Una terza Fantic è assegnata a Tiziano Internò, #73, efficace promotore e comunicatore della Dakar dei “Privatoni” cui orgogliosamente si sente di appartenere. Nella formazione Fantic manca il tecnico che ha sviluppato la Rally sin dagli albori del progetto, lo spagnolo Fernando Prades, e questo è un errore.
Gli altri Italiani. Con il numero di gara #46, Paolo Lucci. È un concittadino dell’indimenticabile Fabrizio Meoni, è alla seconda Dakar e corre con il Team BAS, di fatto il “satellite” più qualificato di KTM. Non deve dimostrare niente dal punto di vista della velocità, “solo” iniziare a far contare l’esperienza acquisita con la Dakar del debutto e un intero anno di preparazione molto accurata. #49, Cesare Zacchetti, 53 anni, KTM ma colori Lucky Explorer (che è un’operazione di immagine al momento un po’ fine a sé stessa e dalla misteriosa proiezione). Alla terza Dakar in Malle Motul (senza assistenza) Cesare ha una grande, invincibile dote: sa sdrammatizzare e, di conseguenza, essere superiore a gran parte delle difficoltà “morali” di una Dakar. Torna con una KTM, però assistito da Tecnosport e “coached” da Oscar Polli, Lorenzo Maria Fanottoli, numero #87, sfortunato debuttante nel 2023. Lorenzo Maestrami, KTM #107, è debuttante alla Dakar ma non nei Rally (ha già l’Africa Eco Race nel suo curriculum). Ottavio Missoni, Honda #117, è il figlio di Ottavio e il nipote di Ottavio, la famiglia di stilisti con una storia di grande passione motociclistica. Tommaso Montanari, Husqvarna #124, e Iader Giraldi, Husqvarna #125, sono i nuovi alfieri del Team Solarys, la Squadra di Castiglion Fiorentino che ha lanciato Paolo Lucci. Tutti figli o nipoti d’arte. Eufrasio Anghileri, Honda #130. È il figlio debuttante di Antonio Anghileri, generazione dei pionieri della Dakar.
Ma non era questo che volevo dirvi, e dire agli italiani in gara. Qui si trattava solo di un pretesto, 😊, per fare agli italiani della Dakar, ai lettori di Moto.it e a tutti indistintamente, i miei più forti auguri di Buon Natale!
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