DKR ‘18. Perù-Bolivia-Argentina. Quale moto?
Lima, 1 Gennaio. KTM ha vinto tutte le ultime sedici edizioni della Dakar. Ovvero è imbattuta dal giorno del primo successo, consegnato alla Marca austriaca nel gennaio del 2001 da Fabrizio Meoni al termine di una Gara da far accapponare la pelle. Indimenticabili, quella edizione del Rally e il nostro Pilota.
Oggi KTM si presenta con il detentore, Sam Sunderland, e una Squadra ormai collaudata che spinge in prima linea anche Matthias Walkner, Antoine Meo e Toby Price, vincitore dell’Edizione 2016, non perfettamente recuperato dai suoi acciacchi, ma indomabile. Di “sospetto”, KTM porta a Lima anche la sua nuova 450 Rally Factory, la moto che ha debuttato in Marocco. È una Moto completamente nuova, e porta in dote il pieno della tradizione “operativa” della Casa austriaca, basata su un’evoluzione accorta e costante e lunghe fasi di collaudo. La 450 Rally è più leggera, più affilata, più piccola insomma, con un nuovo motore che ne esalta le caratteristiche di agilità ma che promette di spingere ancor più lontano la Regina “moderna” della Dakar. Con una KTM semi-ufficiale anche alcuni tiratori franchi, come Gerard Farrés, terzo lo scorso anno, Stefan Svitko, Cervantes o Laia Sanz, solo per fare qualche nome, e l’”Armata Gemella” delle Husqvarna, capitanata dal Campione del Mondo Pablo Quintanilla.
Honda e Yamaha sono gli avversari “storici”, e anche, un po’, le alternative frustrate dell’ultima era della Dakar delle Moto. Honda, uno Squadrone, in parte e al vertice rivisitato dopo l’incerto, ma discusso, dello scorso anno. Joan Barreda, l’incerto (incidente) Paulo Gonçalves, Michael Metge, Kevin Benavides, Ricky Brabec. Anche la 450 Factory giapponese è stata oggetto di molte migliorie ed evolve costantemente, a volte un po’ troppo. Yamaha riparte da Adrien Van Beveren, Franco Caimi e Xavier de Soultrait, e una Moto che è forse la più “variabile” degli ultimi anni, spesso veloce, non sempre perfetta, ma potrebbe anche essere l’anno della “maturità”.
Nessuno sta a guardare, neanche i ruoli cosiddetti secondari, poiché c’è sempre una Dakar aperta alle sorprese del buon lavoro e della buona volontà, dell’inventiva. Quest’anno arriva Gas Gas, sorpresone con una Squadra completamente rifatta da zero, a partire dalla testa: quest’anno Gio’ Sala Manager, linea d’attacco incentrata sul ritorno di Johnny Aubert e la promozione di Jonathan Barragan, e una Moto che… aspettate un momento per la sorpresa. Ritornano più “adulte” anche Hero, dell’amico Volfgang Fischer, che introduce Oriol Mena, e Sherco, con il monumentale Joan Pedrero e Adrien Metge.
Italiani. Bella Squadra. Anzi uno Squadrone, che si bilancia ormai equamente sulle linee di forza di Alessandro Botturi e di Jacopo Cerutti, a buona ragione ritenuti i nostri rappresentanti più forti. In sella rispettivamente a una Yamaha che definiremmo semi-ufficiale Botturi, con una Husqvarna semi… italiana Cerutti. Poi, con una KTM Alessandro Ruoso, Alberto Bertoldi, Gabriele Minelli e Livio Metelli, con una Husqvarna Fausto Vignola e Maurizio Gerini. Non molti, ma tutti bravi, i nostri!
Come definire la Dakar 2018 delle Moto? Anche senza saper né leggere né scrivere, avvincente.