Rally-Raid. Marocco D1. L’operazione Hero e la scelta di Al Attiyah [GALLERY e VIDEO]
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Zagora, Marocco, 14 Ottobre. Oltre 700 chilometri di Deserto, oltre 300 trasferimento iniziale fino a Tata e oltre 300 di prova speciale tra sassi, sabbia, e autostrade di terra. Molto caldo e navigazione. Navigazione, sì. David Castera, proprietario e organizzatore del Rally del Marocco, ha deciso di tornare un poco alle origini e ha fatto lui stesso i road book. Si naviga lasciando molta più libertà all’interpretazione, le note sono meno puntigliose e fiscali. Tornano al vertice della strategia Piloti e Navigatori. Bisogna prenderci la mano, ma il primo giorno con una tappa e una Speciale vere ha dimostrato che si può fare, e che sul Rally-Raid torna un po’ di sale (sulle dinamiche della navigazione e nella zucca dei “marinai” del Deserto).
L’operazione diremmo perfetta è quella di Hero Motorsport. L’emanazione tedesca della Fabbrica indiana, che risponde alla direzione illuminata di Wolfgang Fischer, ha mandato in scena un bellissimo show di squadra. Sebastian Buhler ha “aperto” la pista per tutta la speciale navigando per tutti, Ross Branch ha capitalizzato il proprio ordine di partenza e il lavoro del compagno di Squadra ed è andato a vincere la prima Tappa, davanti a Pablo Quintanilla, Honda, e Matthias Walkner, KTM. L’eccentrico Pilota del Botswana passa al comando del Rally, Luciano Benavides, Husqvarna, quarto, regola Toby Price, KTM, quinto, nella corsa al Mondiale delle Moto. Sul fronte delle disgrazie del giorno il ritiro di Sam Sunderland, caduto prima del Rally e non in condizioni di proseguire se non rischiando e soffrendo molto, e la disdetta di Ricky Brabec, Honda, a lungo lanciato all’inseguimento di Branch. L’americano ha dovuto fare i conti con un piccolo, ma significativo problema di gioventù della sua nuova Honda, il guasto della batteria. Problema primordiale per Tosha Schareina, Honda, invece. Il vincitore del Prologo (e del recente Ruta 40) si è a lungo perso alla ricerca di un waypoint nella parte finale della Speciale (si diceva della navigazione, no?).
La scelta di Al Attiyah lascia un poco perplessi (si fa per dire). Si pensava, infatti, che il Principe del Qatar, quasi imprendibile nella corsa al mondiale Rally-Raid delle Auto, se la sarebbe presa straordinariamente comoda. Invece Nasser non si smentisce mai, i suoi buoni motivi per attaccare, classifica, divertimento, fatto personale, ce li mette sempre. E così è. Partito 38° per il problema di alternatore del Prologo, Al Attiyah ha risucchiato 200 chilometri di polvere e, uno ad uno, tutti gli avversari che lo precedevano. Poi, quando Al Rajhi già provava a esultare sul traguardo di Zagora, il Principe è arrivato e ha staccato il primo tempo. Niente da fare, il confronto è impari. Benissimo Loeb, terzo con la prima Hunter Prodrive, benissimo Carlos Sainz on la prima RS Q e-tron Audi. E io direi molto bene Joan “Nani” Roma, 12° al debutto africano con la Ford M-Sport.
L’azzurro diventa più intenso al Rally del Marocco. Ci sono sempre più buoni motivi per seguire gli italiani. Paolo Lucci è il nostro idolo Rally 2. Un po’ sfortunato nel Campionato, eccellente nella missione didattica di questo Marocco. Come nel giorno cruciale al Ruta 40, 200 chilometri nella polvere, ma questa volta nessun errore. Tocca a Dumontier eventualmente sbagliare, non a Lucci strafare. La lezione è servita, campioni si diventa anche così. Bene. “C'era tantissima polvere. Ho fatto sì duecento chilometri nella polvere, un po' troppo tempo, però gli ultimi cento chilometri la strada era più libera e ho spinto un po’ di più. Sono contento perché se qualche volta mi sono dovuto fermare perché non vedevo niente l’ho presa bene. Come correre buio, ma senza rischiare di cadere. E oggi era facile, credimi!”
Bene la neo-composta Squadra Fantic. Miroir, Montanari nei 30, più indietro la Daniels. Non è il risultato che conta, in questo caso, molto più importante è collaudare la struttura e dare ai Piloti i mezzi per imparare (la formazione italiana è una vera e propria scuola di Rally-Raid per i suoi rookie). Forse anche per questo il Maestro è giusto, l’insostituibile Franco Picco passato in un lampo da Pilota a ambasciatore e quindi a Team Manager e coach. Molto bene anche Gioele Meoni che ha dimostrato, nella prima vera tappa Rally-Raid della sua vita, di saper rispettare promesse e consegne: qui per imparare, per ottenere il pass per la Dakar, non per perdere tempo davanti al tabellone della classifica.
Bella roba anche dal fronte italiano delle Auto. Franco Gaspari, Polaris Razor Extreme Plus, ha fatto la differenza nella prima tappa veramente mai scontata del Rally. L’italiano ha vinto ed è al comando della generale T4. Niente da fare per gli “anziani” della T3, è Eryk Goczal, il più giovane vincitore di una Dakar della storia, ad aggiudicarsi la tappa della T4 SSV, per buona pace dei vari Quintero, Guthrie, Baciuska, alle spalle del polacco nella generale. Paolo Ceci dal ponte di comando della Toyota di Eugenio Amos: “Una giornata bella lunga e impegnativa, perché siamo arrivati al bivacco che erano le sei, quasi buio. Abbiamo mangiato, un po' di fisioterapia, solite cose, e adesso, come nuovi, ecco le news. Siamo molto contenti, oggi abbiamo fatto sedicesimi che per noi è veramente un ottimo risultato. Era una tappa non solo difficile ma anche un po’ pericolosa. Primi cento chilometri veramente brutti, brutti, brutti con pietre infinite, salti e colpi al cuore. Abbiamo anche forato due volte quindi sicuramente quello ci ha un po' penalizzato perché ci siamo dovuti fermare, chiaramente, a cambiare le gomme. Però siamo molto soddisfatti anche perché dobbiamo metterci alla prova e continuare così, con la testa.”
Si parte per il primo “Anello” di Zagora. Seconda tappa. Cento chilometri di trasferimenti, poco meno di 300 di prova speciale. Si parla di dune, ma anche di sassi, come al solito in Marocco. Per la prima volta entrano in gioco i “bonus apripista”, quei recuperi di tempo per chi apre la pista.
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