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Un monopattino elettrico responsabile dell'incendio sui Navigli a Milano

- I due fidanzati morti nell'incendio sui Navigli, la causa del rogo potrebbe essere un monopattino lasciato sotto carica
Un monopattino elettrico responsabile dell'incendio sui Navigli a Milano

Un vecchio monopattino elettrico sarebbe il colpevole della morte della coppia di ragazzi deceduti due giorni fa a Milano.
Luca e Rosita abitavano in una mansarda sul Naviglio Grande. Nella notte del 22 novembre sono rimasti vittime di un denso fumo che si è sprigionato lentamente e quasi senza fiamme. È apparso chiaro fin da subito che l’incendio si sia sviluppato a partire dall’ingresso del piccolo appartamento. Lì erano raggruppati diversi oggetti, e si suppone anche avanzi di vernici. Nello stesso punto è alloggiato anche il quadro elettrico, che da una prima analisi era stato messo sotto accusa. Ora, secondo i quotidiani nazionali, dopo indagini più approfondite si sarebbe capito che all’origine del rogo ci sarebbe invece un corto circuito (o altro problema in fase di ricarica) di un monopattino elettrico.

Non si conosce ancora la causa esatta del malfunzionamento, ma della pericolosità dei mezzi elettrici avevamo già parlato, concludendo che, quando realizzati secondo normative europee, il rischio di incendio o combustione è pari a qualsiasi altro elettrodomestico, e quindi bassissimo. Forse non si saprà mai se all’origine del rogo ci sia un prodotto di scarsa qualità oppure difettoso, ma episodi come questo però confermano l’importanza di quanto stabilito anche dal decreto che regolamenta la micro mobilità, e cioè che solo i veicoli elettrici con marchio CE e in buone condizioni sono da ritenere sicuri.

  • DettoFatto
    DettoFatto, Lodi (LO)

    Quando ho letto la notizia ho provato, come credo chiunque, una profonda tristezza ed amarezza, perché non oso immaginare come si possa sopportare un simile lutto, causato da un evento così triviale.
    Sono tuttavia certo che si capisca benissimo che per poter trarre delle conclusioni definitive occorrerebbe saperne di più; è pur vero che ognuno è libero di esprimere il proprio parere, come del resto vorrei poter fare anche io.
    Ma la prima considerazione che vorrei fare è proprio che non conosciamo tutti i fatti, dunque non sappiamo di quale marca o di quale modello di monopattino si trattasse (paccottiglia cinese o prodotto di buona qualità?), e non sappiamo come venisse utilizzato (la batteria era in buono stato o aveva subito urti? il trasformatore era quello giusto?).

    La seconda è che pur condividendo lo spirito degli interventi (sono anche io un fan del principio di precauzione), credo sia fuori luogo proporre o sottintendere la sostanziale inutilità della marcatura CE ai fini della sicurezza.
    La marcatura CE richiede comunque che venga svolto un processo molto articolato a monte, quale la realizzazione di un fascicolo tecnico, il quale ovviamente dovrà contenere tutte le informazioni pertinenti al prodotto che si desidera marcare, inclusi disegni, i progetti, i test effettuati, i manuali di installazione, l’analisi dei rischi ecc.
    L’amico Google può fornire molte informazioni.
    Che rilascia un prodotto non sicuro e causa morte o lesioni, poi ne risponde – anche penalmente, se del caso.
    Ciò che volevo dire è che non va preso alla leggera lo sforzo fatto dagli enti normativi di provare a garantire un sempre maggior livello di tutela dei consumatori.
    Marcato CE non significa “assolutamente sicuro”, ma certamente “ragionevolmente sicuro”.
    Se poi ci si trova ad aver a che fare con aziende “canaglia”, che appongono il marchio senza seguire l’iter, ebbene questo non è molto diverso dall’avere un chirurgo canaglia, un ingegnere canaglia, un avvocato canaglia… a un certo punto bisogna fidarsi, pur restando prudenti e guardinghi.

    Per quanto riguarda la ricarica delle batterie – ancora una volta vi invito a usare l‘amico Google, soffermandovi sui siti “seri” – non ho trovato indicazioni relative alla necessità di una ricarica supervisionata; si trovano tuttavia diverse indicazioni di sicurezza.
    Sperando di non essere frainteso o deriso da quanti hanno un modo più aggressivo di argomentare, mi permetto di suggerire che se preoccupa il fatto di lasciare apparecchiature a batteria in ricarica di notte, con pochi euro si possono installare anche in casa propria impianti wireless di rivelazione di fumi e/o di monossido di carbonio, con tanto di allarme riportato via GSM.
    Anche questi, tuttavia, funzionano con batterie tampone in caso di blackout…
  • Valentino.Masini
    Valentino.Masini, Cesena (FC)

    Già un bel Falò c'è stato ad inizio camminato della "Moto E" per quello che si capisce con modalità simili.
    Il fatto è che la gente comune non ha grande dimestichezza con l'elettricità: se per esempio si stesse per sviluppare un piccolo incendio si vede e si sente e si può intervenire in tempo con l'elettricità non si vede visivamente nulla fino a quando potrebbe essere troppo tardi. Prima di dare in mano alla gente comune apparecchiature che se usate impropriamente potrebbero essere causa di grandi danni, bisognerebbe "patentate" gli utenti.
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