Chiara Fontanesi, la neo-campionessa di Motocross si racconta
A distanza di 28 anni da quello 125 conquistato da Michele Rinaldi, Chiara Fontanesi ha regalato alla città di Parma un altro titolo iridato di motocross: quello della classe WMX, ovvero il campionato femminile in auge negli Stati Uniti da diversi anni e che grazie alla volontà di FIM e Youthstream ha cominciato a prendere sempre più piede anche in Europa.
Quello che “Kiara” ha riportato in occasione del Gran Premio del Regno Unito è stato un risultato scontato data la sua supremazia che l’ha portata a diventare la numero uno della stagione con una gara in anticipo. All’indomani della prova di Matterley Basin, la 18enne emiliana ha raccontato a Moto.it i retroscena del suo successo che ha avuto un notevole eco sui più importanti media nazionali in quanto la portacolori Yamaha è stata la prima italiana ad essersi imposta nel motocross a livello Mondiale.
Salita per la prima volta a soli due anni in moto per emulare il fratello Luca, la Fontanesi ha avuto una carriera in costante crescita facendo il salto di qualità con la vittoria di una manche del GP olandese di Lierop del 2009 quando capì che poteva essere competitiva anche per il titolo, infondendogli forza e determinazione per centrare tale obiettivo.
Seguendo unicamente il proprio intuito e talento, e supportata sia dagli inseparabili genitori e dalla
YRRD di Michele Rinaldi che gli ha messo a disposizione i kit di potenziamento della sua Yamaha YZ250F, Chiara si è messa a testa bassa centrando un successo dietro l’altro, andando sul podio addirittura per dodici gran premi consecutivi.
Dopo la seconda manche di Matterley le bastava un solo punto per assicurarsi matematicamente il titolo, ma alla quinta curva dopo essersi portata in testa superando la rivale Livia Lancelot è caduta ripartendo ultima e attardata. Un colpo di scena che ha tenuto tutti col fiato sospeso, ma non lei che dopo una delle sue eccezionali rimonte ha tagliato il traguardo al terzo posto accolta dallo spumante e dall’abbraccio dei suoi cari.
Prima di chiudere la stagione con la prova di tedesca di Teutschenthal ha nei suoi programmi la partecipazione ad una prova del National statunitense per sfidare le famose ed agguerrite colleghe americane, forte della fresca tabella rossa di campionessa che le da un’arma in più per far valere il proprio potenziale anche oltreoceano.
Chiara a ruota libera su uomini e donne nel cross
Finalmente hai conquistato il titolo.
«Sono molto contenta, ho lavorato tanto per riuscire a conquistare il titolo. Mi sentivo bene fisicamente, di testa e la moto era perfetta».
Eri più emozionata tu o i genitori?
«Direi più i parenti e gli amici, anche perché io sto cominciando ora a realizzare quello che ho fatto. Volevo vincere la gara, non ci sono riuscita e quando è finita ero arrabbiata».
Quando è iniziato il tuo percorso che ti ha portato a vincere il titolo?
«A fare le cose sul serio ho iniziato alla fine del 2009 dopo la vittoria di manche a Lierop, da lì ho iniziato a lavorare tanto».
Come hai fatto in soli due anni a fare questi progressi?
«Preparazione fisica e sulla moto sono essenziali ma più ancora il fatto che sono nell’età giovanissima e quindi si tende a migliorare, poi c’è che ad ogni GP accumulo esperienza e questo mi ha portato ad essere forte di testa, che è la cosa più importante».
Hai avuto un maestro o un pilota al quale ti sei ispirata in modo particolare?
«No, non ho mai avuto un maestro e non ho mai fatto corsi, quello che faccio mi viene così… non mi ha mai insegnato nessuno».
Sei più forte tu o qualche uomo?
«Beh di ragazzi ce ne sono tanti che stanno dietro. Dipende di che livello si parla. In generale il livello
femminile sta crescendo tanto e la differenza che c’era su un giro veloce tra i primi dell’MX2 e le prime tra le ragazze era molto più grande. Ogni anno la differenza sul giro però diminuisce sempre di più. Andare come un maschio è comunque difficile perché mantengono un’intensità che per noi è difficile».
Per te deve essere stata una doppia soddisfazione: titolo iridato e prima italiana ad averlo conquistato.
«Sono contentissima anche perché è stato bello vincerlo in Inghilterra dove c’era tanta gente che volevo fosse presente. Sono contenta davvero».
A metà dell’ultimo giro a cosa hai cominciato a pensare?
«Me ne passavano un milione per la testa, ho cercato di non pensare a nulla e mantenere la concentrazione fin sotto l a bandiera a scacchi».
E il primo pensiero una volta tagliato il traguardo?
«Ho detto: finalmente ce l’ho fatta! Vedere tutta la gente che ti aspetta, amici e parenti… una cosa bellissima!».
A chi dedichi questa vittoria?
«Alla mia famiglia, e un grazie speciale per Michele Rinaldi, perché se sono arrivata fin qui è anche grazie a lui. Poi ovviamente gli sponsor, alla mia amica Martina e al mio amico Miky».
Progetti per il futuro?
«Vado a correre l’ultima gara del National in America. E sono contenta di aver vinto in Inghilterra così vado là tranquilla. Non devo giocarmi il Mondiale all’ultima gara che sarebbe stata dopo il National, così invece vado là concentrata e posso correre meglio».
Pensi di poter battere le americane?
«Loro sono a casa e io ho corso là quando avevo 13 anni quindi no so quale sia il livello. Di sicuro vado là per fare bene».
E il prossimo anno invece bis del titolo!
«Bisogna!».
Quando vai in pista e ti alleni con tuo fratello chi è il più veloce dei due?
«Diciamo che prima c’era tanta differenza e adesso, anno dopo anno, la differenza diminuisce. Chi vada più forte non lo so, a volte io a volte lui, ma di sicuro anche correre con lui mi ha aiutata tantissimo».
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Reggio Emilia.
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