la storia vera di un medico nella zona rossa

"State tranquilli". Il racconto del medico endurista in prima linea. Guarito dal coronavirus

- Giuseppe è un endurista con una passione smisurata. Ma è soprattutto un medico ospedaliero, che ha fronteggiato il coronavirus tra i primi. E' stato contagiato e ce l’ha fatta: racconta la sua esperienza e ricorda a tutti che la psicosi da virus letale non aiuta nessuno
State tranquilli. Il racconto del medico endurista in prima linea. Guarito dal coronavirus

Giuseppe è un endurista con una passione smisurata. Ma è soprattutto un medico ospedaliero, che ha fronteggiato il coronavirus tra i primi. Il suo ospedale si trova a ridosso della zona rossa, interdetta da polizia ed esercito. E raggiunta di fatto da diverse persone infettate dal coronavirus. Non si è tirato indietro davanti a questa emergenza sanitaria. L'ha affrontata di petto e con abnegazione, con umanità e con lo stesso coraggio con cui affronta le mulattiere la domenica.
Ed è stato contagiato. Giuseppe ce l’ha fatta e ci racconta la sua esperienza. Ve la riportiamo di seguito. E' un messaggio positivo e incoraggiante, che farà bene a tutti noi. Il nostro motociclista lo dice chiaro e tondo, da medico e da paziente guarito: la psicosi da virus letale non aiuta nessuno.


Attenzione:
Omettiamo i nomi reali delle persone e i luoghi di svolgimento dei fatti per rispettare la privacy dei pazienti e dei medici coinvolti.

State tranquilli

"Premesso che sono un medico ospedaliero, la città in cui lavoro dista pochi chilometri dal paese focolaio d’Infezione.
Come molti sapranno, l’inizio della situazione apocalittica che si è venuta a creare da queste parti risale a mercoledì 19 febbraio, data in cui un giovane paziente veniva ricoverato in Medicina per polmonite, febbre alta e per l’aggravarsi della insufficienza respiratoria. Il paziente è risultato positivo al test (tampone nasale e faringeo) per CoronaVirus. Nei giorni successivi personale medico e sanitario ospedaliero ha accusato sintomi influenzali (faringite, rinite, tosse secca, febbre, lieve nausea), risultati alcuni di questi positivi sono subito scattate misure di contenimento ed isolamento e da lì sempre più severe anche per paesi limitrofi, poiché i casi di positività sono via via aumentati. 
E da qui parte la mia personale esperienza: il 22 febbraio sono sottoposto a tampone e l'esito è positivo. Vengo immediatamente ricoverato nel repato di Malattie Infettive. Ma sono l'unico nel mio gruppo di lavoro. Come ha fatto a contagiarmi il coronavirus?

Come ho preso il virus

Ma ora vorrei raccontare la mia personale storia clinica di questa infezione virale nella speranza che serva alla collettività di tutto il nostro bel paese per evitare la cosiddetta “psicosi da virus letale “.
Partiamo dai miei potenziali contatti: in data 15 febbraio mi ero recato con amici al carnevale di uno dei paesi che poi sarà colpito maggiormente dalla diffusione del virus. Qui assistevo in piazza alla sfilata dei carri conversando con un caro amico residente, entravo in un affollato bar per un caffè e dopo qualche ora rientravo nella mia città.
In data 20 e 21 febbraio ho avuto sintomi da raffreddore con rinite, ma non febbre e nemmeno tosse, sono andato regolarmente a lavoro visitando, parlando e incontrando gente; ovviamente ho condotto la mia normale vita sociale, stimo di aver incontrato decine di persone.
Bene, avviandomi alla conclusione di questo racconto vi dico che tutti i colleghi, e gli amici (compresa la mia famiglia) venuti a contatto con me non hanno a distanza di 5 giorni sviluppato sintomi, molti hanno già avuto esito del tampone negativo, altri in attesa ma molto probabilmente negativi (clinicamente stabili). Io sto benissimo, non ho nemmeno più raffreddore e nessun altro sintomo, sarò dimesso e continuerò la cosiddetta quarantena (14 giorni) a casa da solo. Le conclusioni che traggo e tutti voi potete trarre sono :
1) La malattia si comporta esattamente come la banale influenza e nella stragrande maggioranza dei casi è paucisintomatica, si risolve in 3-4 giorni senza esiti.
2) il contagio non è così semplice per fortuna ( pensate solo al fatto che io ho starnutito più volte nello studio in cui lavoro a stretto contatto con colleghi) e si verifica più che altro nei confronti di pazienti anziani o pluripatologici, e la gravità dei sintomi è correlata a questa tipologia di soggetti.
3) Non tutti coloro che hanno sintomatologia influenzale banale devono fare il tampone, poiché è inutile sapere di essere positivi, se non si verifica dispnea, certamente però è utile indossare una mascherina di quelle semplici se si è a contatto con persone anziane o fragili.
4) l’imperativo categorico dev’essere tutelare gli anziani e seguire il vademecum diffuso dal Ministero della Salute sulle norme igieniche e comportamentali.
5) probabilmente il mio contagio è avvenuto in quel bar super affollato con probabili molti ignari positivi, tra l’altro io stavo prendendo terapia antibiotica per un problema al dente del giudizio, quindi forse le mie difese immunitarie erano un po’ ridotte.

Trovo assolutamente spropositato il comportamento di molti media e leoni da tastiera che in questi giorni stanno alimentando il panico nella popolazione, mi auguro che i politici ascoltino testimonianze dirette di pazienti e personale sanitario che come me sono nel pieno del problema, senza strumentalizzare la situazione.
Un caro saluto a voi. E state tutti tranquilli".
Giuseppe, medico ospedaliero

  • Gabor66
    Gabor66, Alessandria (AL)

    Qui non si tratta di fare nessuna isteria, ma sono i numeri che purtroppo parlano da soli. Gli esperti, non io, dicono che il 10% dei casi può richiedere un trattamento in terapia intensiva (link. https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/20_febbraio_28/coronavirus-tecnici-regione-lombardia-ecco-perche-servono-misure-restrittive-4fd2ed36-5a32-11ea-afa8-e7dfdde6e2a2.shtml ).

    Se si ammalano, in Italia, per esempio più o meno un milione di persone contemporaneamente (il virus nuovo ha vita facile, non trovando nessuno con resistenze anticorpali specifiche), dove si vanno a prendere 100.000 posti letto di terapia intensiva?

    Questa è la primaria preoccupazione dei virologi, non tanto la cura del singolo caso.....
  • PLINIOSETTE50
    PLINIOSETTE50, Castel San Giovanni (PC)

    Vi dico cosa penso sia accaduto, ovviamente non ho la pretesa di sapere la verità, però faccio alcuni collegamenti ragionando da veterinario, anche noi abbiamo a che fare con patologie virali.
    Il paziente 1 è stato un giovane di 38 anni con sintomi gravi di polmonite.
    Bravo il medico che è giunto a diagnosi, però nel momento in cui si è dimostrato che il paziente zero non poteva essere il vero paziente zero ( tampone negativo e ricerca anticorpi per coronavirus negativa) è apparso chiaro che il paziente 1 poteva non essere lui.
    Ricordo bene che a gennaio il giornale quotidiano di Piacenza titolava che a causa dello smog a Piacenza c'era un'impennata dei casi di polmonite.
    Io credo che il virus girasse da queste parti già da allora, che alcune di queste polmoniti fossero da coronavirus ma siccome non si era diffusa la notizia della contagiosità del virus e non si sapeva ancora che potesse essere poco sintomatico, nei medici non è sorto il sospetto, soprattutto se le polmonite riguardavano persone anziane che non avevano avuto in nessun modo rapporti con la Cina o con abitanti della Cina.
    Morale della favola: quando richiameranno tutti i pazienti che hanno sofferto di polmonite e faranno titolazione degli anticorpi ( magari lo stanno già facendo) secondo me confermeranno che il virus era già qui da un po'.
    Purtroppo le cose non vanno sempre come uno si aspetta...In Francia e Germania si stanno preparando a vivere la nostra stessa situazione, i loro medici non sono di sicuro più bravi dei nostri...hanno solo avuto più tempo per prepararsi, credo sappiano anche loro che il virus è già in tutta Europa, solo non lo hanno cercato abbastanza.
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